Il pacchetto agroalimentare inserito nel decreto legge sulle liberalizzazioni supera l'esame della Commissioni Industria del Senato e approda in aula senza perdere pezzi.

Le novità però non mancano e riguardano proprio le due misure portanti della "manovra agricola": l'obbligo di contratti scritti nelle transazioni commerciali dei prodotti agricoli e agroalimentari; l'immissione sul mercato dei terreni demaniali. Più marginali i ritocchi sugli impianti fotovoltaici. Vediamo in sintesi cos'è cambiato.

 

Slitta l'obbligo dei contratti scritti - La reazione delle lobby della grande distribuzione e del commercio è riuscita a portare a casa, almeno per ora, solo uno slittamento dell'entrata in vigore del provvedimento, che diventerà operativo sette mesi dopo la conversione in legge del decreto semplificazioni, vale a dire il prossimo autunno tra ottobre e novembre.
Ma anche sui tempi dei pagamenti qualcosa è cambiato, e non certo a favore degli agricoltori.

Formalmente le scadenze dei 30 giorni per i prodotti deperibili e 60 giorni per gli altri prodotti agroalimentari sono confermate, ma il conteggio non parte più dal giorno della consegna dei prodotti, bensì dall'ultimo giorno del mese del ricevimento della fattura.

Su quest'ultimo punto, si può trattare di una manciata di giorni, ma forzando il calcolo sui casi limite (fattura al primo del mese) il discorso è molto diverso: si può di fatto arrivare anche al raddoppio dei tempi di pagamento per i prodotti deperibili, e il 50% in più per gli altri.

Per quanto riguarda invece lo slittamento dei sette mesi, la lettura potrebbe essere addirittura positiva, come in qualche modo ha lasciato intenbdere lo stesso ministro delle Politiche agricole, Mario Catania. "Dalla presentazione del decreto - ha commentato - c'e' stata una levata di scudi fortissima da parte della Grande distribuzione, che ha attivato tutte le leve lobbiste di cui dispone, e a un certo punto ho avuto una seria preoccupazione sul destino di questa norma".

Scampato questo rischio, il ministro ha affermato di "condividere" la scelta di rinviare di sette mesi l'entrata in vigore del provvedimento "percheé consente un passaggio ordinato".
Catania si è detto "ragionevolmente fiducioso" anche per quanto riguarda il percorso in aula del decreto "perché credo che se ci dovevano essere valutazioni diverse sarebbero già emerse in Commissione".
Solo qualche mugugno dal mondo agricolo sul rinvio dell'applicazione: tutti si augurano che alla fine questa rivoluzione copernicana dei rapporti commerciali, soprattutto con la Grande distribuzione, riesca a tagliare il traguardo finale senza essere annacquato.

C'è stato anche qualcuno che ha preferito affidarsi a qualche gesto scaramantico, ma bisogna capire: la partita finanziaria in ballo con l'applicazione di queste norme è stimata in tre miliardi di euro e finora il pendolo ha oscillato decisamente verso le grandi catene dei supermercati.
La guardia resta comunque alta, anche perché questo 'semestre bianco' sarà utilizzato per mettere a punto una serie di decreti attuativi, la cui stesura sarà affidata a una commissione ad hoc che sarà formata da tecnici del ministero delle Politiche agricole (la 'casa istituzionale' di riferimento del mondo agricolo) e i colleghi del ministero dello Sviluppo economico (riferimento dell'industria e del commercio).
E, nella migliore tradizione legislativa e normativa italiana, sappiamo bene quando - a volte - la vera partita si gioca soprattutto sulle regole applicative.

 

Terreni pubblici anche in affitto - La grande operazione fondiaria resta in piedi, ma cambia decisamente volto. La dismissione dei terreni del Demanio, delle Regioni e degli enti locali non avverrà più soltanto attraverso la vendita all'asta, ma l'emendamento approvato in Commissione Industria al Senato prevede anche la coincessione in affitto.
Per la vendita restano le condizioni e i vincoli già previsti dalla prima stesura. Per l'affitto, sono previste anche benefici fiscali a patto che l'affito abbia una durata di almeno cinque anni. La priorità va ai giovani fino 40 anni, purché siano coltivatori diretti o Iap (anche in forma società, a patto che la maggioranza del capitale faccia capo ai soci con queste qualifiche professionali).

 

Fotovoltaico - Il provvedimento conferma che non potranno accedere al sistema degli incentivi statali per gli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra. Sono fatte comunque salve le autorizzazioni in corso, a patto però - si precisa nel testo che va ora in aula - che l'impianto entri in attività entro 180 giorni dalla conversione in legge del decreto.
Si precisa inoltre l'Aeeg assicura la priorità di connessione alla rete elettrica per un solo impianto non superiore ai 200 Kw per ciascuna azienda agricola. Saranno innalzati invece gli incentivi destinati gli impianti fotovoltaici costruiti sulle serre, equiparati a quelli realizzati sui tetti defli edifici.