Emilia-Romagna
Plv in crescita, ma i conti sono in rosso

Per il secondo anno consecutivo l'agricoltura dell'Emilia-Romagna non riesce a trasformare la sua capacità produttiva in reddito per le aziende. La produzione lorda vendibile (Plv) delle campagne dell'Emilia-Romagna è cresciuta di circa il 3% passando dai 4.205 milioni di euro del 2010 ai 4.332 del 2011, ma si tratta di una crescita che non è stata seguita dal reddito delle aziende, che hanno dovuto far fronte a una diminuzione generalizzata dei prezzi all'origine dei prodotti e a forti aumenti dei costi di produzione.

A trainare la crescita della Plv, secondo i dati Coldiretti, sono stati i cereali che, nonostante la siccità, hanno fatto registrare una produzione in aumento per quantità e qualità. Buoni i prezzi, anche se non ai livelli che ci si attenderebbe per un paese deficitario come il nostro. 

In crescita il settore del vino, dove l'annata siccitosa ha favorito un'ottima produzione, che dovrebbe assicurare un altro successo dei vini nazionali che hanno superato ormai la Francia nelle esportazioni. La zootecnia, che rappresenta quasi il 50% della Plv regionale, è l'altro settore trainante che ha contribuito alla crescita, grazie soprattutto a una ripresa del settore lattiero caseario, con un aumento dei prezzi del Parmigiano, anche se per questo prodotto si fa strada qualche preoccupazione per il futuro a causa dei nuovi aumenti produttivi.

Benché la Plv sia in calo, qualche soddisfazione è arrivata per i produttori nel settore delle colture industriali, con risultati a macchia di leopardo sul territorio regionale. I prezzi elevati dello zucchero a livello mondiale hanno trainato la barbabietola da zucchero, con la Plv in diminuzione a causa delle minori semine (dai 26 mila ettari del 2010 ai 20 mila di quest'anno). Buoni anche i risultati del pomodoro con una produzione in leggero calo, ma prezzi soddisfacenti.

"Il vero tallone di Achille dell'agricoltura regionale – rileva Coldiretti regionaleè stato quest'anno quello che un tempo ne era il settore di punta: l'ortofrutta. Ad aumenti di produzione generalizzati per pesche, nettarine, mele, pere, per citare solo alcune delle produzioni maggiori, ha fatto riscontro un crollo dei prezzi al di sotto dei costi di produzione. In molti casi il prezzo spuntato sul mercato ha a malapena ripagato i costi di raccolta, senza riuscire a coprire tutti gli altri costi di produzione".

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Fonte: Coldiretti Emilia-Romagna


Toscana
In 10 anni sparite il 38% per cento di aziende agricole 

In dieci anni la Toscana ha perso il 38% per cento delle aziende agricole e 100mila ettari di superficie coltivata, pari al 12% del totale, ovvero sei volte più della media nazionale (2%) e superiore a quello dell'Italia centrale (9%). "Dati devastanti": così la Cia Toscana commenta i dati del 6° Censimento generale dell'agricoltura 2010 reso pubblico dalla Regione Toscana.

"I primi dati del censimento – sottolinea Giordano Pascucci, presidente di Cia Toscana - confermano il nostro allarme sul futuro dell'agricoltura. In sintesi emerge che l'agricoltura delle aree svantaggiate e montane sta chiudendo, che crollano gli allevamenti ovini e che calano drammaticamente i bovini. Se si vuol salvare l'agricoltura occorrono politiche e risorse adeguate, a partire dalla nuova Politica agricola comune che va profondamente modificata".

"Scorporando i dati – evidenzia la Cia Toscana - vediamo che ci sono intere province, soprattutto con forte presenza di zone montane e svantaggiate, nelle quali l'attività agricola si è dimezzata negli ultimi dieci anni. Il crollo della superficie coltivata riguarda soprattutto i seminativi e le aree a pascolo e prato permanente. La zootecnia, come denunciamo da molto tempo, è al collasso, soprattutto per quanto riguarda gli allevamenti ovini".

Oltre al dato sulla superficie agricola utilizzabile (Sau) che passa dai 855.805 ettari (2000) ai 755.295 ettari (2010), pari appunto al -12%; è rilevante il calo delle aziende agricole che dalle 122.409 aziende di dieci anni fa ne conta oggi soltanto 75.459 (-38%).

Rispetto ai dati generali, la Toscana agricola appare sostanzialmente divisa in due: una parte il cui crollo, in termini di numero di aziende, va ben oltre la media regionale (le province di Massa, Prato, Lucca e Pisa) ed un'altra che si avvicina di più alla media nazionale. Nelle prime, al maggior calo di aziende corrisponde una maggiore diminuzione di superficie, con l'eccezione di Pisa la cui Sau cala dell'11% a fronte di un calo di aziende che supera il 50%.

Per quanto riguarda le coltivazioni la principale perdita di Sau si registra nei seminativi (-10,1%) e nei terreni a prato permanente e pascolo (-28,5%). Evidente inoltre il crollo della zootecnia: per i bovini le aziende sono passate da 4.964 a 3.486 (-29,8%) oltre al -10,1% per capi; mentre per gli ovini erano 4.628 le aziende nel 2000 e sono 2.452 nel 2010 (-47%) son un -24,9% per numero di capi. L'unico dato positivo è la Sau aziendale media che cresce del 43% passando dai 6,99 ettari per azienda del 2000 ai 10,01 ha. del 2010. 

Fonte: Agenzia Impress

 

Piemonte
Campagna cerealicola, il bilancio di Coldiretti Alessandria

La campagna cerealicola 2010/2011 ha avuto un decorso climatico critico nella prima parte dell'anno: le abbondanti e continue piogge che hanno caratterizzato l'inverno scorso fino a marzo hanno condizionato sia le semine, riducendo la superficie seminata, sia le coltivazioni in atto, con evidenti e prolungati ristagni che hanno causato estese aree di asfissia radicale sui cereali a paglia.

Le abbondanti piogge sono state di maggior utilità per il mais, che ha avuto modo di beneficiare di una maggior riserva idrica, ma hanno causato in molti areali un ritardo nella prima fertilizzazione azotata del frumento, che non ha così potuto compensare con un maggior accestimento la densità colturale danneggiata dagli allagamenti, e le fertilizzazioni successive non sono spesso riuscite a compensare la situazione.

A peggiorare la situazione è stato l'innalzamento delle temperature e l'assenza di piogge nel periodo di metà aprile – metà giugno, che ha determinato fenomeni di stretta diffusi, anche perché gli apparati radicali non si sono approfonditi nell'inverno e le piante non hanno potuto raggiungere l'acqua disponibile più in profondità.

Il risultato è stato che in tutti i terreni più compatti la produzione è stata mediocre o addirittura scarsa in termini di quantità, mentre è andata meglio nei terreni più sciolti, con differenze legate proprio alla stretta.

Il mais ha avuto un avvio brillante in quanto, al di là di alcune difficoltà legate alla preparazione del terreno, ha avuto un decorso stagionale favorevole, con umidità nel terreno e temperature non eccessive.

I problemi sono sorti dalla metà di agosto in poi, quando il rialzo delle temperature ha fatto morire precocemente le piante dei terreni non irrigati, ed ha costretto ad irrigazioni supplementari per compensare la situazione.

Le produzioni tuttavia sono state discrete per i terreni asciutti e buone per quelli irrigui, facendo ritenere questa una buona annata dal punto di vista produttivo.

E' stato un anno in cui le malattie fungine non hanno dato grossi problemi, sia per la siccità che ha interessato le principali colture (frumento e mais) nella fase finale del ciclo, sia, nel caso del frumento, per la ridotta fittezza che ha protetto le colture.

Dal punto di vista economico i prezzi, rilevati alla Camera di Commercio di Alessandria sono stati complessivamente più elevati dello scorso anno: i prezzi di frumento di forza, frumento panificabile e mais sono stati sempre superiori alla media dello scorso anno, tranne che per il mais nelle ultime settimane, con punte anche interessanti che hanno sfiorato i 30 €/q per i grani di forza ed i 28 €/q per i panificabili.

Anche il mais ha vissuto il suo momento di gloria appena prima dell'inizio della campagna di raccolta, in cui i prezzi sono schizzati finanche a superare i 27 €/q, in un momento tuttavia in cui di prodotto da vendere non ce n'era in giro.

"Complessivamente quindi - commenta la Coldiretti proviniciale - volendo definire quest'annata, si può dire, come certi professori, sufficiente, ma può fare di più: i prezzi più elevati che in passato hanno in parte compensato le minori produzioni di cereali a paglia, mentre per il mais è andata complessivamente bene, anche se in alcuni casi i costi per l'irrigazione sono stati maggiori del previsto".

Fonte: Coldiretti Alessandria

 

Puglia
'Calamità del 2003, necessario sbloccare i fondi'

Con un comunicato, Confagricoltura Taranto invita la Provincia a sbloccare i fondi destinati a risarcire le aziende agricole colpite dalla calamità del 2003.

"L'intoppo burocratico-normativo che impediva la liquidazione dei risarcimenti agli aventi diritto - spiega la federazione - è stato sciolto da una recente determinazione del dirigente del Servizio Bilancio e ragioneria della Regione". Ad aver diritto ai fondi saranno circa tremila aziende, danneggiate da gelate e siccità.

"Il tempo a disposizione - conclude il comunicato - è ampiamente scaduto e, se dalla Provincia non dovessero arrivare quei fondi, allora finirà anche la pazienza di migliaia di aziende".

Fonte: Agrapress

 

Toscana
L'olio Seggiano ora è Dop

"Il riconoscimento europeo dell'olio Seggiano premia l'altissima qualità delle nostre produzioni, frutto del legame col territorio e delle sapienti tradizioni produttive del nostro Paese. Salgono così a 234 le denominazioni italiane riconosciute".

Così il ministro delle Politiche agricole Mario Catania ha commentato la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea del Regolamento n.1297/2011 del 9 dicembre 2011 della Commissione, che sancisce l'iscrizione della Dop Seggiano nel Registro delle denominazioni d'origine protette e delle indicazioni geografiche protette.

Fonte: Mipaaf - Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali

 

Umbria
Coldiretti: 'Troppi costi e rincari per le imprese agricole'

"I bassi prezzi all’origine pagati agli agricoltori, uniti all’inarrestabile crescita dei costi di produzione, a cominciare dai rincari dei carburanti e dei fertilizzanti, stanno accentuando in questa particolare congiuntura economica, le difficoltà delle imprese agricole".

E' quanto afferma la Coldiretti Umbria, dopo che anche le contrattazioni di martedì scorso, presso la Borsa Merci di Perugia, hanno registrato un ulteriore ribasso delle quotazioni del grano tenero e duro, tra le colture più diffuse in Regione.

Coldiretti, il cui rappresentante nell’ultima seduta ha votato contro i ribassi, auspica una necessaria e profonda riflessione all’interno dell’intero comparto, che vada nella direzione di una maggiore aggregazione delle produzioni

"Le quotazioni attuali - spiega Coldiretti - penalizzano le imprese anche in rapporto al mercato nazionale e soprattutto rispetto all’aumento insostenibile dei costi di gestione aziendali".

Fonte: Coldiretti Umbria

 

Veneto
Viticoltura, pronto il quarto bando per interventi di miglioramento

La giunta regionale, su iniziativa dell'assessore all'agricoltura Franco Manzato, ha approvato il quarto bando, relativo all'annualità di operatività 2011/2012, per l'erogazione di finanziamenti finalizzati a ristrutturare e riconvertire i vigneti, in funzione del complessivo miglioramento del sistema vitivinicolo veneto.

"Per questo tipo di iniziative – ha sottolineato Manzato – abbiamo messo a disposizione per nuove domande circa 7 milioni e 750 mila euro dei quasi 10,9 milioni complessivamente assegnati al Veneto. Dobbiamo infatti assicurare la copertura di tutte le richieste ammesse ai benefici nell'annualità 20010/2011, attualmente giacenti presso Avepa e per le quali sono già state presentate le relative fidejussioni".

"Le domande per poter usufruire degli aiuti previsti dal nuovo Bando – ha sottolineato – andranno presentate dopo la pubblicazione del provvedimento nel Bollettino Ufficiale della Regione ed entro il 15 febbraio del 2012".

Il Bando applica una disposizione contenuta nella Organizzazione Comune di Mercato del vino del 2007, che appunto mette a disposizione risorse per azioni di ristrutturazione e riconversione viticola.

"I risultati ottenuti dal Veneto con i precedenti piani sono stati estremamente interessanti – ha sottolineato Manzato – perché è stato possibile avviare una concreta e mirata ristrutturazione del patrimonio viticolo regionale, che ha consentito di adeguare l'offerta delle produzioni enologiche ai mutamenti dei gusti dei consumatori e di impostare dei modelli viticoli (sesti d'impianto e forme di allevamento) funzionali ad un maggiore livello di meccanizzazione delle operazioni di campagna e ad un miglioramento qualitativo delle produzioni. Nella scorsa campagna sono pervenute istanze per un importo totale di oltre 12,5 milioni di euro, rispetto alle quali è stato possibile erogare finora un importo superiore ai 10 milioni di euro solo grazie alla rimodulazioni delle risorse assegnate a livello nazionale. Ora provvederemo anche per le domande giacenti. Questo peraltro dimostra una volta di più l'efficacia di queste azioni e la capacità di spesa del Veneto".

Con il nuovo bando, sono stati rimodulati alcuni adempimenti riguardanti i titoli d'impianto, indicando procedure che possono costituire un aggravio per le strutture tecniche provinciali interessate nell'attività istruttoria, ma che tengono conto in primo luogo delle esigenze di programmazione dei viticoltori.

Fonte: Regione Veneto

 

Lazio
Confeuro: Lazio sempre più bio

"Nonostante la crisi abbia colpito duramente il sistema agricolo nazionale e locale - dichiara il responsabile delle Politiche per lo sviluppo Confeuro, Francesco Giordani - il biologico continua a crescere, a dimostrazione che i cittadini non intendono, fino a che è economicamente possibile, rinunciare alla qualità delle produzioni agroalimentari".

Nel Lazio, come è emerso dal rapporto 'Bio in cifre 2010' elaborato sui dati forniti dal ministero delle Politiche agricole, sono circa 3 mila le aziende che operano nel bio e che vantano ormai complessivamente un fatturato di 200 milioni di euro. A crescere nell'ultimo anno sono stati anche i terreni destinati a questi tipi di coltivazioni, aumentati del 6,3%.

"Questi dati - conclude Giordani - dimostrano che i cittadini e gli operatori agricoli sono distanti dall'immobilismo della politica e hanno già scelto su cosa investire nel prossimo futuro: nella sicurezza alimentare".

Fonte: Confeuro