All'inizio del 2010 l'Istat ha registrato 4 milioni e 235mila residenti stranieri in Italia, ma, secondo la stima del Dossier statistico 2010 Caritas Migrantes sull'immigrazione presentato ieri, includendo tutte le persone regolarmente soggiornanti seppure non ancora iscritte in anagrafe, si arriva a 4 milioni e 919mila (1 immigrato ogni 12 residenti). 

L'aumento dei residenti è stato di circa 3 milioni di unità nel corso dell'ultimo decennio, durante il quale la presenza straniera è pressoché triplicata, e di quasi un milione nell'ultimo biennio. L'incidenza media sulla popolazione residente è del 7%, ma in Emilia Romagna, Lombardia e Umbria si va oltre il 10% e in alcune province anche oltre il 12% (Brescia, Mantova, Piacenza, Reggio Emilia). 

Per quanto riguarda gli aspetti economici dell'immigrazione, gli immigrati assicurano allo sviluppo dell'economia italiana un contributo notevole. 

Infatti il dossier, nelle indagini condotte sui benefici e sui costi dell'immigrazione, ha evidenziato che gli immigrati versano alle casse pubbliche più di quanto prendano come fruitori di prestazioni e servizi sociali. 

Si tratta di quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e fiscali l'anno che hanno contribuito al risanamento del bilancio dell'Inps, trattandosi di lavoratori giovani e, perciò, ancora lontani dall'età pensionabile. Essi, inoltre, dichiarano al fisco oltre 33 miliardi l'anno. 

A livello occupazionale gli immigrati non solo incidono per circa il 10% sul totale dei lavoratori dipendenti, ma sono sempre più attivi anche nel lavoro autonomo e imprenditoriale, dove riescono a creare nuove realtà aziendali anche in questa fase di crisi. 

Sono circa 400mila gli stranieri tra titolari di impresa, amministratori e soci di aziende, ai quali vanno aggiunti i rispettivi dipendenti. 

A Milano i pizzaioli egiziani sono più di quelli napoletani, così come sono numerosi gli imprenditori tessili cinesi a Carpi e Prato. 

Venendo essi a mancare, o a cessare di crescere, nei settori produttivi considerati non appetibili dagli italiani in agricoltura, in edilizia, nell'industria, nel settore familiare e in tanti altri servizi, il Paese - sottolinea il rapporto - sarebbe impossibilitato ad affrontare il futuro.

Tutto ciò ci è stato ricordato il primo marzo 2010 dal primo 'sciopero degli stranieri'. Tuttavia, rileva il Dossier, l'Italia è anche uno snodo e meta forzata per donne, uomini e minori, vittime della tratta a fini di sfruttamento sessuale e, sempre più spesso, lavorativo (soprattutto in agricoltura), che si cerca di contrastare anche con la concessione del permesso di soggiorno per protezione sociale (810 permessi) e con l'intervento del fondo europeo per i rimpatri.