La crisi morde con violenza tutti i settori dell’agricoltura, dalla frutta ai cereali, dalle uve al latte. Eppure ci sono 800 milioni di euro destinati ai Piani di sviluppo rurale che aspettano ancora di essere spesi. E’ una delle denunce emerse dal “Summit” organizzato in Sardegna da Confagricoltura e che per tre giorni, dal 23 al 25 settembre, ha tenuto accesi i riflettori sulle emergenze dei campi. Emergenze che stanno creando un reale rischio di abbandono delle attività agricole, perché “con questi prezzi si chiude” ha ribadito il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni. Colpa del mercato ma anche della politica agricola comunitaria, che ora deve farsi carico di trovare le soluzioni più adatte a uscire dalla crisi. Su quali siano gli interventi da mettere in atto, Confagricoltura ha una sua “ricetta” presentata in occasione del Summit a due esponenti di spicco della Ue, il Commissario all’Agricoltura Mariann Fischer Boel e il presidente della Commissione Agricoltura, Paolo De Castro, che hanno partecipato all’incontro organizzato da Confagricoltura.

Nell’immediato si chiede la creazione di un fondo anticrisi alimentato da fondi europei e nazionali, iniziativa da affiancare con meccanismi meno rigidi nell’affrontare le crisi di mercato e da uno snellimento dei processi decisionali che permetta maggiore rapidità nelle scelte. Spostando lo sguardo più avanti, al 2013 e alla svolta della Pac, si chiede la conferma delle risorse destinate al settore agricolo, ma “semplificando e finalizzando gli strumenti – ha ribadito Vecchioni – alle reali esigenze delle imprese.”

 

Il “pacchetto” Italia

Sin qui le richieste all’indirizzo della Ue. Sul piano nazionale il Summit di Cagliari ha ribadito le critiche già espresse in altre occasioni nei riguardi della “Finanziaria”, priva di sostegni all’indirizzo del comparto agricolo. In particolare mancano gli aiuti alle assicurazioni agevolate attraverso il Fondo di solidarietà, a secco di risorse già da due anni. Con la fine dell’anno si profila poi la scadenza degli sconti contributivi per le aree svantaggiate e per la montagna, che invece si chiede di prorogare. Un aiuto può venire inoltre dalla estensione al settore agricolo della Tremonti ter, mentre si propone il ripristino delle dotazioni finanziarie per i contratti di filiera. In ballo ci sono 400 milioni di euro, che in questa stagione di crisi sono quanto mai preziosi. Proposte che il ministro dell’Agricoltura, come rappresentante del Governo, non ha potuto raccogliere direttamente in occasione del Summit, al quale non ha partecipato per problemi dell’ultimo momento e inaspettati.

 

Il “capitolo” latte

Non poteva mancare al Summit un riferimento al comparto del latte e alla sua lunga e profonda crisi, ancora lontana dall’essere risolta. Ecco allora l’invito ad allevatori e industrie di trasformazione di trovare un punto di incontro per definire un prezzo del latte soddisfacente grazie al quale sia possibile “aprire - ha detto Vecchioni - una nuova stagione di competitività per l’Italia in un settore dove la concorrenza estera è sempre più agguerrita”. C’è stato spazio anche per dibattere i problemi del latte ovino e non poteva essere altrimenti per un summit che si è svolto in Sardegna, dove questo comparto rappresenta il 50% della produzione agricola dell’isola. Ma le richieste degli allevatori di ripristinare gli aiuti all’export del pecorino negli Usa, sono state rigettate dal Commissario europeo. La delusione degli allevatori (il 60% del pecorino prodotto prende la via dell’export) è stata solo in parte mitigata dall’intervento di Paolo De Castro che ha ricordato la prossima apertura (ma manca ancora il via libera della Ue) degli aiuti allo stoccaggio privato dei formaggi.

 

Se l’ambiente “paga”

Il Summit di Confagricoltura si è chiuso con la sfida lanciata dall’agricoltura per la difesa dell’ambiente. “La coltivazione – ha detto Vecchioni – è l’unica attività produttiva che può contribuire positivamente alla questione della lotta all’effetto serra. E’ un tema strategico che significa una sola cosa: da oggi i benefici ambientali e la multifunzionalità agricola non sono uno slogan ma vanno remunerati”.
Verità sacrosanta, ma vincere questa partita sarà molto difficile. Forse più che superare la crisi in atto.