E' tempo di “grandi lavori” in vista del G8 agricolo che si terrà nella veneta Cison di Valmarino dal 18 al 20 aprile. Da qui usciranno, queste le intenzioni, le richieste che il mondo agricolo metterà sul tavolo dell'altro e più importante G8, quello che riunirà dall'8 al 10 luglio alla Maddalena i capi di Stato e di Governo dei principali Paesi industrializzati. Ed è un fiorire di iniziative da parte delle Organizzazioni professionali per mettere in evidenza i problemi che l'agricoltura dello Stivale sta vivendo. Cia ha scelto di esprimersi con un sit-in davanti a Montecitorio, Coldiretti si è fatta un proprio G8 invitando a Roma i colleghi degli altri sette Paesi, Confagricoltura dà appuntamento al proprio congresso che si terrà a Taormina tra pochi giorni (26 marzo).

Qualcuno già si chiede di cosa si potrà mai parlare a Cison di Valmarino dopo tutte queste iniziative. Magari sarà utile per tirare le somme dei tanti problemi messi sul tavolo in questi giorni, ma  proviamo già ora a fare un “riassunto”, inevitabilmente incompleto dopo tanto dibattere, nessuno ce ne voglia.

 

I numeri della Cia

Partiamo allora dalla crisi, che ha colpito anche l'agricoltura e in modo pesante. Lo dicono i numeri che Cia ha usato come bandiera per il suo sit-in romano. I costi di produzione – sostiene la Cia – sono cresciuti del 10,6 percento nel 2008 rispetto all'anno precedente. A guidare la classifica degli aumenti sono i concimi con un più 62,5 percento e poi il gasolio (più 12%), l'energia elettrica (più 17,6%), le sementi (più 3%) e gli antiparassitari (più 3,2%). Costi ai quali si aggiungono gli oneri contributivi e burocratici. In particolare gli oneri previdenziali, ricorda la Cia, negli ultimi due anni sono cresciuti del 25,7%.

All'aumento dei costi ha fatto riscontro la flessione dei prezzi di mercato di molti prodotti agricoli, che nel 2008 hanno fatto registrare una flessione del 13,6% rispetto all'anno precedente. Il risultato è scontato: i redditi dei produttori agricoli  sono andati in picchiata, precipitando a meno 16,5%. In nessun altro Paese della Ue si è avuta una debacle di questa portata. Una miscela esplosiva che ha portato ad un indebitamento delle imprese agricole nei confronti del sistema bancario che oggi supera, secondo le stime della Cia, i 4 miliardi di euro. Per di più le banche stanno ora centellinando i loro finanziamenti, aggravando una situazione già difficile. Ed ecco l'appello della Cia al Governo, con la richiesta di un miliardo di euro per salvare dal crack 250mila aziende agricole. Ma  è anche necessario, secondo la Cia, un adeguato rifinanziamento del Fondo nazionale di solidarietà per le calamità naturali,  riduzioni dei costi produttivi, agevolazioni previdenziali. “La proroga al 31 dicembre prossimo - si legge in un comunucato della Cia -  delle agevolazioni previdenziali nei territori montani e nelle zone svantaggiate, che erano in scadenza al prossimo 31 marzo, costituisce un risultato positivo, ma non è una soluzione definitiva.”

 

Gli otto punti di Confagricoltura

Quello del credito è un argomento che rientra anche nelle attenzioni di Confagricoltura, tanto che il presidente Federico vecchioni lo ha messo fra gli otto punti che saranno al centro del Forum di Taormina. Occorre – secondo Confagricoltura – che sia garantito alle imprese un sufficiente accesso al credito, per il rilancio degli investimenti e per l'internazionalizzazione delle produzioni. Ma al primo punto c'è la richiesta che l'agricoltura torni ad essere strategica nelle scelte di politica internazionale, insieme ad una gestione attiva dei mercati e rigettando le tentazioni protezionistiche. Fondamentale resta però la reciprocità delle regole e dei comportamenti. Se ne discuterà a Taormina, come detto, e con tutta probabilità ne uscirà un documento che rimbalzerà da un  G8 all'altro.

 

Il G8 di Coldiretti

E' invece già pronto il documento conclusivo del G8 degli agricoltori, quello organizzato da Coldiretti e che si è svolto a Roma il 19 marzo. Il documento, firmato dai presidenti delle organizzazioni agricole di Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti  e Italia,  si compone di  11 punti e ai primi posti mette la necessità di ridare all'agricoltura il suo ruolo strategico. Lo chiedono un po' tutti ed è anche, probabilmente, il nodo più difficile da sciogliere. Specie in Italia dove la rappresentatività dell'agricoltura è così frammentata. Ma andiamo avanti nel ricordare quanto scaturito da questo G8 degli agricoltori. I prodotti agricoli, vi si legge, non devono essere trattati come commodities. Basta, in altre parole, con le speculazioni commerciali a spese dell'equilibrio dei mercati. Le misure contro le speculazioni, si chiede inoltre nel documento, devono essere accompagnate da strategie di sviluppo, da accordi sul commercio internazionale e da politiche energetiche. Un'opportuna sottolineatura riguarda la sicurezza alimentare, per la quale si chiede la realizzazione di standard internazionali basati su criteri scientifici condivisi. Senza dimenticare che agricoltura significa anche conservazione  dell'ambiente e tutela della biodiversità, cosa che conferisce all'impresa agricola un ruolo sociale che andrebbe doverosamente riconosciuto.
Il libro delle buone intenzioni è stato scritto. Ora bisogna farlo leggere agli otto “grandi”. Ci si riuscirà?