Il 18 e 19 aprile si è svolto il convegno tecnico-scientifico sui progressi della ricerca nella lotta all'Apple proliferation. La ricerca condotta dall'Istituto Agrario per fronteggiare il problema degli scopazzi del melo, che da alcuni anni attanaglia i frutticoltori trentini, sta compiendo passi importanti. L'argomento è stato affrontato a San Michele nell'ambito di un convegno tecnico-scientifico dove sono stati presentati risultati del progetto Smap ed è stata analizzata la problematica sotto ogni punto di vista. 

 

I risultati

Il progetto Smap, partito a San Michele nel 2001 coinvolgendo i più grandi esperti di malattie del melo di tutta Europa, ha studiato la popolazione delle psille che trasmettono la malattia, individuando tutta una serie di sottopopolazioni più o meno pericolose. Ora si dispone di informazioni relative al ciclo di vita dell'insetto, ai periodi di maggior infettività, ai momenti ottimali per l'esecuzione della lotta, ai prodotti insetticidi più adeguati in funzione delle diverse epoche d'intervento.

'La scoperta più importante - spiega Claudio Ioriatti - coordinatore del Dipartimento protezione piante del Centro sperimentale Iasma - riguarda però la modalità di trasmissione: dopo diverse prove in campo e di laboratorio i ricercatori hanno confermato che la malattia può essere trasmessa anche per via radicale'.

I residui delle radici infette, che possono rimanere nel terreno dopo l'espianto, rappresentano infatti un veicolo di trasmissione per le piante sane. Di qui l'importanza di seguire le indicazioni dei tecnici di San Michele per effettuare un estirpo corretto degli impianti colpiti dalla malattia. 

Anche la messa a punto di piante di melo resistenti alla malattia sta dando buoni risultati. Per ottenerle i ricercatori di San Michele stanno incrociando le prime generazioni di 'portinnesti apomittici' resistenti agli scopazzi con i portinnesti commerciali 'M9', utilizzati questi ultimi, in tutto il mondo, da circa trent'anni perché, mantenendo ridotte le dimensioni della pianta, consentono di produrre in modo abbondante e costante.

'Il miglioramento genetico dei cosiddetti 'portinnesti apomittici' - spiega Alberto Dorigoni, responsabile dell'Ufficio frutticoltura del Centro sperimentale- è una strada che al momento può rappresentare una soluzione insieme all'estirpazione delle piante infette, al rinnovo degli impianti e al controllo degli insetti'. 

 

Il progetto Smap e la malattia che fa assumere alla pianta un aspetto 'a scopa' 

Apple proliferation è una malattia presente in tutti i paesi dell'Europa centro-meridionale con situazioni di elevata incidenza nelle regioni melicole del Trentino-Alto Adige e della Germania sud-occidentale. E' causata da un microrganismo, più piccolo di un batterio, che attacca i meli e in particolare i germogli, facendo assume alla pianta un evidente aspetto 'a scopa'. Per questa patologia della pianta non esistono ancora cure e bisogna perciò puntare sulla prevenzione.

Per fronteggiare l'espansione della malattia, nel 2001 è stato avviato un progetto di ricerca interdisciplinare denominato 'Smap' promosso da Iasma in collaborazione con AlPlanta Institute for Plant Research (Neustadt/Weinstrasse) e Julius Kühn Institute Bundesforschunginstitut für Kulturpflanzen (Dossenheim).

Gli obiettivi della ricerca erano: comprendere i meccanismi di diffusione della malattia per valutarne il rischio, mettere a punto delle indicazioni di breve periodo per il controllo degli insetti vettori e individuare delle soluzioni durevoli attraverso lo sviluppo di piante resistenti.

 

Il monitoraggio: in seguito agli estirpi le piante colpite sono scese sotto l'1%

Da sette anni il Centro per l'Assistenza Tecnica dell'Istituto Agrario effettua il monitoraggio in collaborazione con Apot per conto dell'ufficio fitosanitario della Provincia autonoma di Trento.

L'attività ha consentito di tenere sotto costante osservazione l'evoluzione della malattia nei frutteti trentini. Nel 2001 le piante malate erano 15.000 su un totale di 500 mila controllate, mentre nel 2007 le piante malate sono risultate 9.000 su oltre un milione di piante controllate. 'In conseguenza degli estirpi la percentuale di piante colpite è scesa sotto l'1 % sul totale delle piante presenti in provincia -spiega Maria Venturelli, direttore dell'Ufficio frutticoltura del Centro per l'assistenza Tecnica Iasma-. Un dato per certi versi confortante, che tuttavia suggerisce di mantenere alta la guardia anche nei prossimi anni, persistendo con le efficaci azioni di contenimento messe in atto dal mondo frutticolo trentino, in collaborazione con le istituzioni pubbliche'. In quest'ottica va anche rimarcata l'attività pluriennale di consulenza tecnica del centro di consulenza, finalizzata alla salvaguardia di una frutticoltura trentina di qualità.