'Occorre dare reali certezze ai produttori di tabacco che oggi stanno vivendo una fase di grande difficoltà sia per effetto delle ultime Ocm che hanno interessato il settore sia per la non sempre adeguata remunerazione del prodotto. Problemi pesanti che hanno  ridotto le aziende e tagliato la produzione. Da qui l'esigenza di un'azione in grado di riaprire prospettive nuove ad un comparto che altrimenti rischia il tracollo', è quanto affermato dal presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori) Giuseppe Politi a Città di Castello, in Umbria, durante la manifestazione dell'Interbright. Politi ha rilevato che l'entrata in vigore della seconda fase della riforma Pac, quella relativa al periodo 2011-2013, rischia di avere deleteri contraccolpi per i produttori di tabacco.
'E' necessario, quindi, una proroga della fase transitoria degli aiuti fino al 2013, in modo di dare la possibilità all'intera filiera di organizzarsi in maniera adeguata davanti ai nuovi orientamenti della politica agricola Ue. Bisogna', ha aggiunto il presidente della Cia, 'sviluppare una forte ed incisiva azione a livello europeo per far sì che, nell'ambito dell'Health check sulla Pac, la Commissione Ue proroghi il regime transitorio. Una misura indispensabile per dare ancora un futuro alla produzione di tabacco nel nostro Paese, garantendo ai produttori gli strumenti necessari per stare sul mercato e non chiudere definitivamente i battenti'.
Anche Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura concorda sul fatto di prolungare sino al 2013 la possibilità per gli Stati membri di riservare una quota parte di pagamento accoppiato alla produzione di tabacco, per garantire la continuità della coltivazione nelle zone a spiccata vocazione, salvaguardare le entrate dei produttori tabacchicoli, mantenere il livello occupazionale nelle aziende tabacchicole, ma anche nell'industria di trasformazione e nell'indotto. Vecchioni ha ricordato che, mentre le Ocm  delle colture mediterranee hanno durata fino al 2013 il tabacco ha un termine diverso: il 2009. Fino a tale data si applica il disaccoppiamento parziale, con una parte del premio (60%) erogato in modo accoppiato alla produzione. Successivamente, a partire dal 2010 e fino al 2013, si prevede di avviare un processo di riconversione attraverso una dotazione finanziaria pari al 50% degli aiuti percepiti dai tabacchicoltori nel 2000-2002. Tale impostazione si basava sulla convinzione che la modifica dell'Ocm potesse comportare: da una parte l'innalzamento dei prezzi di mercato, dall'altra l'individuazione di colture di sostituzione, che avrebbero consentito di mantenere l'occupazione e il tessuto socio economico inalterato. 'A due anni dalla riforma', ha detto il presidente Vecchioni, 'né l'uno né l'altro obiettivo sembrano concretizzarsi, di contro le zone dove si è applicato il disaccoppiamento totale presentano gravi problemi occupazionali e di riassetto territoriale'.
 
Uno sguardo al 'mondo del tabacco'
Il quadro produttivo mondiale, negli ultimi anni, si è notevolmente modificato con una produzione crescente in Brasile, Cina, Argentina, Malawi, Zimbabwe e India.  A livello comunitario la produzione è meno del 4% di quella mondiale, ma il tabacco prodotto, nonostante il peso relativamente basso nel conteso mondiale, è considerato determinante per la realizzazione delle miscele maggiormente apprezzate dai consumatori. Prima della riforma, la Grecia, l'Italia e la Spagna insieme rappresentavano l'87% della produzione totale di tabacco grezzo della Ue. Oggi si registra, negli stessi Paesi, una riduzione negli investimenti che va dall'80% in Grecia, al 20% in Spagna, al 7% in Italia. Non si dispone ancora dei dati di produzione definitiva della seconda campagna dopo la riforma, ma il calo è evidente, ben 100.000 tonn. e il 30% di superficie in meno Nel contesto comunitario l’Italia rappresenta circa il 50% della produzione con un livello qualitativo generalmente buono. Le prospettive di mercato, per quanto riguarda le varietà maggiormente coltivate in Italia, sono estremamente positive. Lo dimostra l'andamento dei prezzi: il raffronto tra quelli del raccolto 2006  e quelli del 2007, a consegne ormai ultimate, evidenzia incrementi mediamente nell'ordine del 30-50% e per alcune varietà anche del 70%. 'Con questi presupposti', ha detto il presidente di Confagricoltura, 'appare evidente che un prolungamento dell'attuale meccanismo di aiuto potrebbe consentire al mercato e alle aree rurali di adattarsi alle nuove condizioni, favorire il perfezionamento del processo di riqualificazione della produzione e di sperimentazione agricola finalizzata ad un migliore orientamento al mercato, evitando gli effetti economici ed occupazionali negativi, conseguenti all'eventuale abbandono della coltivazione'.