Il Parlamento europeo per una riforma progressiva del settore vitivinicolo
La commissione Agricoltura del Parlamento europeo si è pronunciata a fine gennaio a favore di una riforma progressiva dell’organizzazione comune del mercato (Ocm) del vino.La relazione della socialista greca Katerina Batzeli è stata adottata ad ampia maggioranza ed ora l’assemblea parlamentare si pronuncerà sull’argomento il prossimo 13 febbraio.
L’attuazione della riforma è prevista in maniera progressiva, con il rafforzamento del ruolo delle associazioni di produttori ed il finanziamento di campagne di promozione per conquistare nuovi mercati (e riguadagnare quelli che sono stati persi). Parallelamente si dovranno lanciare campagne d’informazione per consigliare, tra i cittadini dell’Ue, un consumo responsabile e moderato di vino. La riforma dovrà tener conto sia dell’ampliamento dell’Ue alla Bulgaria e alla Romania (paesi grandi produttori di vino), che dello sviluppo costante del mercato della Cina e dell’aumento della produzione degli altri nuovi paesi produttori (Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada e Sudafrica).
La commissione parlamentare suggerisce tra l’altro di istituire un regime volontario di sradicamento dei vigneti, che potrebbe interessare fino al 12% dei vigneti europei e che dovrebbe però risparmiare i vigneti ubicati nelle zone di montagna, costiere e insulari.

Una nuova politica per gli ortofrutticoli
La Commissione europea ha proposto a fine gennaio un’ampia riforma dell’organizzazione comune dei mercati nel settore ortofrutticolo, intesa ad allineare questo settore con il resto della Pac riformata. La proposta mira a potenziare la competitività e l’orientamento al mercato dell’ortofrutta europea,a ridurre le fluttuazioni di reddito dovute alle crisi di mercato, ad aumentare il consumo di ortofrutticoli, a promuovere la tutela ambientale e,
ove possibile, a semplificare la normativa e alleggerire l’onere amministrativo. La riforma incoraggerà un maggior numero di coltivatori ad aderire alle organizzazioni di produttori, fornirà a queste ultime nuovi strumenti per la gestione delle crisi, incorporerà il settore ortofrutticolo nel regime di pagamento unico, renderà obbligatoria una soglia di spesa per interventi ambientali, potenzierà i finanziamenti Ue a favore della produzione biologica e per azioni promozionali e abolirà le sovvenzioni all’esportazione per l’ortofrutta. La Commissione si augura che la proposta di riforma – che non avrà alcuna incidenza sul bilancio – sia approvata dal Consiglio e dal Parlamento entro il primo semestre 2007 e possa entrare in vigore nel 2008.
Il testo della proposta è disponibile, per ora solo in inglese, francese e tedesco, presso Europe Direct – Carrefour Alpi.

Applicazione della ‘condizionalità’
Per rispondere alle critiche di diversi Stati membri a proposito delle difficoltà di applicazione delle regole di condizionalità (attribuzione degli aiuti purché siano rispettati criteri in materia di benessere degli animali e di igiene dei prodotti), la Commissione europea ha confermato, in occasione del Consiglio Agricoltura del 29 gennaio, la propria intenzione di presentare in marzo una relazione su questo tema. La Commissione intende in particolare armonizzare e semplificare la legislazione relativa al settore.

Nuovamente rifiutata la riduzione volontaria degli aiuti diretti
La commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha nuovamente bocciato (dopo averlo fatto già lo scorso novembre) la proposta della Commissione europea per una riduzione facoltativa da parte degli Stati membri degli aiuti diretti agli agricoltori al fine di rafforzare gli stanziamenti per lo sviluppo rurale. La proposta deriva dall’accordo al Consiglio europeo di dicembre sulle prospettive finanziarie 2007/13 che autorizza gli Stati membri che lo vogliono a ridurre fino al 20% gli aiuti diretti agricoli per trasferire i fondi ai programmi di sviluppo rurale.
I Paesi applicano già la riduzione dal 2005,ma questa è obbligatoria (3% nel 2005,4% nel 2006 e 5% dal 2007 al 2012). I parlamentari pensano che lasciare la scelta agli Stati membri porti ad una discriminazione tra agricoltori europei (alcuni paesi potrebbero attuarla e altri no) e ad una rinazionalizzazione della Pac, non prevedendo essa il cofinanziamento obbligatorio.

Fonte: "Europa Informa" n. 221 del 7 febbraio 2007