Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.

Il mercato mondiale del vino è da più parti visto in contrazione, fra il calo dei consumi e i dazi vigenti o in fase di elaborazione. Nei sempre più difficili mercati internazionali, mentre i francesi stentano (-2,4% in valore delle esportazioni nel 2024, con un calo - fatto curioso - anche per lo champagne), gli italiani possono ancora vantare un aumento delle esportazioni grazie, ancora una volta, al prosecco.

 

Nel panel dei 12 principali paesi importatori mondiali, presi in esame dal Wine Monitor di Nomisma - la cui undicesima edizione è stata presentata qualche giorno fa a Bologna - si registra un +4,8% a valore per le esportazioni dal Bel Paese. Un dato che non dovrebbe però rasserenare troppo gli animi: preoccupano in questo caso i dazi che potrebbero essere messi in atto da Trump sul mercato statunitense, ancora ricco ed estremamente recettivo. E preoccupa anche il cattivo andamento del mercato interno, con una flessione abbastanza evidente sul canale iper e supermercati della Gdo (-2% a volume, con punte del -4,6% per i vini rossi e del -7,4% per i frizzanti), solo parzialmente equilibrata da una crescita sul canale dei discount (a valore +1,2%), dove si vendono bene soprattutto gli spumanti.

 

Sempre sul mercato interno le maggiori preoccupazioni vengono però dal nuovo Codice della Strada, le cui nuove prescrizioni a riguardo dei limiti alcolometrici dei guidatori potrebbero causare una rilevante contrazione anche nel settore Ho.Re.Ca. Bisogna senz'altro trovare strade nuove: la ricerca e il consolidamento di nuovi mercati internazionali e, soprattutto, l'innovazione di prodotto sembrano i due filoni più plausibili per un settore che negli ultimi decenni è diventato un pilastro dell'agricoltura come dell'intera economia italiana.