Tra i vari mezzi di lotta per contrastare il calabrone asiatico Vespa velutina e proteggere gli alveari dalla azione di predazione ce ne è uno che sta iniziando a suscitare un certo interesse anche in Italia: l'uso delle arpe elettriche.
Si tratta di dispositivi messi a punto già nel 2012 in Spagna, costituiti da un telaio che tiene tesi dei fili elettrici scoperti, su cui passa corrente e quando un insetto li tocca, la scarica elettrica lo paralizza, anche se non lo uccide.
Questo permette di non uccidere tutti gli insetti colpiti, garantendo una maggior selettività nei confronti di insetti non dannosi, pur avendo un effetto deterrente.
Nel caso si vogliano uccidere gli insetti, invece, si possono aggiungere delle vasche con l'acqua sotto le arpe, dove gli insetti tramortiti cadono e muoiono.
Nel dettaglio, un'arpa elettrica è costituita da un telaio rettangolare alto di solito non più di un metro e largo intorno ai 60-70 centimetri con i fili elettrici messi in verticale, ad una distanza di 2 centimetri l'uno dall'altro.
Il tutto applicato ad un dispositivo elettronico con batteria, orologio e un pannello fotovoltaico che ne permette l'autonomia e l'utilizzo anche in pieno campo.
L'arpa deve essere posizionata accanto ad un alveare, in posizione laterale e in direzione perpendicolare all'apertura di volo, come si vede nella foto in alto.
In questo modo le api bottinatrici hanno la traiettoria di volo libera, mentre i calabroni che si muovono spesso anche lateralmente tra un alveare e l'altro e hanno molta più probabilità di finire sui fili.
Un esemplare di Vespa velutina, catturato da una arpa elettrica
(Fonte: Sandra Rojas-Nossa, Università di Vigo)
Secondo le indicazioni dei produttori, dovrebbe essere messa un'arpa all'inizio e una alla fine di ogni fila di 5 alveari. Quindi se abbiamo una fila di 5 alveari ne servirebbero 2, 1 all'inizio e 1 alla fine; se abbiamo 10 alveari ne servono 3, 1 all'inizio, 1 in mezzo e 1 alla fine; se la fila è di 20 alveari ne servono 4, 1 in cima, 2 in mezzo e 1 alla fine e così via.
Le arpe poi si possono tenere accese tutto il giorno o regolarle tramite l'orologio per i periodi con maggior attività di volo dei calabroni e non sarebbe nemmeno necessario spegnerle mentre si lavora con le api, per quanto sia consigliato.
Uno studio condotto dall'Università di Vigo, in Spagna, e pubblicato l'anno scorso sulla rivista scientifica Pest Management Science, ha valutato anche l'efficacia, la selettività e gli effetti sugli alveari dell'uso delle arpe.
Nello studio però sono state usate una quantità maggiore di arpe per apiario, 1 ogni 2 alveari, andando poi a vedere il numero e le specie di insetti uccisi e confrontando se e in che modo gli alveari protetti dalle arpe avessero dei vantaggi rispetto ad altri che non erano stati protetti con questi dispositivi.
E i risultati sono stati incoraggianti.
Tra gli insetti catturati dalle arpe, ben il 90% erano esemplari di Vespa velutina, mentre il restante 10% era costituito da api da miele (poco più del 5%), da mosche (circa il 3%) e da altri insetti come i calabroni nostrani (circa 0,5%) e i coleotteri (circa lo 0,1%).
Anche gli effetti positivi sugli alveari sono risultati interessanti, dal momento che davanti agli alveari protetti c'erano meno calabroni asiatici in attività di caccia e in questi alveari si aveva una maggiore attività di raccolta di miele e di polline, un maggior numero di celle di covata e di api adulte, un peso medio delle singole api maggiore e anche un maggior tasso di sopravvivenza invernale.
Risultati che quindi mostrano un effettivo beneficio di questi dispositivi per la protezione degli alveari e una elevata selettività, che permette di non colpire indiscriminatamente altri insetti.
Tuttavia, come in ogni mezzo di lotta, ci sono anche dei limiti o degli aspetti meno positivi.
Nel caso delle arpe il primo è rappresentato dal costo che, per quanto non elevatissimo, non è nemmeno trascurabile. L'arpa in sé la si può trovare a partire da 65 euro, a cui poi devono essere aggiunti i costi per la parte elettronica, le batterie e il pannello fotovoltaico, che si aggirano intorno a 170 euro.
Inoltre, questo mezzo di lotta non porta alla eliminazione dei nidi, anche se il suo utilizzo in primavera riduce il numero delle regine fondatrici di Vespa velutina, riducendo così il numero dei nidi estivi, e se usato in tarda estate e autunno può ridurre il numero delle regine svernanti, uccidendo le regine vergini o appena fecondate che escono in questo periodo.
Si tratta quindi di un metodo che al momento non è forse applicabile su larga scala, almeno che non sia sostenuto da contributi pubblici, ma che comunque è interessante conoscere, nel quadro delle strategie da usare per contrastare Vespa velutina e per proteggere gli alveari.