Quando parliamo di api pensiamo subito al miele, agli sciami sugli alberi e agli alveari alloggiati in arnie colorate lungo i campi.


Ed è corretto, ma si tratta in questo caso delle api da miele che sono solo una specieApis mellifera L. - in mezzo a moltissime altre specie di api che popolano il Pianeta.


Insetti come i bombi, le osmie, le xylocope - quei grossi insetti neri con riflessi violacei che spesso erroneamente vengono chiamati calabroni - sono api a tutti gli effetti, anche se non fanno miele e non formano alveari.

 

Ma cosa sono e quante sono le api nel mondo? E in Italia?

 

Lo abbiamo chiesto a Marino Quaranta, ricercatore del Crea e uno tra i maggiori tassonomi di apoidei a livello internazionale.

 

Marino Quaranta, intanto le definizioni: cosa sono le api?

"Le api sono insetti appartenenti all'ordine degli imenotteri, insieme alle vespe e alle formiche. Ne esistono moltissime specie, e l'ape mellifera che ben conosciamo è solo una tra migliaia descritte al mondo. Per distinguerle dalle api da miele gli scienziati riservano per loro il nome di api selvatiche, perché non sono allevate, o di api solitarie, perché la maggior parte delle specie non forma colonie sociali. Bisognerebbe rovesciare l'attuale costume di intendere con la parola api solo le api mellifere. Con il termine api si dovrebbe intendere tutto questo vasto gruppo di specie".

 

Come si fa a riconoscerle e a distinguerle da altri insetti?
"Distinguerle da altri ordini di insetti come i coleotteri (maggiolini) e i lepidotteri (farfalle e falene) è piuttosto facile. Un po' più problematico può essere distinguere le api dalle vespe, e per questo occorre almeno una lente, se non un microscopio, e una conoscenza più approfondita di alcuni tratti somatici. Solo di recente sono state rese disponibili alcune guide online, ad esempio in questo e questo sito.

 

Bisogna considerare che esse mostrano una variabilità di forme, colori e dimensioni veramente straordinaria. Per le dimensioni, ad esempio, si va dai 4 millimetri di alcune specie di piccoli alittidi del genere Lasioglossum, ai quasi 30 millimetri di Xylocopa violacea".


Nel mondo quante specie ci sono, o almeno quante se ne conoscono?
"Sono state descritte nel mondo oltre 20mila specie di api. Chi fosse curioso di seguire questo particolare inventario in continuo aggiornamento può accedere a questo sito e cercare Bees - world checklist sotto il menù IDnature guides".

 

E in Italia?
"Per l'Italia si contano poco oltre mille specie. Il numero esatto è in continua evoluzione per l'attuale fermento esistente intorno a questo gruppo di organismi impollinatori, che ha stimolato nuove ricerche in campo. Si stanno persino descrivendo specie nuove per la scienza ed è in corso di pubblicazione una checklist aggiornata di cui sono uno dei curatori".

 

L'Italia quindi si può considerare come uno dei Paesi con la maggior biodiversità apistica del mondo?
"Dobbiamo innanzitutto richiamare il significato del termine biodiversità. Con questo termine si intende la misura, con particolari indici, ad un tempo sia del numero di specie sia del numero di individui di tali specie in un campione. È importante chiarire questo perché le ricerche hanno dimostrato che la biodiversità non è più alta se vi è un gran numero di specie oppure un gran numero di individui, ma se le abbondanze, cioè le popolazioni delle specie presenti, sono ragionevolmente equilibrate.

 

Si deve anche considerare che la biodiversità naturale è influenzata da una somma di fattori, i più importanti direi la latitudine, la molteplicità di habitat e la dimensione del territorio considerato. Sulla biodiversità naturale incidono però, in genere negativamente, le attività umane. L'Italia, relativamente ai suoi 300mila chilometri quadrati di estensione, presenta una alta biodiversità di impollinatori dovuta alla sua posizione nel Mediterraneo e alla molteplicità di habitat naturali conseguenti la presenza di catene montuose lungo tutta la penisola. Tuttavia il nostro è anche un Paese economicamente sviluppato con un vasto impatto antropico dovuto alla presenza millenaria dell'uomo con le sue molteplici attività economiche. Va da sé che, in tali condizioni, la biodiversità è minacciata e comunque inferiore a quella che potenzialmente potrebbe ospitare.

 

L'Italia ha comunque il più alto numero di specie di api, di farfalle e di mosche sirfidi d'Europa, cioè dei tre principali gruppi di impollinatori, in relazione alla superficie del Paese. La vera sfida è mantenere e migliorare gli habitat in modo da sostenere la biodiversità. Abbiamo il dovere di preservare questo patrimonio per le generazioni future con una agricoltura sostenibile ed una espansione ragionata delle aree urbane".

 

Ci sono specie che sono presenti solo in Italia?
"Le api sono buone volatrici e come tali nel corso dei millenni le specie per lo più hanno oltrepassato i confini dei singoli Stati. Esistono però alcune decine di sottospecie, cioè popolazioni morfologicamente caratterizzate e geograficamente confinate ad una parte del nostro Paese, che sono endemiche. Non abbiamo ancora un inventario completo".

 

Spesso si sente parlare del rischio estinzione delle api, facendo spesso riferimento, in maniera impropria quando non in malafede, alle api da miele. Ma quali e quante sono le specie di api realmente a rischio estinzione in Italia o in Europa e quali sono le cause del loro declino?
"L'ape da miele non corre il rischio di estinguersi come specie, in quanto è allevata dall'uomo. Tuttavia, un rischio concreto che si corre attualmente è quello di una drastica riduzione degli apicoltori qualora continuasse a decrescere la redditività economica dell'apicoltura. Ciò potrebbe condurre ad una altrettanto drammatica diminuzione di individui (operaie) di ape mellifera nell'ambiente, le quali garantiscono la quasi totalità dell'impollinazione delle colture agricole. Si teme che ciò potrebbe concretamente causare una crisi alimentare a livello locale o addirittura globale.

 

La crisi dell'apicoltura europea a partire dai primi Anni Settanta dello scorso secolo, ha dato impulso alle ricerche sugli altri organismi impollinatori nella malaugurata eventualità che si debbano cercare dei sostituti al prezioso ruolo pronubo dell'ape mellifera. Purtroppo, i fattori che determinano il declino delle popolazioni di ape mellifera nell'ambiente sono gli stessi che incidono anche sulle popolazioni di api selvatiche.

 

Vengono pertanto stilate periodicamente dai ricercatori le cosiddette liste rosse, cioè elenchi di specie a rischio di estinzione. La valutazione è molto scrupolosa ed è condotta con rigore scientifico. L'organismo internazionale deputato alla valutazione del rischio di estinzione di tutte le specie viventi è l'Iucn, l'International Union for Conservation of Nature. Esso recluta esperti internazionali di volta in volta per la valutazione di un gruppo di organismi. La prima valutazione europea sulle api è stata pubblicata nel 2014 e ha determinato che il 9,56% delle specie è a rischio di estinzione in una delle categorie di rischio: quasi minacciata, vulnerabile, in pericolo, in pericolo critico.

 

Attenzione però! Questa percentuale si riferisce alle specie che si è potuto valutare. Purtroppo i numerosi dati necessari per una corretta valutazione sono incompleti per oltre la metà delle specie, che in tal caso sono state dichiarate carenti di dati e quindi non valutate. Sulla base di valutazioni di altri organismi, come ad esempio le farfalle, si stima che un quarto delle specie di api possa cadere in una delle categorie a rischio. Una valutazione parziale condotta in Italia nel 2018 ha fatto emergere che le specie di api selvatiche a rischio di estinzione sono ventuno e altre tredici sono prossime ad uno stato di minaccia".

 

Per maggiori approfondimenti

Nieto A. (2014) - European Red List of Bees.

Quaranta et al., (2018) - Lista rossa delle api italiane minacciate.