In questi giorni è rimbalzata su tutti gli organi di stampa la notizia del primo vaccino per le api approvato negli Stati Uniti.

 

Ma cosa è e come funziona questo farmaco?

Innanzi tutto non è un vaccino come quelli usati per le persone, che fanno sviluppare anticorpi specifici nei confronti della malattia che si vuol contrastare.

 

Le api infatti non hanno un sistema immunitario adattativo come noi e per questo non possono sviluppare anticorpi.

 

Fino a pochi anni fa quindi un vaccino per le api, ma anche per altri insetti, era semplicemente impensabile.

 

Il vaccino americano si basa su un meccanismo biologico chiamato stimolo immunitario trans-generazionale - in inglese trans-generational immune priming (Tgip) - scoperto inizialmente sui coleotteri.

 

Fu osservato, a partire dal 2006, che insetti che erano entrati in contatto con batteri patogeni, se si riproducevano davano discendenti resistenti a quei batteri.

 

Lo stimolo immunitario trans-generazionale quindi non rende immune o resistente l'insetto che va a contatto con il patogeno, ma i suoi figli.

 

Il vaccino americano, sviluppato dalla ditta Dalan Animal Health e chiamato Paenibacillus larvae bacterin, è basato proprio su questo fenomeno.

 

Nel farmaco sono presenti batteri inattivati di Paenibacillus larvae - il batterio responsabile della peste americana - che vengono somministrati per via alimentare alle regine, impastando il farmaco nel candito usato per l'alimentazione delle api.

 

E le api nate da quelle regine saranno così più resistenti alla malattia.

 

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La confezione commerciale del farmaco, registrato dalla Dalan Animal Health

(Fonte foto: Dalan Animal Health)

 

È veramente il primo vaccino per le api?

Lo studio dello stimolo immunitario trans-generazionale fu portato avanti inizialmente in Europa, dove ricercatori austriaci e svedesi capirono subito la potenzialità per le api da miele, dal momento che esponendo l'ape regina ad un patogeno si possono ottenere migliaia di individui immunizzati in poco tempo.

 

Le prime prove furono condotte nel 2014 dal gruppo di ricerca del professor Karl Crailsheim dell'Università di Graz in Austria, in collaborazione anche con la dottoressa Dalial Freitak dell'Università di Helsinki proprio sul batterio Paenibacillus larvae.

 

E fu Dalial Freitak assieme alla collega Heli Salmela che portarono nel 2019 alla registrazione di un primo farmaco sperimentale chiamato PrimeBee, per proteggere gli alveari dalla peste americana.

 

Il vaccino americano, si potrebbe quindi dire che sia il secondo, per quanto probabilmente sarà il primo ad essere commercializzato e usato su larga scala

 

Ma questa precisazione non vuol essere né una svalutazione del farmaco americano, né un moto di orgoglio europeista, anche perché Dalial Freitak, oltre ad essere professoressa associata all'Università di Graz è la fondatrice e capo del settore scientifico della Dalan Animal Health, l'azienda che ha sviluppato il vaccino americano.

 

E l'efficacia e la sicurezza del farmaco americano sono state valutate anche da prove sperimentali coordinate proprio dalla dottoressa Freitak insieme a colleghi dell'Università di Graz e del Centro di Ricerca Apistica e Agroambientale di Marchamalo in Spagna, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2022 sulla rivista scientifica Frontiers in Veterinary Science.

 

Quindi si potrebbe anche dire che è il primo vaccino che ha cambiato nome ed è diventato una realtà commerciale. 

 

Quale è l'importanza di questo farmaco?

Questo vaccino potrà essere uno strumento molto importante per l'apicoltura statunitense e per quella di altri paesi dove è ammesso l'uso di antibiotici per controllare la peste americana.

 

Gli antibiotici infatti sono in grado di bloccare lo sviluppo dei batteri di Paenibacillus larvae, ma non di distruggere le loro spore, che di fatto tendono ad accumularsi negli alveari, aumentando i rischi di contagi e rendendo gli apicoltori pressoché dipendenti dall'uso degli antibiotici stessi.

 

L'uso del vaccino potrà quindi essere una alternativa all'uso degli antibiotici o aprire una via verso la loro graduale riduzione e eliminazione.

 

Nell'Unione Europea, dove gli antibiotici non sono ammessi in apicoltura, la peste americana, viene gestita mediante la soppressione e la distruzione degli alveari infetti, eliminando anche le spore e tutto il materiale infetto e riducendo drasticamente i rischi di contagio e di diffusione.

 

Tuttavia, anche nell'Unione Europea, l'uso di un farmaco del genere potrebbe avere una sua utilità, sempre e solo però associata ad una corretta gestione degli alveari.

 

Ma l'aspetto più importante di questo farmaco sta proprio nello sfruttare un meccanismo biologico come lo stimolo immunitario trans-generazionale che potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci anche per altre malattie dell'alveare o di altri insetti che vengono e verranno sempre più allevati sia per la lotta biologica sia anche per fini alimentari.