In inglese si chiama bee bread, cioè pane d'api, ed è il polline che le api mellifiche stivano nelle cellette e che usano come fonte proteica nella loro alimentazione.

Il pane d'api all'interno della celletta va incontro naturalmente ad una fermentazione in prevalenza lattica che acidifica il polline e ne permette la conservazione per lunghi periodi anche all'interno dell'alveare dove le condizioni di temperatura e umidità (circa 34°C e 70% di umidità relativa) non sono certo le più idonee alla conservazione di un alimento.

Un alimento fondamentale per le api, ma interessante anche dal punto di vista scientifico, ad esempio per studiare che piante le api hanno bottinato, o per cercarci residui o inquinanti presenti sui fiori, ed interessante anche dal punto di vista dell'alimentazione umana.

Il problema è sempre stata la raccolta, che prevedeva necessariamente la distruzione o al limite il danneggiamento delle celle del favo.

Per evitare questi danni ai favi e rendere più agevole e pratica la raccolta del pane d'api, Giulio Loglio, medico veterinario e apicoltore di Bergamo ha brevettato un nuovo dispositivo, il Beebread collector. E noi lo abbiamo intervistato per farci spiegare come funziona e che potenzialità può avere.

Dottor Loglio, come è fatto e come funziona questo strumento?
"E' un attrezzo molto semplice che tutti i veterinari e i ricercatori che si occupano in campo di apicoltura dovrebbero avere fra i loro strumenti da lavoro. Il Beebread collector assomiglia ad una siringa che permette di estrarre il pane d'api, contenuto nei favi, senza danneggiare le cellette. E' uno strumento 'professionale' che qualifica il lavoro di chi si occupa di apicoltura tanto da essere utile a veterinari, ricercatori e tecnici apistici alla stregua del termometro per i medici. Si deve capire che per ridurre l'errore diagnostico non si può più fare affidamento solo sui propri sensi: molto utili sono i laboratori di analisi che, per emettere referti attendibili, devono ricevere campioni eseguiti in modo corretto.

A questo serve il Beebread collector: garantire il prelievo di pane d'api direttamente in apiario, privo di impurità, da inviare direttamente al laboratorio d'analisi. Inoltre, ed è questa la particolarità più interessante per i ricercatori, offre la possibilità di sostituire, per ogni alveare, la cannuccia utilizzata per il campionamento evitando qualsiasi forma di cross contamination".


Da dove le è venuta questa idea?
"Come veterinario dell'Ats di Bergamo mi sono accorto che fra le matrici da sottoporre agli esami ufficiali per la ricerca dei residui e malattie infettive non era contemplato il pane d'api. I tecnici di laboratorio mi avevano spiegato che era un prodotto dell'alveare poco utilizzato proprio per la difficoltà di estrarlo dai favi. Infatti a livello internazionale i ricercatori, per campionare il pane d'api, dopo aver ritagliato porzioni di favo, utilizzano specilli e microscopici cucchiaini: l'estrazione avviene in laboratorio e tutto richiede notevole dispendio di tempo.

Per i progetti di ricerca italiani Apenet e BeeNet i ricercatori hanno trovato utile impiegare il cappuccio della penna Bic che permette sì la raccolta di pane d'api ma causa inevitabilmente la rottura delle cellette e l'inquinamento del materiale campionato con scaglie di cera ed esuvie. Era necessario fare un salto di qualità. E’ così che, come veterinario, ho trovato una soluzione ad un problema che interessa veterinari, ricercatori e tecnici apistici".


Ritiene che il pane d'api sia una valida matrice da utilizzare anche per il monitoraggio ambientale?
"Dipende che cosa si vuole cercare. Ritengo che le analisi di laboratorio eseguite sul pane d'api possano fornire numerose informazioni utili per il monitoraggio ambientale. Le api sono in grado di raccogliere numerose sostanze non solo dal suolo, dall'acqua e dalle piante ma anche dall'aria. La peluria che avvolge il corpo delle api imprigiona durante il volo varie impurità che vengono 'spazzolate' e finiscono nelle cestelle assieme al polline. Le analisi di laboratorio eseguite sul pane d'api, estratto dai favi in diverse fasi di maturazione, permette di ottenere dati relativi a periodi di tempo piuttosto lunghi. Infatti il pane d'api, che è composto da polline, miele ed enzimi, completa la fermentazione in circa 30-40 giorni per poi conservarsi inalterato per diversi mesi".

Attualmente in quanti lo usano e per cosa?
"Pochi conoscono ancora le potenzialità di questo piccolo strumento. Oltre che per il monitoraggio sanitario e ambientale il Beebread collector può essere utilizzato per sfruttare il pane d'api come integratore alimentare. Un attrezzo molto utile soprattutto per i vegetariani. Infatti 100 grammi di pane d'api contengono la stessa quantità di proteine presenti in mezzo chilogrammo di carne o in sette uova.

Volendo i veterinari, i ricercatori ed i tecnici apistici lo possono utilizzare per prelevare campioni da inviare ai laboratori per valutare il livello sanitario degli alveari: non solo ricercare i residui di farmaci ed acaricidi non autorizzati impiegati illegalmente ma anche per evidenziare la presenza dei principali patogeni delle api ( peste americana, peste europea, nosemiasi, ascosferosi, ecc.). Attualmente il Beebread collector è in uso presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana che si occupa di apicoltura ed è stato proposto per il progetto europeo Insigna per la ricerca di residui nel pane d'api. Anche i tecnici dell'associazione Aspromiele nel 2021 useranno il Beebread collector per svolgere sul loro territorio un bio-monitoraggio ambientale".


Il pane d'api che caratteristiche ha rispetto al polline tradizionale che si trova in commercio e che si raccoglie con le trappole messe all'ingresso dell'alveare?
"Sono entrambi due ottimi alimenti ma sono molto diversi dal punto di vista nutrizionale alla stregua della carne cruda e cotta.
Il pane d'api è un prodotto fermentato molto digeribile in quanto i processi fermentativi, che durano oltre un mese, distruggono la parete dei granuli pollinici impedendone la germinazione. Per ottenere questo processo le api aggiungono al polline grezzo, trasportato nell'alveare con le cestelle e stoccato nelle cellette, miele ed enzimi. Ma questo non è sufficiente: per innescare la fermentazione, dovuta a particolari batteri, le api devono garantire un costante gradiente termico e un'umidità relativa piuttosto alta. Infatti il pane d'api non protetto dalle api (ad esempio in seguito a spopolamenti) e in un ambiente umido tende ad ammuffire.

Alcune aziende alimentari stanno svolgendo ricerche e prove di laboratorio per cercare di trasformare il polline grezzo in pane d'api. Attualmente il pane d'api viene commercializzato sotto forma di pellet dopo aver congelato, frantumato e quindi distrutto i favi che lo contengono".

Confezioni di Beebread collectorConfezioni di Beebread collector con le cannucce di ricambio pronte per la vendita
(Fonte foto: Giulio Loglio)

Raccogliere polline e pane d'api non rischia di lasciare le api in carenza di proteine?
"Le trappole per il polline, se lasciate per lunghi periodi, possono causare seri danni agli alveari: infatti il polline rappresenta per le api la fonte proteica indispensabile per alimentare in modo corretto le larve. Un prelievo eccessivo può provocare la nascita di api sottopeso con un corpo grasso ridotto e quindi con un'aspettativa di vita più breve. Il polline fresco, con il miele, viene utilizzato dalle api per alimentare larve dopo il terzo giorno; serve come nutrimento delle api adulte ed è indispensabile per quelle api che devono produrre pappa reale. Le eccedenze di polline vengono stoccate nelle cellette in vicinanza della covata e si trasformano, se non utilizzate, in pane d'api.

Il pane d'api rappresenta una riserva alimentare che le api utilizzano quando non ci sono piante fiorite ma la regina ha iniziato la deposizione (nei mesi di gennaio-febbraio) o quando nel corso dell’anno le avverse condizioni climatiche impediscono alle api di uscire dall'alveare per diversi giorni. Ci sono periodi nei quali le api raccolgono più polline del fabbisogno quotidiano tanto da intasare interi favi: una situazione che impedisce alle regine una regolare deposizione. Nel mio territorio è una situazione che si verifica frequentemente con la fioritura del castagno che costringe spesso l'apicoltore a togliere i favi colmi di pane d'api e a sostituirli con favi vuoti o fogli cerei.

Con il Beebread collector non ci sono rischi di causare danni agli alveari perché il prelievo viene fatto nei periodi di massima produzione e sui favi colmi di pane d'api. Inoltre è l'apicoltore che sa, in base alla stagione e alla sua esperienza, quanto pane d'api conviene prelevare per non causare danni all'alveare così come sa che non può sottrarre tutto il miele per non vedere morire le api di fame nel periodo invernale".


Che quantità si possono raccogliere in una stagione da un alveare e come deve esser conservato e consumato?
"Con il Beebread collector è possibile campionare circa 50 mg di pane d'api da ogni celletta: ci vogliono alcuni minuti per raccogliere il quantitativo che servono a soddisfare le esigenze 'integrative' giornaliere di un bambino (circa 3-5 grammi) o di una persona adulta (indicativamente 8-10 grammi). Non bisogna dimenticare che il pane d'api, tolto direttamente dai favi, è un prodotto 'vivo', ricco di batteri, lieviti e fermenti: nulla a che vedere con altri prodotti analoghi sottoposti a trattamenti vari per garantirne la conservazione.

Un favo colmo di pane d'api può essere conservato per diversi giorni in un ambiente fresco ma soprattutto asciutto: una volta svuotate tutte le cellette con il Beebread collector il favo può essere restituito alle api che provvederanno a ripulire tutte le cellette dai residui di pane d'api.

Il pane d'api può essere raccolto in vasetti per essere utilizzato anche nei mesi invernali: in questo caso consiglio di congelarlo in piccoli contenitori (dove conservare il fabbisogno di alcuni giorni) e non in grandi vasi per ridurre i rischi di ossidazione del prodotto che si verificano aprendo continuamente il contenitore per lungo tempo".


Come mai ritiene che il pane d'api sia un prodotto alimentare dalle qualità sconosciute?
"Queste sono le caratteristiche alimentari del pane d'api estratto direttamente dai favi:
  • è un prodotto fermentato che dura a lungo purché conservato in un ambiente asciutto;
  • è vivo perché ricco di batteri e fermenti;
  • contiene venti dei 22 aminoacidi essenziali presenti in natura.
E' stato calcolato che 100 grammi di pane d'api contengono tanti aminoacidi quanto 500 grammi di carne o sette uova. In pratica sono sufficienti 30 grammi di pane d'api per coprire il fabbisogno proteico giornaliero di un uomo adulto. E' per questo che lo ritengo un prodotto alimentare da prendere in seria considerazione: una parte degli aminoacidi essenziali potrebbero essere introdotti giornalmente integrando la propria dieta attraverso l'assunzione anche solo di alcuni grammi di pane d'api.

Lo scorso anno ho presentato al congresso di Apimondia che si è tenuto in Canada, un progetto integrato per contenere la desertificazione e ridurre la fame nel mondo nei paesi in via di sviluppo:
  • prevedere la piantumazione di essenze nettarifere e pollinifere nei territori aridi;
  • insegnare l'apicoltura razionale anche attraverso la diffusione delle arnie topbar;
  • mettere a disposizione miele come fonte energetica;
  • insegnare l'utilizzo del Beebread collector per sfruttare il pane d'api come fonte proteica.
I cambiamenti climatici stanno interessando il nostro pianeta e molte aree prima vocate ad una agricoltura intensiva si stanno progressivamente inaridendo. Non ci si deve dimenticare che per produrre proteine animali (carne e uova) è necessario fornire agli animali un notevole quantitativo di acqua (sia per irrigare che per abbeverare gli animali). Acqua che sta diventando sempre meno disponibile. Le api con il loro lavoro non fanno altro che raccogliere e mettere a nostra disposizione una notevole quantità di proteine e carboidrati che, se non raccolti da questi insetti, vanno irrimediabilmente persi. Nello stesso tempo, con la loro opera di impollinazione, favoriscono la diffusione di semi sul territorio contribuendo al mantenimento dell'ecosistema".

Attualmente dove si può trovare se uno lo volesse acquistare?
"E' possibile prenotare il Beebread collector inviando una mail a loglio@tiscali.it, ma sto prendendo contatto con dei distributori e a breve sarà possibile acquistarlo anche presso normali negozi di materiale apistico.

Le richieste infatti stanno aumentando. In questi giorni sono stati forniti al Crea agricoltura e ambiente di Bologna trecento Beebread collector per i campionamenti del pane d'api per il progetto BeeNet, con trentamila cannucce biodegradabili in modo da poter fare prelievi su singoli alveari, cambiando poi la cannuccia per evitare la contaminazione dei campioni. L'interesse sta crescendo".