La minaccia calata alla vigilia di Natale da Bruxelles è tanto forte perché ci si trova di fronte al seguito di una vicenda già iniziata da tempo, precisamente l'8 novembre 2018, quando la Commissione europea aveva inviato alla Repubblica italiana una prima lettera di costituzione in mora, invitando le Autorità a garantire la stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati di origine agricola, a procedere a un riesame ed alla designazione delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola in varie regioni, oltre che ad adottare misure supplementari o azioni rafforzate per conseguire gli obiettivi della direttiva nitrati in diverse regioni.
L'out out della Commissione è la risposta alle osservazioni inviate dalle autorità italiane che pare non abbiano permesso di superare alcuni problemi, per cui la Commissione ha concluso che, con riferimento ad alcune regioni, non tutti gli addebiti sollevati nella prima lettera di messa in mora sono stati superati.
Inoltre, nelle 19 pagine della lettera del 3 dicembre scorso, la Commissione ha fatto presente che sono emerse nuove problematiche, anche in relazione alla deroga concessa dal ministero alle Politiche agricole al divieto di applicazione degli effluenti zootecnici nella stagione invernale: per la Commissione, tale deroga risulta contraria al Programma d'azione nazionale e alla stessa direttiva nitrati.
Nel dettaglio, nella lettera di messa in mora complementare, la Commissione europea ha contestato all'Italia precisi addebiti.
Innanzitutto secondo la Commissione Ue sarebbe mancata la creazione di una rete di controllo stabile nelle regioni Basilicata, Lazio e Marche a causa della rotazione delle stazioni di controllo, in violazione dell'articolo 5, paragrafo 6, e articolo 6, paragrafo 1 della direttiva nitrati.
Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Molise, Puglia, Sicilia, Umbria e Veneto avrebbero violato addirittura l'articolo 3, paragrafo 4, della direttiva nitrati non designando ancora le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola per quelle acque inquinate pure già individuate dalle stazioni di controllo.
Secondo la Commissione Ue vi sarebbe poi la mancata adozione delle misure aggiuntive o azioni rafforzate non appena è risultato evidente che le misure incluse nel programma di azione non erano sufficienti a conseguire gli obiettivi della direttiva con riferimento all'inquinamento da nitrati: violazione dall'articolo 5, paragrafo 5. Tale presunta omissione riguarda le regioni Campania, Marche, Lazio, Puglia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Umbria.
Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Umbria e Veneto avrebbero invece violato l'articolo 5, paragrafo 4, in combinato disposto con l'allegato III, punto 1, sub 1 della Direttiva nitrati, concedendo un eccessivo margine di discrezionalità nel derogare al divieto continuativo per lo spandimento degli effluenti zootecnici nel periodo invernale.
Infine, in capo al Governo la Commissione addebita la mancata presentazione della relazione relativa al periodo 2016-2019, prevista dall'articolo 10 della Direttiva nitrati.
La Commissione aveva concesso all'Italia la possibilità di inviare le proprie osservazioni entro gli inizi di febbraio 2021, ovvero entro 60 giorni dal ricevimento della lettera di messa in mora. Un termine strettissimo, rispetto al quale le autorità italiane sono riuscite a strappare una proroga al prossimo 30 marzo. È pertanto prevedibile che nelle prossime settimane le regioni a vario titolo inadempienti tentino di correre ai ripari, come per esempio ha da poco già fatto la Campania, che ha di fatto adottato le nuove Zvnoa con la gradualità consentita dalla stessa Direttiva nitrati in più adeguando il Piano di azione.