Con la sostenibilità, insomma, non si scherza. "Se non si è sostenibili, c'è un rischio per il futuro", ha avvertito con tono perentorio alla platea di imprenditori che si è riunita nei giorni scorsi alle Latterie Vicentine di Bressanvido (Vi) per l'evento organizzato da Teseo e Clal.it sul tema appunto della sostenibilità.
Il tema non sarà dunque produrre di più o di meno, ma produrre meglio. E' la sfida delle filiere, compresa quella lattiero casearia. Senza dimenticare anche gli aspetti forse presi meno in considerazione quando si parla del concetto espresso da Brundtland sul finire degli anni Ottanta: la sostenibilità sociale del lavoro e la sostenibilità fiscale, che per Becchetti saranno "i temi del futuro". Anche perché è un dato di fatto che il tema del dumping sociale è un problema ormai diffuso.
Quello di cui ha parlato l'economista di Tor Vergata è un aspetto cruciale, in grado di determinare la competitività delle aziende, di generare reddito, di avere un impatto anche sociale. Becchetti non ha dubbi: "Ancora non è conveniente pagare di più il lavoro non specializzato, ma ci saranno novità significative in futuro". Ecco che il ruolo della collaborazione e della cooperazione si traduce in una vera e propria variabile di sopravvivenza. "Ma l'arte di creare capitale sociale va coltivata".
Un argomento, quello della sostenibilità, che per il presidente di Latterie Vicentine, Alessandro Mocellin, "deve essere eternamente coniugato al reddito degli agricoltori".
E il Veneto, che produce il 10% del latte italiano, destinandone oltre il 47% alla produzioni di grandi Dop casearie fra pianura e montagna, ha le carte in regola per essere l'apripista di un progetto all'avanguardia per la filiera.
I modi di essere sostenibili sono infiniti. Magari, partendo dall'attenzione al "food waste". "Se fosse misurato in carbon footprint, lo spreco alimentare sarebbe la terza nazionale dopo Cina e Usa", ha reso noto Aldo Galbusera, senior marketing manager di Sealed Air, multinazionale leader nel packaging. E proprio il "contenitore" può essere uno strumento per migliorare la shelf life del prodotto e renderlo più sostenibile.
Il rapporto fra sostenibilità e acqua, poi, è molto stretto. Ed è per questo che le innovazioni finalizzate al risparmio idrico o al riutilizzo dell'acqua, ove possibile, sono nel mirino delle aziende. Anche alla luce dei cambiamenti climatici e della siccità, che impone parsimonia.
"Nei caseifici molti produttori recuperano il siero con impianti di concentrazione o con osmosi inversa e le condense possono produrre acqua per i lavaggi dell'impianto - ha raccontato Lucio De Lorenzi di Gea Italia -. Le nostre nuove macchine per la filatura del formaggio funzionano a vapore e non con acqua calda, con l'effetto che si riducono del 90% l'acqua impiegata e i consumi energetici". Non poco, se si considera che mediamente, "per ogni litro di latte trasformato si utilizzano fra uno e due litri di acqua".
Fari puntati all'acqua anche alla Centrale del latte di Vicenza. "Nel 2008 abbiamo inaugurato una nuova sede nei pressi di Vicenza Est - ha esordito Emiliano Feller - e ci siamo dovuto collegare all'acquedotto, arrivando a spendere circa 130mila euro all'anno. Possiamo, con questa cifra, permetterci di sprecare l'acqua? Credo che il fattore costo incida molto nell'approccio alla sostenibilità. Se una risorsa è veramente tale, la si deve pagare e utilizzare al bisogno".
La sostenibilità è anche questione di cultura. "Per questo come Latterie Vicentine cerchiamo di accompagnare le nostre piccole aziende di montagna verso il biologico e sosteniamo le produzioni tipiche, le attività tradizionali come la transumanza e aiutiamo le aziende didattiche a comunicare - ha precisato Luca Maroso, che dell'azienda è il responsabile della qualità -. Quando nel 2003 si è affacciato il problema delle aflatossine nel mais, abbiamo avviato un dialogo con i mangimifici e promosso la diffusione delle rotazioni".
Anche l'etica fa rima con sostenibilità. Ne è convinto Alessandro Lazzarin della Latteria Montello, che produce per lo più formaggi freschi col marchio Nonno Nanni. "Per noi la sostenibilità si lega inscindibilmente all'aspetto etico e sociale dell'azienda - ha affermato -. Ed è per questo che abbiamo acquistato crediti di carbonio, per compensare il peso della carbon footprint che, per l'86,7%, è emessa nella fase di produzione di latte alla stalla".
La sostenibilità ambientale può essere una leva di marketing. Ne è convinto Mario Dalla Riva della Latteria Soligo, realtà fondata nel 1883 e che si è concentrata sullo studio di impatto ambientale della filiera produttiva dell'Asiago Dop.
Rinnovare per risparmiare e rispettare l'ambiente significa anche riciclare ed esplorare, in tal senso, nuove frontiere. E' il messaggio di Rita Luppi di Tetra Pack: "Stiamo lavorando per perfezionare la rinnovabilità dei materiali e ci stiamo orientando all'impiego di energie rinnovabili ricavate da canna da zucchero. Vogliamo arrivare a produrre confezioni 100% da fonti non fossili".
Anche Lattebusche si è focalizzata sulla riduzione dei consumi, siano essi energetici, idrici o intesi come fanghi di depurazione delle acque.
Dal Veneto al Piemonte, il filo conduttore è il medesimo. Lo ha raccontato Federica Fileppo Zopp, dell'azienda Mario Costa, produttrice di Gorgonzola Dop. "Nel 2015 l'azienda è diventata a minimo impatto ambientale e il nuovo stabilimento è stato progettato con un impianto di cogenerazione a energia termica, elettrica e frigorifera che copre il 25% del nostro fabbisogno". A minimo impatto anche il combustibile scelto: il gas naturale liquefatto, a oggi il più pulito in natura tra i fossili.