Forage4Climate è partito il 1° settembre scorso, si concluderà nel 2020 e vede coinvolti il Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia, Crpa, a cui spetterà il ruolo di coordinatore scientifico, e le facoltà di Agraria di alcune tra le più prestigiose Università italiane, quelle di Milano, Torino e Sassari, oltre all’ateneo di Atene.

Il progetto, finanziato dall’Unione europea attraverso il programma Life + Climate change mitigation projet, ha come obiettivo, attraverso l’adozione delle cosiddette buone pratiche agricole che verranno elaborate, quello di limitare le emissioni dei gas serra preservando e magari accrescendo le riserve di carbonio nei terreni sui quali si coltivano seminativi, prati e pascoli destinati all’alimentazione di vacche da latte, pecore e ovini che producono latte per la trasformazione in formaggi: Parmigiano Reggiano in primis.

Un progetto, presentato lo scorso 16 settembre nel corso di una conferenza stampa organizzata con il Comune di Bibbiano (Re), che vede coinvolte due aziende agricole locali, la Scalabrini e la Chierici e che nella fase progettuale ha potuto contare sulla preziosa collaborazione dell’assessorato comunale all’Ambiente. Non va poi dimenticato che a Bibbiano il Re dei Formaggi italiano ha conosciuto le sue origini e che sul suo territorio comunale la presenza di prati stabili arriva all’85% della superficie agricola coltivata.

Maria Teresa Pacchioli, ricercatrice del Crpa, ha spiegatoIn base alla normativa europea dal 2021 tutti gli Stati membri dovranno produrre i dati relativi alla contabilizzazione delle emissioni e agli assorbimenti di carbonio nel suolo derivanti da attività zootecnica, un aspetto che per ora riguarda solo il settore della forestazione. Era importante quindi iniziare un percorso che, coinvolgendo gli Istituti scientifici più all’avanguardia sia nel campo della produzione di latte vaccino che ovicaprino, arrivasse a delineare quelle cosiddette buone pratiche agricole destinate a mitigare i cambiamenti climatici con ricadute economiche positive per le aziende, ma soprattutto capaci di far emergere il ruolo centrale dell’agricoltura nella tutela ambientale e climatica. Un ruolo che il comparto svolge da tempo ma che è ampiamente sottovalutato, soprattutto se si considera che tutte le attività agricole, nella produzione di gas serra, contribuiscono in una percentuale che non supera l’7%”.

Nella fase preliminare del progetto saranno monitorate una sessantina di aziende ritenute tra le più rappresentative dei sistemi foraggeri. Di queste, ne verranno selezionate 15 per l’applicazione delle buone pratiche agricole che il Gruppo di scienziati avrà elaborato. “Il Crpa, insieme all’Università di Torinoha continuato Pacchioli – produrrà strumenti di misura del suolo; l’ateneo di Milano metterà a disposizione una strumentazione molto innovativa e unica nel suo genere in grado di misurare i gas emessi dalle bovine da latte e analogamente faranno le Università di Sassari e Atene sul bestiame ovicaprino”.

Proprio per la sua specificità, Forage4Climate si svilupperà nelle aree che meglio caratterizzano i climi più diffusi in Europa, che sono il continentale e il mediterraneo: quindi la Pianura Padana e nello specifico Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Sardegna insieme a quattro regioni greche: Peloponneso, Tessaglia, Sterea Ellada, Epiro. Una scelta non casuale e mirata a favorire la massima condivisione dei risultati con altri Paesi della Ue.

Fra un anno, quindi tra settembre e ottobre 2017, saranno già disponibili i primi risultati dell’attività preliminare, mentre la parte dimostrativa partirà nella primavera del 2018.