Due anni di indagini, 260 uomini del Corpo forestale dello Stato coinvolti, perquisizioni in tutta Italia. L’inchiesta denominata “Muttley” (dal nome del cane del cartoon La corsa più pazza d’America) e coordinata dalla Procura della Repubblica di Mantova ha scoperto un vero e proprio vaso di Pandora della truffa nell’agroalimentare.
È stato così smantellato un traffico illecito di farmaci veterinari ed è stata smascherata una vera e propria associazione a delinquere, con base pare a Pegognaga, nel Basso mantovano.

“Il bilancio – dice in conferenza stampa il comandante del Corpo Forestale di Lombardia ed Emilia Romagna, Giuseppe Giove, affiancato dal comandante della sezione di Mantovaè di 65 indagati, oltre 17.100 confezioni di farmaci veterinari sequestrati, per un valore di 2,5 milioni di euro”.
L’inchiesta, partita nel 2011 come filone collaterale di un’altra inchiesta condotta dalla Procura di Reggio Emilia, ha evidenziato anche collegamenti all’estero con canali verso il Principato di Monaco e la Romania. La rete aveva diramazioni in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Piemonte, Liguria e Sardegna. Nel mirino, in particolare, le province di Mantova, Padova, Torino, Brescia, Sondrio, Rovigo, Cuneo e Reggio Emilia.

Nella fattispecie, è stata portato alla luce un traffico di farmaci veterinari da somministrare agli animali senza alcun controllo, grazie ad una “filiera” illecita con protagonisti tre grossisti di farmaci per animali, 12 veterinari, 17 allevatori, due farmacisti, 12 commercianti e sei “mediatori” con lo scopo di mettere in contatto i vari anelli.
Sono state effettuate 101 perquisizioni, controllati 26 siti (14 in Lombardia, 7 in Veneto, 3 in Piemonte 2 in Emilia Romagna), nei quali sono stati sequestrati farmaci detenuti abusivamente.
Ora gli indagati dovranno rispondere di associazione a delinquere, commercio e somministrazione di medicinali guasti, adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, esercizio abusivo della professione medico-veterinaria e di farmacista, ricettazione, falso in registri e notificazioni, violazione della normativa finanziaria e tributaria, maltrattamento di animali.
A quanto sembra, tuttavia, sarebbero 180 gli allevatori che avrebbero fatto ricorso all’impiego illecito di medicinali veterinari non idonei (scaduti, conservati in maniera scorretta, proibiti, contraffatti).

“I farmaci venivano somministrati in nero – prosegue il comandante Giove e coinvolgeva grossisti, i quali, attraverso il sostegno di allevatori compiacenti, commercializzavano farmaci veterinari senza le necessarie prescrizioni mediche”. Il sistema, a quanto pare parecchio attivo, poteva contare su soggetti che compilavano falsi documenti, in modo da giustificare le movimentazioni dei farmaci non consentite dai grossisti.
Gli allevatori, dal canto loro, acquistavano un numero di farmaci superiore a quello effettivamente necessario, in modo da dirottarne una parte al mercato clandestino.
“L’uso fraudolento del farmaco avveniva o in una fase della vita dell’animale in cui non è possibile utilizzarlo senza osservare un adeguato periodo di sospensione, oppure in modo assolutamente lontano dalla reale necessità, ma con l’obiettivo di aumentare la massa muscolare prima della macellazione”, riassume il comandante Giove.

Per i controlli successivi sono già stati coinvolti le Asl e l’Istituto sperimentale zooprofilattico di Lombardia ed Emilia Romagna, anche perché – senza fare allarmismi – i bovini e i suini sono stati macellati. Possibile, però, che nemmeno un controllo a campione abbia individuato la somministrazione illecita di farmaci negli animali?

La reazione di Unapros
l presidente della op suinicola Opas e di Unapros, Lorenzo Fontanesi, si complimenta “con i comandi regionali del Corpo Forestale dello Stato della Lombardia e dell’Emilia Romagna e con la Procura della Repubblica di Mantova, che ha coordinato le indagini, per i risultati dell’operazione Muttley. Ci auguriamo – prosegue Fontanesi - che eventuali responsabilità vengano accertate e chiarite fino in fondo, per la tutela dei consumatori, della sicurezza agroalimentare e per l’immagine della maggior parte degli allevatori, che lavorano onestamente e con grande serietà”.