Non che faccia male, anzi, ma se c'è deve essere dichiarata. Altrimenti si sconfina nella frode alimentare. È quanto accade con la carne di cavallo, presenza inconfessata in quasi il 5% dei campioni messi sotto controllo nei 27 paesi della Ue. È questo l'esito scaturito dai 7259 test sui quali è stato condotto l'esame del Dna per verificare la presenza o meno di carne equina. La decisione di procedere con questi accertamenti è scattata in febbraio, dopo il rinvenimento di carni equine in alcuni prodotti agroalimentari commercializzati in Inghilterra. E poi in tanti altri prodotti, come hanno riportato le cronache dei giorni scorsi. Come anticipato da Agronotizie, nessun problema per la salute dei consumatori, ma solo un'ennesima frode alimentare, che aveva peraltro messo in luce il lungo percorso seguito dalle carni di cavallo per giungere sino al prodotto finale. Una vicenda che ha riproposto la necessità di rendere obbligatoria l'origine delle carni nelle etichette dei prodotti alimentari. Bruxelles è però rimasta sorda a questa richiesta, preferendo la strada dei controlli a campione. Questi in dettaglio i risultati: 4144 test sono stati finalizzati alla ricerca del Dna di cavallo e 3115 alla ricerca della presenza di fenilbutazone, un farmaco antinfiammatorio utilizzato nei cavalli da competizione. In 193 campioni (4,66% dei campioni analizzati) è stata dimostrata la presenza di carne di cavallo e in 16 casi (0,51% del totale) erano presenti tracce di fenilbutazone. Nessuna presenza di questo farmaco nei 454 campioni che i Nas hanno esaminato in Italia. In Italia sembrava più alta la presenza non dichiarata di carne di cavallo, riscontrata in 93 casi, dunque il 20% del totale, ma poi da Roma è arrivata una smentita. I casi accertati sono solo 33. Dunque appena sopra la media europea.
Etichette e sanzioni
Ora che i dati sono noti si ha la conferma che si è di fronte ad una frode in campo alimentare che pur non avendo ripercussioni sulla salute del consumatore, ripropone la necessità di mettere ordine nel sistema di controllo e etichettatura dei prodotti a base di carne. Il 19 aprile la Commissione europea discuterà quali saranno le prossime mosse da fare per frenare queste frodi e riconquistare la fiducia dei consumatori. Allo studio c'è un “pacchetto salute” che riguarda sia i prodotti di origine animale, sia quelli vegetali con misure severe che mettano un freno a comportamenti fraudolenti. Si deciderà nella stessa occasione se continuare con i test sull'esame del Dna (costati sin qui 2,5 milioni di euro e solo in parte cofinanziati dalla Ue). Allo studio c'è poi l'istituzione di un “passaporto” per i cavalli che consenta di tracciare ogni spostamento degli animali e delle loro carni. All'ultimo punto, ma meriterebbe di essere messo al primo posto, c'è anche l'etichettatura di origine. Sarebbe ora.