Il 21% delle specie vegetali è in pericolo di estinzione e il rischio è che in futuro venga a ridursi la disponibilità di un’ampia base genetica che possa garantire l’innovazione varietale, requisito fondamentale per la salvaguardia della biodiversità.
In occasione della Giornata mondiale della biodiversità del 22 maggio, indetta dall'assemblea generale delle Nazioni Unite per celebrare l'adozione della Convenzione sulla diversità biologica, a lanciare l’allarme è Assosementi, commentando lo studio "The state of the world’s plants 2016" pubblicato per la prima volta dai Royal botanic gardens di Kew.

"Dallo studio del Botanic gardens emerge che sono 391mila le specie di piante conosciute e di queste 5.338 rappresentano un serbatoio di diversità genetica cui attingere per produrre innovazione e per sviluppare nuove varietà vegetali in grado di soddisfare le esigenze della produzione agricola" ha dichiarato Guido Dall’Ara, presidente di Assosementi.

"Il fondamentale contributo dell’innovazione varietale a supporto della tutela della biodiversità è stato ribadito anche dal report 'The economic, social and environmental value of plant breeeding in the European union', presentato lo scorso marzo da 'Plants for the future', la piattaforma tecnologica europea di cui l’European seed association fa parte.
Il report ha analizzato i risultati dell’innovazione varietale dal 2000 a oggi nell’Unione europea: ne emerge che grazie all’innovazione fornita dal miglioramento vegetale, l’Europa è stata in grado di scongiurare la conversione di habitat naturali in superfici agricole per un’area stimata di 19 milioni di ettari"
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"A minacciare l’innovazione varietale italiana non è però solo il rischio di estinzione delle specie vegetali. E’ infatti in fase di discussione il provvedimento legislativo che dovrebbe ratificare in Italia il Protocollo di Nagoya, lo strumento internazionale che disciplina l’accesso alle risorse genetiche e l’equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo. Il provvedimento potrebbe coinvolgere anche buona parte delle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura (Rgvaa), creando di fatto un ostacolo burocratico-amministrativo che rischia di disincentivare qualsiasi stimolo all’innovazione da parte delle imprese italiane che oggi investono nella ricerca il 12-16% del loro fatturato" ha concluso Dall’Ara.