L’export sta diventando sempre più importante per l’agroalimentare dell'Emilia Romagna, tanto che nel 2015, anno record per le esportazioni del settore, si è visto toccare un fatturato di 5,8 miliardi di euro, con un balzo del 6,2% rispetto al 2014. Da qui continua l’impegno della Regione e di tutta la filiera a favore di una crescita ancora più forte dell’internazionalizzazione del settore. La domanda di made in Italy infatti non si arresta, e l’Emilia Romagna non può che farsi capofila di questa grande voglia di agroalimentare italiano, detenendo il record europeo di prodotti Dop e Igp, con 43 specialità.

All’incontro di lunedì 11 luglio, presso la sede della Regione, dal titolo “Confrontarsi con il mercato internazionale: strumenti, nuove tecnologie e incentivi per l’export delle imprese agroalimentari dell’Emilia Romagna” sono stati presentati alcune supporti da esperti del settore in materia di internazionalizzazione e alcuni casi aziendali da Eataly, Enoteca Emilia Romagna e Alce Nero.

Lo sforzo all’internazionalizzazione e alla promozione dei nostri prodotti all’estero è un’eredità importante del dopo Expo – ha sottolineato l’assessore regionale all'Agricoltura Simona Caselli in apertura dei lavori – nonostante il grande risultato del 2015 sono ancora tante le imprese che non vanno all’estero, soprattutto per le piccoli dimensioni e la scarsa aggregazione. L'export è però una strada obbligata per crescere, vista la sostanziale stabilità del mercato interno. In questa ottica è fondamentale il sostegno all’innovazione, dove troviamo i Psr in prima fila per mettere a disposizione complessivamente 50 milioni di euro”.

Ai programmi di sviluppo rurale – ha poi precisato la Caselli – vanno aggiunte tutte quelle iniziative e progetti messi in campo a livello europeo, dal programma Ue ‘Enjoy for Europe’ per la promozione dell’agroalimentare europeo all’ocm promozione sui mercati terzi per il settore vitivinicolo. Per il futuro dobbiamo essere molto attenti alle tante opportunità che verranno dai mega trends, in particolare dai big data, attrezzandoci per accrescere l’e-commerce”.

Ruben Sacerdoti, della Regione Emilia Romagna, ha invece illustrato Go Global, il programma per l’internazionalizzazione messo a punto dalla Regione. L’iniziativa mette a disposizione 17,5 milioni di euro per il 2016 e 12 milioni all’anno per i successivi 4 anni fino al 2020, con domande per l’anno in corso da inoltrare entro il 30 settembre.

Il nostro focus è sicuramente sulla Food Valley – ha spiegato Sacerdoti – puntiamo su innovazione, promozione, meccanica e business. L’obiettivo è sviluppare servizi fondamentali all’agroalimentare, dal packaging alimentare alle tecnologie post raccolta, fino alla promozione attraverso fiere, in modo da rendere i nostri prodotti maggiormente competitivi. Le aree principali su cui siamo focalizzati sono il Nord America e l’Asia. In particolare su quest’ultima India e Cina hanno ancora grandi potenziali di crescita”.

Valentina Sourin ha poi portato l’esperienza di Alleanza delle cooperative, molto attiva nell’attività di diplomazia e di tutela dei marchi Dop e Igp, riconoscendo l’importanza delle fiere in questo ruolo.
Andrea Zanlari, presidente della Borsa merci telematica italiana, ha spiegato invece la Bmti. “Forniamo agli operatori un sistema alternativo per la contrattazione dei prodotti con una regolamentazione chiara per la negoziazione. Nel 2000 c’è stato il riconoscimento ufficiale della piattaforma unica regolamentata per la negoziazione dei prodotti agroalimentari. Di questa borsa fanno parte 93 mercati telematica. In questi anni abbiamo registrato un’importante crescita dei contratti, sia sotto il profilo numerico che da quello dei volumi scambiati”.

I vantaggi del mercato telematico sono molteplici – ha sottolineato Zanlari – dalla facilità di accesso ai mercati esteri alla regolamentazione condivisa, dalla chiarezza e standardizzazione a una maggiore trasparenza sui contratti”.

Guido Caselli di Unioncamere Emilia Romagna, si è soffermato sul progetto “Intelligence Export”. “Bisogna ripartire dai territori e dalle competenze distintive. A questo si aggiunge la fase importante di individuazione dei mercati”.

Siamo attivi nell’export credit e nella protezione degli investimenti – ha infine spiegato Stefano Bellucci, responsabile centro Nord di Sacesosteniamo sia le grandi imprese che le pmi in tutte le fasi dell’export, dalla negoziazione alla firma del contratto, dalla produzione alla spedizione, fino al pagamento differito. Crediamo fortemente nelle potenzialità dell’export made in Italy e sulla sua necessità di strutturarsi ancora di più”.