Gli agricoltori si trovano oggi stretti tra l'esigenza dei consumatori di avere prodotti alimentari di qualità a prezzi contenuti e la crescita dei costi di tutti i mezzi di produzione, sui quali i fertilizzanti incidono per una quota variabile dal 10 al 15%. La seguente panoramica ha lo scopo di fornire qualche elemento in più per la comprensione circa l'economia del settore.
Il prezzo dei fertilizzanti sul mercato internazionale è cresciuto molto negli ultimi due anni. In particolare i concimi fosfatici e potassici hanno visto le loro quotazioni moltiplicarsi per 4 o 5, mentre gli aumenti dei concimi azotati sono stati contenuti entro un 50-60%. Questo è l'effetto dell'aumento dei prezzi delle commodities agricole che ha spinto l'agricoltura mondiale ad investire maggiormente per intensificare la produzione. L'agricoltura italiana dipende per la quasi totalità dalle importazioni per il proprio approvvigionamento di fertilizzanti e di materie prime atte a produrli. Praticamente tutto il fosforo e il potassio sono importati. Oltre il 50% dell'azoto impiegato in agricoltura è di origine estera. La rimanente parte è prodotta in Italia utilizzando gas metano come materia prima (incidente per oltre l'80% dei costi), anch'esso importato e, come noto, disponibile in Italia ai più alti livelli di prezzo.
L'industria nazionale ed europea assicura quindi solo una parte della produzione di concimi, assolvendo ad una importante funzione stabilizzatrice sulla disponibilità di fertilizzanti che altrimenti sarebbe lasciata ai 'capricci' del commercio internazionale. I fertilizzanti fosfatici e potassici sono infatti oggetto di importanti scambi commerciali che vedono da un lato i principali produttori ed importanti paesi consumatori dall'altro: Stati Uniti, Brasile, Argentina, Cina, India e Sud-Est asiatico, con l'Europa che va assumendo un ruolo sempre più marginale rispetto ai flussi principali. I fertilizzanti azotati hanno invece origine in stabilimenti maggiormente distribuiti nel mondo, ma con una sempre crescente prevalenza dei paesi dotati di importanti giacimenti di gas metano. Fino a pochi anni fa il mercato internazionale era sostanzialmente in equilibrio tra un offerta stabile, una domanda in calo nei paesi sviluppati, alle prese con problemi di eccedenze agricole, ed un consumo che non decollava nei paesi in via di sviluppo, stretti dal basso prezzo delle commodities agricole. I prezzi dei concimi, salvo piccole variazioni stagionali, conoscevano dinamiche poco mosse. Per oltre 10 anni sono stati pochi gli investimenti in nuova capacità produttiva in buona parte del mondo, mentre in Europa si provvedeva alla chiusura di impianti a causa della loro non economicità. L'apertura di nuove miniere di fosforo e potassio, la costruzione di impianti per la sintesi dell'azoto richiedono anni di lavoro ed ingenti investimenti che il precedente livello dei prezzi non giustificava.
A turbare questo equilibrio sono sopravvenuti fattori nuovi che hanno determinato una crescita della domanda mondiale di fertilizzanti cui l'offerta non ha potuto rispondere in maniera altrettanto elastica. Il primo e più importante, come già detto, è l'aumento costante della domanda di prodotti agricoli nel mondo e la crescita dei prezzi. Dove c'era 'terra disponibile per l'aratro', molta di questa è stata messa a coltura e concimata, e dove la terra era già coltivata, si è aumentato l'apporto di concime per aumentare le rese. Anche nella vecchia Europa, nella campagna 2007/2008 le misure di set-aside obbligatorio sono state ritirate e qualche milione di ettari è tornato in produzione. L'Ifa, l'associazione internazionale dei produttori, stima che nella campagna scorsa la domanda mondiale di fertilizzanti sia aumentata di circa 7 milioni di tonnellate (+4,1 %), una crescita sufficiente a far decollare i prezzi. Un altro fattore che più recentemente ha contribuito ad aumentare i prezzi è stata l'adozione di misure atte a restringere l'esportazione di fertilizzanti o ad agevolare le importazioni da parte di paesi che sono allo stesso tempo forti produttori e forti consumatori (es. Cina e India), allo scopo di sussidiare il prezzo interno dei fertilizzanti. Questo ha avuto l'effetto di limitare ulteriormente la disponibilità di fertilizzanti per il resto del mercato internazionale, con immediati riflessi sui prezzi. Anche il recente riapprezzamento del dollaro, valuta degli scambi internazionali, gioca un ruolo negli ultimi aumenti dei prezzi in Euro. Ci sono poi da considerare ancora l'aumento dei costi finanziari, più che proporzionale al capitale necessario a finanziare gli scambi, e l'aumento dei costi di trasporto, sia via mare che via terra.
Molte sono le affinità del settore dei fertilizzanti con quello delle minerario e delle risorse energetiche, che hanno mostrato simili tendenze negli ultimi mesi, anche se, non riguardando direttamente la produzione di cibo, sono stati analizzati con minore approfondimento. E' importante ricordare che questi settori hanno un impatto diretto sul costo dei fertilizzanti: la produzione di azoto richiede energia (prevalentemente gas naturale), quindi gli alti costi del petrolio si riflettono sui costi di produzione e trasporto dei concimi.
Altri costi, non legati al prodotto, incidono sul prezzo che l'azienda agricola deve pagare: costi di intermediazione e stoccaggio, margine dei distributori, imposte. A questo scopo è utile ricordare che sulla maggior parte dei fertilizzanti azotati di sintesi grava un'imposta aggiuntiva del 2% destinata a finanziare l'agricoltura biologica, misura ormai anacronistica in anni di carenza mondiale di prodotti alimentari.
Il ristabilirsi di un nuovo equilibrio tra domanda ed offerta e quindi un assestamento dei prezzi su livelli più compatibili con le necessità dell'agricoltura italiana richiedono qualche tempo, perché abbiano effetto le dinamiche di feed-back tra i vari fattori che influenzano il mercato, ma già si intravedono le tendenze che si verranno a determinare:
- i prezzi delle materie prime agricole tenderanno ad assestarsi su livelli più alti di quelli della decade precedente;
- la domanda di fertilizzanti continuerà a crescere ma l'offerta crescerà in maniera più che proporzionale alla domanda, ristabilendo quindi un equilibrio dei prezzi.
Nel breve periodo però il mercato rimarrà in tensione perché prevarranno ancora le dinamiche della domanda su quelle dell'offerta, mentre i costi dell'energia, come tutti gli anni, tenderanno a salire nel periodo invernale.
In quest'ottica per l'agricoltore è indispensabile procedere con scelte oculate dei mezzi di produzione da impiegare, per massimizzarne il ritorno economico. Le corrette pratiche agronomiche, supportate da strumenti di analisi del suolo e dello stato nutrizionale della pianta, assieme alle indicazioni per il corretto impiego dei concimi che vengono dall'industria, possono permettere di ridurre i costi legati a pratiche di concimazione basate sull'approssimazione o sull'impiego di prodotti agronomicamente poco efficaci.
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Fonte: Yara Italia