L'analisi dei residui negli alimenti non finisce mai. Un continuo processo di monitoraggio che è ormai divenuto appuntamento fisso anche su AgroNotizie. Ai sensi della legislazione dell'Unione Europea, ovvero dell'articolo 32, regolamento (Ce) n. 396/2005, l'Efsa produce infatti una relazione annuale sui livelli di residui di agrofarmaci negli alimenti distribuiti sul mercato europeo. I dati di Efsa derivano a loro volta dai controlli nazionali degli Stati membri dell'Ue, dati inclusivi anche di Islanda e Norvegia. 


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Nel report pubblicato a febbraio 2022 sono contenuti i dati relativi al monitoraggio 2020. Da questo è emerso come il 94,9% degli 88.141 campioni complessivi è risultato conforme alle normative, posizionandosi i residui al di sotto dei livelli massimi di residuo ammessi. Il 54,7% dei campioni, peraltro, non presentava residui misurabili alle analisi. Il 5,1% ha invece superato le soglie ammesse, ma di questi il 3,6% non è risultato conforme solo dopo aver tenuto conto dell'incertezza di misura. In sostanza, non erano conformi, ma per un pelo. 


Oltre a misurare i residui, Efsa ha anche prodotto una valutazione del rischio acuto e cronico per la salute dei consumatori, stabilendo come "improbabile" che l'esposizione alimentare a questi livelli di residui rappresenti un rischio per la salute. Purtroppo, correttezza impone di definire solo come "improbabile" tale rischio, impedendo la deontologia di affermare in modo schietto che il rischio è praticamente zero.

 

Ciò lascia però aperta la porta a mille speculazioni ideologiche, tutte miranti a spaventare il pubblico solo sulla base del dubbio. La certezza, infatti, non appartiene mai a questo mondo, ma viene furbescamente pretesa da chi abbia interesse in quell'allarmismo alimentare alla base di molteplici business, associativi e non.

 

Valutazioni pluriennali

All'interno di tali valutazioni rientra anche un sottoinsieme di 12.077 campioni, analizzati nell'ambito del programma di controllo pluriennale coordinato dall'Ue (Eu Macp). Questo riguarda i prodotti alimentari più consumati dai cittadini europei, distribuiti su un ciclo di tre anni, in modo che le stesse tipologie di prodotti vengano analizzati su base triennale. La situazione nel 2020 è stata quindi confrontata con quelli del triennio precedente. Selezionati 12 prodotti, ovvero carote, cavolfiori, kiwi, cipolle, arance, pere, patate, fagioli secchi, riso integrale, chicco di segale, fegato bovino e grasso di pollame. 


Nel complesso, il 68,5% dei campioni (8.278 su 12.077) è risultato privo di livelli quantificabili di residui. I campioni che invece presentavano residui misurabili in laboratorio sono risultati entro i limiti legali in ragione del 29,7% (3.590 su 12.077). Infine, i limiti di Legge sono stati superati da 209 campioni, pari all'1,7%. Di questi, 113 (0,9%) sono risultati non conformi solo in base in base all'incertezza di misura. Come detto sopra, sono cioè risultati non conformi per poco. 


Fra i non conformi, peraltro, la gran parte deriva da sostanze attive non autorizzate in Europa. Ben il 21,3% dei campioni irregolari, più di un quinto, derivava infatti da una sola sostanza, ovvero l'ossido di etilene, un disinfettante gassoso utilizzato per prevenire la crescita di muffe soprattutto nei cereali in magazzino. Quindi, non da agrofarmaci utilizzati in campagna. Un altro 2,9% sarebbe rappresentato da clorati. Lo 0,9% sarebbe a carico di clordecone, un organoclorurato ormai bandito in Europa da molto tempo, ma ancora utilizzato in diversi Paesi stranieri. Quindi, quei campioni si deduce siano di importazione extra Ue.

 

Fra gli agrofarmaci noti, clorpirifos ha rappresentato lo 0,4% delle irregolarità, ma trattasi anche in questo caso di una sostanza attiva che ha ricevuto la revoca europea. Infatti i campioni irregolari derivavano essenzialmente dall'estero. Infine, l'antrachinone: composto aromatico usato talvolta come repellente per uccelli e che rappresenta lo 0,2% del totale delle irregolarità. 


In termini di origine dei campioni, i Paesi dichiaranti hanno analizzato in media il 60% dei prodotti di origine interna, mentre il 22% proveniva da altri paesi dell'Ue, il 14% da Paesi terzi e il 4% era di origine sconosciuta. 


Glifosate sotto la lente

Glifosate è stato analizzato da 27 Paesi in ragione di 14.125 campioni di diversi prodotti alimentari e 474 campioni di mangimi per animali. I risultati hanno mostrato che nel 97,4% dei campioni (13.760 campioni), l'erbicida non era quantificabile alle analisi. Nel 2% dei campioni (283 campioni), glifosate è stato invece quantificato a livelli superiori dei limiti di quantificabilità analitica, ma ancora al di sotto del Lmr. Solo in 82 campioni, pari allo 0,6%, il residuo ha superato il limite di Legge. Considerando però l'incertezza di misura, solo 56 campioni (0,4%) non sarebbero poi risultati conformi. 


Glifosate è stato anche analizzato in 262 campioni di alimenti per l'infanzia. In un solo campione di alimenti trasformati a base di cereali per neonati e bambini l'Lmr sarebbe stato numericamente superato, ma risultato poi conforme. Anche Ampa, metabolita di glifosate, è stato analizzato in 4.534 campioni di cibo e campioni di mangime. In questi ultimi è stato quantificato in 31 campioni (12,8%). Negli alimenti è stato invece quantificato solo nello 0,2% dei campioni, ovvero quattro campioni di legumi, cinque campioni di cereali, un campione di arance e un campione di cipolle. 


Anche per quanto riguarda questo specifico erbicida, quindi, non si ravvisano rischi misurabili a carico della salute a seguito dell'assunzione di tali residui. 


I dati italiani

Se già di per sé la relazione annuale di Efsa conferma gli alti livelli di sicurezza alimentare, in Italia questi dati sarebbero addirittura migliori. L'Italia è peraltro il terzo Paese per numero di campioni analizzati e ha un tasso di regolarità del 99%, ampiamente superiore alla media Ue. 


Un dato che ha fatto esprimere soddisfazione anche ad Alberto Ancora, Presidente Agrofarma, il quale ha dichiarato: “Italia ai primi posti in Europa per la sicurezza alimentare. Promuoviamo ricerca e innovazione per favorire la sostenibilità e la tutela dei consumatori e dell'ambiente, garantendo al contempo adeguate produzioni agricole".