Per la cimice asiatica si è al lavoro su diverse ipotesi di antagonisti naturali, la politica e il mondo della ricerca stanno cercando di fare il possibile perché la terribile annata 2019 non si ripeta, ma per altre avversità esistono già in commercio soluzioni di lotta biologica. D'altra parte una ricerca di mercato della società HNY Research appena pubblicata stima che il valore del mercato degli insetti utili, a livello mondiale, raggiungerà i 4.37 miliardi di dollari nel 2024 con un tasso di crescita del 4.53% nel periodo (l'analisi però comprende anche insetti utili come gli impollinatori, non solo gli antagonisti).
Siamo andati a visitare la più grande biofabbrica italiana: a Cesena ha infatti sede Bioplanet, con circa venti anni di esperienza nel campo della lotta biologica alle avversità. Fino a qualche anno fa la maggior parte delle vendite di insetti utili per Bioplanet era all'estero, soprattutto nel Nord Europa ma, da qualche anno, anche in Italia la tendenza a ricorrere all'utilizzo di insetti utili si sta affermando tanto che, ci ha raccontato Stefano Foschi, responsabile tecnico dell'azienda, si può dire che il fatturato sia equamente diviso fra Italia ed estero (50%-50%). Chi pensasse che ciò dipenda dall'affermarsi dell'agricoltura biologica sarebbe in errore, la maggior parte dei clienti di Bioplanet infatti non ha abbracciato il bio ma integra la lotta chimica con quella biologica. Serve ovviamente il supporto di agronomi che sappiano far coesistere le due tecniche.
Come si produce un insetto utile e, soprattutto, quali accorgimenti vanno presi da parte dell'agricoltore quando decide di lanciare insetti antagonisti, per porre rimedio a un'infestazione? A Bioplanet allevano venti specie di insetti e ognuna è antagonista di un organismo dannoso. "Le principali avversità che combattiamo sono mosche bianche, tripidi, cocciniglie, afidi, psille, minatori fogliari e drosophilidi. Il nostro principale mercato però è rappresentato dalla lotta al ragnetto rosso", ci ha raccontato ancora Foschi. In ogni serra dedicata alla lotta al ragnetto rosso, Bioplanet produce fra i 15 e i 20 milioni di fitoseidi (acaro predatore del ragnetto) all'anno. "L'evoluzione della domanda di organismi utili è legata a un cambiamento evidente in agricoltura. Ci sono decine di molecole chimiche che non si possono più utilizzare. La Gdo poi pretende un prodotto con livelli di residui bassissimi, prossimi allo zero".
A raccontarci il processo produttivo degli insetti utili è stato Manuel Manduchi, responsabile produzione di Bioplanet: "Per produrre l'insetto utile per prima cosa va prodotto l'ospite, l'insetto dannoso quindi. Lo facciamo in ambienti puri, in camere climatiche isolate e controllate. Poi il fitofago viene inserito in serra e moltiplicato fino a portare l'infestazione al massimo e solo quando sarà il momento giusto sarà rilasciato, all'interno della stessa, l'insetto utile. Lo scopo è fare in modo che l'insetto utile si moltiplichi. La cosa più difficile è proprio mantenere l'equilibrio fra insetto utile, fitofago e pianta".
Quando si decide di utilizzare per la lotta in campo un insetto utile e quindi di lanciarlo nel proprio campo, è importante affidarsi a consigli di tecnici esperti: "E' fondamentale - ci ha detto ancora Foschi - scegliere l'antagonista più appropriato in funzione della coltura che dobbiamo difendere e tenere conto di variabili come l'ambiente in cui si opera: diverso è infatti se ci troviamo in serra o a pieno campo. Vanno fatti poi ragionamenti sul momento giusto per lanciare l'insetto utile. Chiunque può fisicamente lanciare gli utili ma la distribuzione va curata in modo che sia uniforme e solitamente non si attende che l'infestazione sia arrivata a livelli alti. I lanci vanno frazionati e programmati per tempo".
Quanto alla compatibilità della lotta biologica con trattamenti chimici, Foschi ci ha spiegato: "Una cosa non esclude l'altra, bisogna però conoscere le molecole che si stanno utilizzando ed essere affiancati da tecnici in modo da attuare strategie per non nuocere all'insetto utile".