Accanto agli agrofarmaci e ai diserbanti di sintesi, oggi gli unici prodotti ad offrire una efficacia elevata e sicura, si sta affacciando una alternativa sfruttata finora solo nei centri di ricerca: la sanificazione del suolo attraverso il vapore.
SoilSteam è una startup norvegese che ha messo a punto una macchina che sterilizza il suolo attraverso l'uso di vapore acqueo che di fatto elimina qualunque forma di vita nel terreno: animale, vegetale e microbiotica.
Si tratta di un macchinario, rimorchiato da un trattore, che solleva i primi trenta centimetri di suolo trattandoli con vapore. Il calore uccide i microrganismi presenti nel terreno, patogeni e non, così come gli insetti adulti e le uova e perfino i semi delle malerbe. Insomma, il suolo che esce dalla parte posteriore del macchinario è quasi sterile. Una tecnica che ad oggi viene utilizzata esclusivamente nei centri di ricerca, quando si vuole eliminare la 'variabile terreno' dagli esperimenti.
Gli elementi positivi di SoilSteam sono presto detti. Un suolo privo di microrganismi patogeni diminuisce la pressione sulle colture. Lo stesso vale per le malerbe, la cui assenza permette all'agricoltore di non dover pensare al diserbo. "I nostri test hanno rilevato come per alcune colture, come le carote, si allunghi considerevolmente anche la shelf life e dunque diminuiscano gli sprechi", spiega ad AgroNotizie Hans Westrum, managing director di SoilSteam, che abbiamo incontrato durante il World Agri-Tech Innovation Summit a Londra.
Abbiamo dunque di fronte la soluzione a tutti i problemi dell'agricoltura? Non proprio, perché gli aspetti negativi di SoilSteam non sono pochi. Prima di tutto tecnico-economici: il macchinario messo a punto in Norvegia tratta un ettaro in dieci ore, con costi energetici e di utilizzo delle attrezzature non indifferenti. Essendo un macchinario sperimentale discutere di prezzi è ancora prematuro, anche se i progettisti parlano di alcune migliaia di euro ad ettaro (acquistare il macchinario comporta un esborso di circa 250mila euro).
Ma al di là dei costi vivi è necessario fare una riflessione sull'opportunità di sterilizzare il suolo. Nell'immediato può sembrare una soluzione vincente: faccio piazza pulita di tutto e parto da una condizione vantaggiosa. Così però non è. Nei terreni, anche in quelli agricoli, c'è un equilibrio delicato tra batteri, funghi e virus. Alcuni sono patogeni, ma la maggior parte svolgono un ruolo fondamentale per l'agricoltura: demoliscono la sostanza organica rendendola bioassimilabile, fissano l'azoto atmosferico, incentivano la crescita delle radici producendo fitormoni e tanto altro ancora.
Eliminare il microbiota del terreno (l'insieme dei microrganismi che ivi risiede) comporta dunque la necessità di aumentare gli input produttivi e si corre il rischio che nella tabula rasa prodotta dal vapore microrganismi patogeni prendano il sopravvento moltiplicandosi senza controllo.
Da ultimo va ricordato che ogni campo non si trova in uno spazio isolato, ma è attorniato da altri campi, strade e boschi. E dunque nel giro di poco tempo il vento, gli animali e perfino l'uomo riportano nel terreno sanificato semi di infestanti, microrganismi di varia natura e insetti. La condizione di sterilità del suolo dura dunque poco e l'agricoltore deve sperare che la condizione in cui si trova il campo dopo il trattamento non sia peggiore di quella di partenza.