Molto si parla degli agrofarmaci per uso professionale, ovvero quelli che gli agricoltori e i contoterzisti utilizzano per la protezione delle colture. Poco invece si dibatte su un altro importante segmento di prodotti, ovvero quelli per usi non professionali.

Agricoltori hobbisti o semplici cittadini con giardini e orti familiari utilizzano infatti da molti anni questi prodotti per difendere i propri fiori, i propri ortaggi o l’albero da frutto dietro casa.
 
Nell’ambito delle continue modifiche normative del settore, questa seconda tipologia di prodotti rischia di patire di pesanti restrizioni, fino al punto di non essere più disponibili sul mercato. Del futuro degli agrofarmaci per uso non professionale ne parla Giorgio Zena, di Ibma Italia, l’associazione delle aziende produttrici di mezzi tecnici biologici.
 
"I prodotti per usi non professionali - ricorda Zena - appartengono a una specifica categoria composta da insetticidi, fungicidi ed erbicidi utilizzabili per il trattamento di piante, sia ornamentali sia edibili, da parte di operatori che non svolgono un’attività agricola professionale, altrimenti noti come hobbisti".  
 
Giorgio Zena di Ibma Italia

Le più recenti indagini di mercato stimano in circa 65 milioni di euro il valore complessivo di questo settore, inteso come sell out, in leggera flessione (5-6%) rispetto all’anno precedente. La parte prevalente delle vendite è ad appannaggio degli insetticidi (50%) mentre fungicidi ed erbicidi si dividono la parte restante in egual misura (25%-25%).

Le principali società produttrici sono una quindicina di cui le prime otto realizzano una quota pari a circa il 75% dell’intero mercato che è costituito approssimativamente da 3.000 punti vendita tra rivendite agrarie, garden center, grande distribuzione specializzata, localizzati maggiormente nel Nord Italia. 
 
Sul comparto grava però da alcuni anni una certa apprensione. Tutto nasce dalla Direttiva 2009/128/CE dove, all’art.13, comma 2, viene richiesto agli Stati Membri di adottare “tutte le misure necessarie concernenti i pesticidi autorizzati per gli utilizzatori non professionali al fine di evitare operazioni di manipolazione pericolose”.

Secondo quanto stabilito dal D.Legvo n. 150/2012, art. 10, comma 4, entro e non oltre il 26 novembre 2013 i Ministeri competenti avrebbero dovuto adottare specifiche disposizioni per l’individuazione di prodotti fitosanitari destinati agli utilizzatori non professionali ed entro i due anni successivi le aziende avrebbero dovuto provvedere al relativo adeguamento. Sebbene alcuni stati dell’Unione europea abbiano già legiferato in tal senso, l’Italia accusa un certo ritardo. Infatti ad oggi non ha ancora visto la luce la prevista normativa, la quale tuttavia dovrebbe esordire nel corso della prossima estate. È noto infatti che la bozza predisposta dal comitato interministeriale ha già ricevuto il via libera dalla Commissione europea e ora sta affrontando il complesso iter burocratico nazionale.
 
Sino a oggi i prodotti fitosanitari utilizzabili dagli agricoltori non professionali erano e sono rappresentati da quegli agrofarmaci che per caratteristiche di impiego, classificazione tossicologica, dosi e taglie di confezione, potevano/possono essere acquistati anche da coloro che non sono in possesso del “certificato di abilitazione all’acquisto e utilizzo” di cui al D.Legvo n. 150/2012, art. 9, comma 1 e 2, e dell’art. 10, comma 5.

Ma sul futuro gravano incertezze su quali saranno i prodotti disponibili per questa categoria di utenti e quali caratteristiche dovranno avere tali prodotti, la cui definizione, in forma più concisa sarà PFnPE, acronimo di Prodotti fitosanitari non professionali autorizzati su colture Edibili, e PFnPO, cioè i Prodotti fitosanitari non professionali esclusivamente autorizzate su piante ornamentali.
 
In termini generali questi prodotti dovranno essere costituiti da sostanze attive e coformulanti che non abbiano caratteristiche severe di pericolosità e loro stessi dovranno essere esenti da classificazione ai sensi del Reg. 1272/2008 (CLP).
 
Le taglie di confezione saranno ridotte rispetto a quelle attualmente autorizzate e la vendita di tali prodotti  sarà condizionata dalla presenza in loco di un operatore abilitato in grado di fornire al cliente tutte le informazioni necessarie per un uso appropriato e sicuro del prodotto.
 
Il comparto quindi s’interroga: tutti questi cambiamenti costituiranno una rivoluzione per il settore? Innanzitutto occorre precisare che il ministero della salute italiano, seppure severo nella scelta dei criteri applicati per questa categoria di prodotti, ha previsto un passaggio graduale dall’attuale disciplina a quella futura che di fatto andrà a regime dopo 2-3 anni dalla data di pubblicazione della norma.
 
Certamente è previsto un brusco ridimensionamento delle sostanze attive utilizzabili in tale comparto e le società produttrici già da tempo stanno operando una selezione dei prodotti che, opportunamente adattati, resteranno sul mercato. Ma seppure sia certo lo sforzo cui saranno sottoposte le imprese per adeguarsi alla nuova situazione normativa, è anche certo che malattie fungine e parassiti non subiranno per legge un’analoga contrazione. Anzi, fattori quali i mutamenti climatici o la globalizzazione di colture e specie ornamentali sinora assenti nel nostro Paese, saranno motivo di proliferazione di nuove problematiche fitosanitarie sia in ambito professionale, sia amatoriale.
 
Fonte foto: Mariusz Blach - Fotolia

E allora quale sarà la direttrice di sviluppo per i prodotti di difesa in ambito non professionale?

Verosimilmente, in analogia con quanto si sta verificando nel mondo dell’agricoltura professionale, l’hobbista dovrà prestare una maggiore attenzione alla salute delle piante intesa come prevenzione delle malattie piuttosto che al rimedio. Di conseguenza, insieme ai nuovi PFnPE e PFnPO, entreranno in gioco altre categorie di prodotti aventi non solo la funzione di rinforzare la pianta dagli stress derivanti da agenti abiotici, come siccità, freddo o dal trapianto, quali i biostimolanti, ma anche in grado di fare attivare nella stessa meccanismi di difesa autogeni, e quindi naturali, da attacchi esterni di patogeni e parassiti. Stiamo parlando di prodotti quali gli induttori di resistenza, di formulati a base di sostanze definite dalla stessa norma europea “a basso rischio”, di corroboranti e di quelle  sostanze e preparati tratti dal mondo sia vegetale sia minerale rientranti nella categoria delle “sostanze di base”.
 
Di fatto si passerà dall’attuale difesa curativa realizzata quasi esclusivamente con prodotti chimici di sintesi ad una difesa preventiva che si avvarrà anche di nuovi mezzi tecnici dotati di efficacia a volte più contenuta, ma sicuramente aventi un miglior profilo nei confronti dell’uomo e dell’ambiente domestico.