In questo numero prendiamo in considerazione le principali osservazioni emerse nei “Capitoli”:
• Formazione
• Informazione e sensibilizzazione
Le principali osservazioni sulla “Formazione” prevista dal Pan
La bozza del Pan prevede l’obbligo di frequenza ai corsi di formazione regionali (e relativi esami) per consulenti, operatori professionali e distributori.
In primis non è chiaro cosa dovrebbero poi fare i “Consulenti”. Dovranno consigliare? Firmare “ricette”? Firmare i registri dei trattamenti? Assumersi la responsabilità dello svolgimento della difesa? In che modo? Con quali strumenti? Con quali garanzie?
Relativamente alla parte di formazione per i “Consulenti”, gli iscritti agli ordini e collegi professionali del settore agrario contestano tale previsione, facendo appello all’obbligo della formazione continua a cui sono sottoposti, ai sensi dell’art. 7 del D.P.R. 7 agosto 2012 n. 137. Il certificato regionale dovrebbe essere rilasciato previa dimostrazione dell’assolvimento della formazione continua obbligatoria senza alcun altro onere a carico di queste figure professionali.
Da parte loro le “Organizzazioni professionali agricole” vorrebbero che per i loro tecnici venisse riconosciuta d’ufficio l’abilitazione all’attività di consulente.
Perplessità sull’incompatibilità allo svolgimento dell’attività di consulente da parte dei soggetti che hanno rapporti di dipendenza (ma anche di collaborazione diretta a titolo oneroso) con società titolari di autorizzazione di prodotti fitosanitari è stata espressa dai produttori (Agrofarma in testa). Secondo questa posizione sarebbe assurdo che i massimi esperti di ogni molecola fossero esclusi dalla possibilità di collaborare al suo uso sostenibile ed integrato.
La formazione obbligatoria dei consulenti viene poi contestata da molti professionisti, ivi compresi i dipendenti dei Centri di Saggio ufficialmente accreditati alla sperimentazione dal Mipaaf e dal ministero della Salute che, proprio per il tipo di attività svolta, avrebbero già tutte le carte in regola per svolgere questo tipo di attività.
Le stesse osservazioni sono state inoltrate per la previsione che riguarda i soggetti che svolgono le docenze nell'ambito dei corsi, propedeutici al rilascio od al rinnovo delle abilitazioni (gli attuali patentini).
Tra le molte voci raccolte, particolarmente determinata è quella dell’Università delle Marche: si legge nelle osservazioni che “la limitazione suddetta non è presente in nessuno dei paesi che hanno elaborato bozze del PAN, quindi va a scapito sia della competitività che della qualificazione del settore in Italia”.
Sulla durata di tutti i corsi (consulenti, operatori professionali, distributori) viene poi proposta una vasta gamma di soluzioni alternative che vanno da poche ore svolte anche tramite e-learning a veri e propri corsi con obbligo di firma e frequenza.
Le principali osservazioni sulle “Informazione e sensibilizzazione” prevista dal Pan
Dalla “parte agricola” è stata segnalata l’esigenza che l’informazione non demonizzi i fitofarmaci ma faccia capire all’opinione pubblica anche la loro utilità ai fini della produzione di derrate alimentari. E’ un concetto che, secondo alcuni, nel Pan non emerge affatto.
Particolare interesse ha suscitato la previsione riguardante l’informazione dei trattamenti alle aziende confinanti (in particolare quelle biologiche e biodinamiche). Gli agricoltori biologici, biodinamici e gli ambientalisti insistono sull’obbligo che dovrà essere previsto a carico delle aziende (anche se non è affatto chiaro come e con quali strumenti il vicino dovrà informare il confinante).
Gli agricoltori “integrati” e le Regioni ritengono, invece, che possa essere semplicemente richiesta l’informazione da parte delle aziende biologiche e biodinamiche, ma non vorrebbero aver nessun obbligo a carico delle aziende tradizionali che eseguono i trattamenti.
Alcune osservazioni sono poi emerse circa l’obbligo di segnalazione dei trattamenti con prodotti fitosanitari nei confronti di astanti e popolazione. Per ogni trattamento fatto gli agricoltori dovranno semplicemente segnalare “Attenzione! Coltura in atto. Possibili trattamenti fitosanitari” oppure indicare, tramite apposita cartellonistica da apporre a bordo dei propri campi, con cosa è stato eseguito ogni trattamento con rispettivi tempi di rientro e intervalli di sicurezza.
Questo in particolare per le colture poste ai bordi di strade o capezzagne il cui accesso è aperto e libero per la popolazione e gli “sportivi dell’aria aperta”.