E' stata pubblicata in prima battuta sul sito del ministero dell'Ambiente (e già questo dice molto sulla sua impostazione) e successivamente sul sito della Rete rurale nazionale, la bozza del Pan, il Piano di azione nazionale, che attualmente è in fase di discussione da parte delle Regioni e Province autonome (chiamate ad esprimere giudizi e propri emendamenti) e da tutti i portatori di interesse.

Complessivamente, si tratta di un documento di 2.924 righe che compongono 90 pagine fitte, fitte di adempimenti, visioni, auspici, modalità operative, intendimenti su come rendere più sostenibile l'uso degli agrofarmaci.
In realtà è un documento che traccia un modo del tutto nuovo di operare per le aziende agricole italiane.

A parte i vari obblighi di formazione (25 ore di corso per tutti gli agricoltori, di cui il 90% obbligatorie ed il successivo esame per ottenere il certificato di abilitazione all'utilizzo), la necessità di sottoporre al controllo funzionale tutte le attrezzature - almeno 1.620.884 macchine se diamo per assodato che ci sia almeno una macchina irroratrice in ognuna delle aziende agricole censite dall'ultimo censimento Istat - o le misure specifiche per la tutela dell'ambiente acquatico o delle aree specifiche (di cui oltre un milione di ettari sono coltivati con colture agrarie e sui quali sarà applicabile, in buona sostanza, solo la difesa biologica), ci sono degli adempimenti che dovranno essere applicati in tutte le aziende agricole già dal primo gennaio 2014.

Le troviamo tutte riportate al settimo capitolo della parte A.
Leggiamo: "Obiettivo prioritario della difesa a basso apporto di prodotti fitosanitari è la riduzione del rischio, derivante dall’impiego dei prodotti fitosanitari, per l’ambiente, gli operatori, i consumatori e gli astanti, attraverso un complessivo miglioramento qualitativo delle strategie di intervento, delle tecniche utilizzate e delle sostanze attive impiegate, nonché attraverso misure di prevenzione basate su metodi agro-ecologici (Allegato III del decreto legislativo n. 150/2012) e attraverso sistemi di lotta biologica e controllo biologico delle avversità e con prodotti fitosanitari a base di sostanze attive a basso rischio definite ai sensi dell’articolo 22 del  regolamento (CE) n.1107/2009".
Ottimo obiettivo, ambizioso ma, sostanzialmente raggiungibile (con fatica, tanta).

Ma poi si prosegue dicendo: "Nel contempo, per ridurre l’impatto ambientale delle produzioni agricole, occorre promuovere una graduale riduzione delle quantità di prodotti fitosanitari impiegati attraverso un progressivo incremento dell’impiego di prodotti fitosanitari di origine naturale e a basso impatto".
Se l'obiettivo è ridurre il quantitativo sarebbe sufficiente sostituire rame e zolfo (che, come risaputo, hanno quantitativi d'impiego di gran lunga superiori ai nuovi preparati specifici) ma questi due prodotti sono gli unici anticrittogamici "naturali" impiegabili per la difesa biologica. Strano si parli di "quantitativo".

Ma la cosa che più mi ha colpito è questa frase: "Prioritariamente ci si prefigge, nel corso dei cinque anni di validità del Piano, una riduzione dell’impiego di prodotti fitosanitari a base di sostanze attive individuate come candidate alla sostituzione, secondo quanto riportato ai punti 3.6, 3.7, 3.8 e 4 dell’Allegato II del regolamento 1107/09".
Questa è proprio strana.
In pratica, l'Italia si pone come obiettivo quello di eliminare, nei prossimi cinque anni, una serie di sostanze attive "candidate alla sostituzione" ma che nel resto dell'Europa saranno utilizzabili non solo per i prossimi cinque anni, ma probabilmente per molto di più.
Con buona pace della concorrenza della produzione italiana, rispetto ai competitori europei (dal momento che quella con gli altri Paesi extra-europei l'abbiamo già persa da anni).

E con quale impatto sulle strategie antiresistenza?

Ma vediamo cosa prevede, in pratica, questo Pan per le aziende agricole oltre a formazione, controllo funzionale delle macchine e relativi registri, gestione degli armadietti per la conservazione, gestione dei registri dei rifiuti, e così via.

Le aziende agricole dovranno aderire alla difesa integrata obbligatoria.
Questa prevede che tutte le aziende agricole: "devono conoscere, disporre direttamente o avere accesso:
a) ad un collegamento o poter ricevere dati meteorologici dettagliati per il territorio sul quale sono insediate;
b) ai bollettini territoriali di difesa integrata per le principali colture del territorio;
c) le soglie di intervento delle avversità oggetto dei monitoraggi;
d) al materiale informativo e/o dei manuali per l’applicazione delle tecniche di difesa integrata a basso impatto ambientale previsti al comma 2 del paragrafo precedente (A.7.2.2)
e) alle strategie antiresistenza definite a livello nazionale e/o regionale relativamente all’impiego dei prodotti fitosanitari.
f) ad una rete di monitoraggio presente sul proprio territorio ed ai relativi dati. Nel caso in cui non sia presente alcuna rete, ai fini del predetto monitoraggio, le aziende assolveranno a tale impegno ricorrendo ad un apposito servizio di consulenza, messo a disposizione dalle Regioni/Province autonome, nell’ambito degli strumenti della Pac.

Le aziende agricole devono, inoltre:
g) rispettare i volumi massimi di acqua da utilizzare per l’esecuzione dei trattamenti fitosanitari e delle principali colture, stabiliti dalle Regioni e dalle Province autonome, tenuto conto delle indicazioni del Gruppo difesa integrata, operante in seno all’organismo tecnico-scientifico di cui all’articolo 2, comma 6, della legge 3 febbraio 2011, n. 4, in relazione alle diverse colture, alle fasi fenologiche e alle forme di allevamento;
h) indicare nel registro dei trattamenti, di cui all’articolo 16, comma 3 del decreto legislativo n. 150/2012, le fasi fenologiche riguardanti l’inizio fioritura e l’inizio raccolta.

Tutto questo senza alcun acceso a finanziamenti in quanto alla lettera F il PAN cita "Per ciascuna delle azioni previste dal Piano, possono essere attivati appropriati strumenti di sostegno al fine di incentivarne l’attuazione, ad esclusione delle azioni a carattere obbligatorio".
E tutte queste cose sono obbligatorie, quindi vanno fatte e basta. Con oneri a carico delle aziende.

L'unica possibilità di finanziamento va ricercata nella difesa integrata volontaria.
Vediamo gli adempimenti per le aziende agricole.
"Le aziende agricole che attuano la difesa integrata volontaria sono tenute a:
a)  rispettare le norme contenute nei disciplinari di produzione integrata volontaria definiti dalle Regioni e dalle Province autonome, secondo la procedura richiamata al punto 2 del paragrafo A.7.3.2;
b)  integrare il registro dei trattamenti, definito ai sensi dell’articolo 16, comma 3 del decreto legislativo n. 150/2012, con le annotazioni relative ai prodotti fitosanitari acquistati e a quelli giacenti in magazzino a fine anno (“Registro di carico e scarico”);
c)  effettuare la regolazione (taratura) delle attrezzature per la distribuzione dei prodotti fitosanitari presso i Centri Prova autorizzati.

Quindi il rispetto dei disciplinari regionali, la gestione del registro dei trattamenti con registrazioni di magazzino e la taratura (oltre al controllo funzionale) ogni 5 anni delle attrezzature.

Alcune prime impressioni (ma ne parleremo approfonditamente nei prossimi numeri):

- gli agricoltori (o chi li rappresenta) non hanno sinora colto l'importanza di questo cambiamento epocale e di quanto cambierà l'operatività in ogni azienda agricola;

- tutta l'operatività passa attraverso le Regioni o le Province autonome che, senza accesso a risorse aggiuntive, sono alla base (imprescindibilmente) del funzionamento dell'intero sistema (calcolate che nel Pan la parolina "Regione" compare oltre 80 volte);

- l'applicabilità dell'intero piano è subordinato a competenze tecniche e professionali che, oggi come oggi, non sono presenti in tutte le aziende agricole italiane.

- comunque siamo in ritardo cronico: tutto doveva essere approvato e sottoposto alla Commissione europea entro il 26 novembre, ma la fase di consultazione termina il 31 dicembre (!!!).

Questi alcuni problemi macroscopici di carattere operativo.

Ma se vogliamo fare un po' di filosofia… chi spiegherà al consumatore che la produzione italiana sarà di tre tipi (biologica, integrata e integrata avanzata)?
A meno che non si tratti della solita normativa che non verrà mai rispettata: basti pensare al registro dei trattamenti, in vigore dal 2001 e sinora mai controllato realmente.

Ma trattandosi di norma europea… la vedo molto difficile!