Accanto alle più comuni batteriosi delle piante da frutto, come le neoplasie (cioè tumori e non cancri) meglio conosciute come 'rogna dell'olivo' (Pseudomonas syringae pv savastanoi – figura a sinistra) e il 'tumore batterico' di numerose specie (Agrobacterium tumefaciens ed altri agro batteri – fig. 2), esistono altre malattie sistemiche vascolari, che alterando il trasporto linfatico comportano appassimento e conseguente avvizzimento degli organi interessati.

Nele malattie cosiddette litiche nelle quali il patogeno sintetizza ectoenzimi pectolitici che demoliscono la lamella mediana dell'ospite, con successivo rammollimento dei tessuti: un esempio per tutti il 'marciume acido dell'uva' provocato da batteri acetici del gen. Acetobacter (diffusi da Ditteri Drosofilidi), che cooperano insieme con i Saccaromiceti nella produzione dei sintomi.

 

Fig. 2 – Tumori da Agrobacterium vitis

 

La seguente è una rapida rassegna di alcune importanti batteriosi di agrumi, drupacee e pomacee, actinidia e frutta a guscio, presenti in Italia o di temuta introduzione: 

 

Agrumi

Tra le malattie parenchimatiche (il batterio penetra attraverso una ferita o la rima stomatica e si localizza negli spazi intercellulari per poi man mano colonizzare i parenchimi), Pseudomonas syringae pv syringae causa la 'Maculatura batterica o Piticchia batterica degli agrumi', prediligendo il limone. Frequente in Costiera Amalfitana, Ischia e Procida, compromette gli esperidi solo esteticamente in quanto l'attacco si ferma all'albedo (fig. 3); può colpire anche le gemme, con conseguente filloptosi precoce. Nelle zone dove il batterio è presente in forma endemica si intervenga con prodotti rameici in via preventiva.

 


Fig. 3 – Piticchia batterica su limone

 

Di temuta introduzione è lo Xanthomonas campestris pv citri, che insidia gli agrumeti dell'Estremo Oriente, del Brasile, del Messico e della Florida, che provoca pustole crostiformi sui frutti e sulla corteccia dei rami (in quest'ultimo caso si approfondisce nei tessuti sottostanti), mentre sulle foglie si presenta sotto forma di maculature più o meno estese e rilevate, con alone clorotico (fig. 4). 

 

 

Fig. 4 – Foglia di pompelmo colpita da Xanthomonas campestris pv citri

 

Drupacee

La 'scabbia dell'albicocco', che si manifesta sia su albicocco che su molte altre Drupacee, è causata anch'essa da P. syringae pv syringae, che genera sulle drupe scaglie crateriformi un po' depresse (fig. 5), dalle quali poi fuoriesce l'essudato batterico. Spesso questa scabbia è provocata in alcune varietà da fitotossicità ai sali di rame, per cui si ingenera un circolo vizioso nel quale i trattamenti a base di rame effettuati - spesso a dosi massicce - per combattere i presunti sintomi della batteriosi comportano ulteriore scabbia da fitotossicità! In ogni caso il danno è localizzato esternamente al solo pericarpo e la malattia si evita con una buona aerazione (con apposite sfullature), con sesti di impianto più ampi, con tutto quanto cioè permetta una rapida asciugatura della corte di infezione.

 

Fig. 5 – Scabbia dell’albicocco

 

Tra gli agenti di malattie vascolari Xanthomonas campestris pv pruni colpisce soprattutto i pescheti dell'Italia centro-settentrionale, caratterizzata da periodi estivi più umidi e piovosi che non al Sud. La manifestazione dei sintomi coincide con le fasi di pre-raccolta o di caduta foglie. In Campania sembra prediligere alcune varietà, di recente introduzione, di susini 'giapponesi'. Le lesioni sui frutti sono aree circolari nerastre, con alone idropico iniziale, leggermente infossate e screpolate (quasi ulcerate) al centro; talora sulle drupe più mature le tacche suberificano assumendo la forma di crosticine. Sui rami, in genere in corrispondenza di ferite di potatura, compaiono cancretti corticali ellittici (scorticando superficialmente si evidenzia una colorazione rossastra). Sulle foglie avremo maculature angolari, che da idropiche vanno incontro a necrosi, lasciando dei buchi simili a quelli causati dall' 'impallinatura' fungina (fig. 6).

 

Fig. 6 – X. Campestris pv pruni su foglie di pesco

Le piante affette da cancro batterico defogliano precocemente e di conseguenza portano avanti frutti piccoli e incommerciabili. Per il contenimento della malattia vedasi quanto detto per la piticchia degli agrumi. Uniche possibilità di intervento si hanno soltanto con trattamenti rameici durante la caduta delle foglie, sul bruno o dopo la potatura, e all'ingrossamento delle gemme. 

 

Pomacee

Degno di nota è il batterio Erwinia amylovora, agente del 'colpo di fuoco batterico delle Pomacee', malattia parenchimatica dal rapido decorso che colpisce tutte le Pomoidee coltivate. Sulle piante colpite si osservano disseccamenti repentini (il termine adatto, non felicemente traducibile in italiano, è 'blight') che portano in breve tempo a morte (fig. 7).

 

Fig. 7 – Effetto 'Fireblight' su piante di melo

 

Subito dopo la ripresa vegetativa, sui fiori di pero e melo si osservano i primi disseccamenti e avvizzimenti. I germogli infetti anch'essi avvizziscono ed imbruniscono; gli apici vegetativi si ripiegano 'a pastorale', le foglie anneriscono ed assumono una curiosa consistenza cuoiosa al tatto (fig. 8). Dopo l'allegagione i pomi neoformati si disidratano e mummificano. Dalle parti infette fuoriesce l'essudato batterico dal tipico colore grigio chiaro. Asportando il primo strato corticale sotto i cancri che si formano sui rami, si notano caratteristiche colorazioni rossastre sul legno a cavallo tra le parti sane e quelle infette. Le lesioni dei rametti predispongono le condizioni per l'insediamento degli agenti fungini di cancri (genn. Nectria, Sphaeropsis, Phomopsis), che in sequenza aprono la via ai Basidiomiceti della 'carie del legno' (questa successione è l'esempio di metabiosi più paradigmatico).

Questo patogeno, da quarantena secondo la Organizzazione europea per la protezione delle piante (Eppo), è come tutti i batteri molto difficile da controllare: ai classici rameici da effettuare nelle fasi di ingrossamento delle gemme e a caduta foglie, si consigliano semplici interventi agronomici come evitare le irrigazioni soprachioma, bruciare rami sintomatici tagliandoli ben al di sotto del punto di infezione, disinfettare (ipoclorito di sodio, sali quaternari di ammonio ecc.) gli utensili impiegati nelle potature, intensificare il monitoraggio per individuarne tempestivamente i sintomi e controllare anche le Rosacee spontanee o ornamentali presenti nei dintorni (Cotoneaster, Stranvesia, Pyracantha, Amelanchier ecc.). Interessante l'impiego di Bacillus subtilis, applicato in fioritura, anche se discordanti sono sia pareri che risultati.

 

Fig. 8 – Foglie di pero dall'aspetto cuoioso

 

Actinidia

Il settore è stato fortemente piegato dal 'cancro batterico dell'actinidia' a causa dello Pseudomonas syringae pv actinidiae, un batterio che ha profondamente colpito le piantagioni di kiwi giallo e verde dell'Agro Pontino: si stima un 80% di piante di varietà Gold, Hort 16 A e Jin Tao colpite nella sola provincia di Latina. Per quanto riguarda il kiwi verde (var. Hayward e simili le più colpite) pochi dati reali sono disponibili, perché nel Pontino la coltura è diffusa presso molti produttori, di cui però solo una minima parte è organizzata in cooperative, pertanto è difficile conoscere i dati complessivi dei catasti produttivi e l'incidenza della malattia sulla superficie totale.
Pochi sono invece i casi certi segnalati in Emilia-Romagna (nel ravennate e nel forlivese) e sospetti (1 - VEDI NOTA IN CALCE) in Campania (province di Caserta e Salerno). Si può parlare di vera e propria epifizia a livello nazionale, visto che tecniche molecolari hanno dimostrato la similarità dei ceppi reperiti da più regioni d'Italia. 

Il quadro sintomatico comprende: avvizzimenti dei giovani germogli a inizio primavera, comparsa di cancri su rami e tronchi (con fuoriuscita di essudato, color ruggine su Actinidia chinensis e color bianco opaco per A. deliciosa, da non confondere con danni da gelo causati da gelate nei mesi di dicembre-gennaio), che fra l'altro costituiscono fonte di inoculo per le foglie (sulle quali compaiono maculature idropiche); infezione dei bottoni fiorali (causate però anche da Ps. viridiflava) in primavere caratterizzate da piogge prolungate. Il rapido decorso della malattia porta presto la pianta a morte.

Per contrastare la diffusione della malattia si consiglia l'eradicazione delle piante sintomatiche ed interventi di prevenzione con prodotti fertilizzanti e/o biostimolanti con attività battericida collaterale dalla fioritura in poi (perché prodotti a base di rame, da usare al massimo in autunno, possono risultare fitotossici e in alcuni casi le ferite sulle foglie dovute a questa fitotossicità aprono la via al batterio – vedi fig. 9). È altresì buona norma impiegare materiale vivaistico certificato (micropropagato), eseguire potature di arieggiamento, disinfettare gli attrezzi di potatura e taglio, preferire impianti di irrigazione a goccia ed avvalersi dei servizi tecnici (Servizi fitosanitari regionali, Uffici tecnici delle Op ecc.), per identificare correttamente il patogeno e intervenire tempestivamente.

 

Fig. 9 – Batteriosi secondaria su foglia di kiwi trattato con sali di rame

 

Frutta a guscio

Il batterio più pericoloso per il nocciolo è senz'altro Xanthomonas campestris pv coryli, che attacca il pericarpo del frutto quando ancora verde e le brattee esterne nonché gli stessi fusti (cancri), specialmente in caso di sistema di allevamento a policaule; Xanthomonas campestris pv juglandis, agente del 'cancro batterico del noce', è pericoloso soprattutto nei vivai dove conduce a morte rapida le piantine. Una curiosità: il batterio può contaminare il polline, sicché l'ovario raggiunto darà drupe apparentemente normali, ma che andranno in carpoptosi precoce. 

 

Fig. 10 – Drupa di noce con batteriosi

 

Le fonti per le immagini proposte sono: www.forestryimages.org e www.atlasplantpathogenicbacteria.it 

 

 

NOTA e PRECISAZIONE

(1) L’autore del testo NON HA RILEVATO la presenza di batteriosi negli actinidieti campani.

In effetti, i sintomi che le piante manifestano quando attaccate da P. syringae pv. actinidiae sono del tutto simili a quelli generati da altri fattori o agenti causali, seppur meno gravi di questa batteriosi.
Si aggiunge infine che, per la corretta e tempestiva individuazione di questo patogeno, il personale tecnico o gli imprenditori agricoli stessi che sospettano la malattia devono rivolgersi allo staff tecnico dei Servizi Fitosanitari di competenza, come già espressamente indicato nell’articolo in oggetto.

 

A cura di Cosimo Chiantese - socio di Antesia

Antesia, l'Associazione Nazionale Tecnici Specialisti In Agricoltura
I soci di Antesia sono dottori agronomi e forestali, periti agrari, agrotenici, tecnologi alimentari che svolgono assistenza tecnica agronomica a centinaia di produttori agricoli e agroalimentari, svincolati dalla vendita di qualsivoglia prodotto materiale alle aziende agricole. Antesia contribuisce alla formazione dei soci ed al loro continuo aggiornamento, promuovendo il reciproco scambio di informazioni, conoscenze ed esperienze di campo. Se vuoi conoscere le iniziative di Antesia, vai su www.antesia.it. Se vuoi diventare socio di Antesia, vai su www.antesia.it