Sono cinque le unità operative coinvolte nel progetto di ricerca biennale presentato a Marina di Ragusa il 4 aprile. Si tratta delle Università di Torino, Padova, Pisa, Bari e Catania. Oggetto dell'analisi è stato l'uso degli agrofarmaci nell'ambito delle colture protette.

In prima analisi il progetto ha analizzato la situazione italiana, con un campione di 187 aziende. Spesso, più di 20 trattamenti vengono effettuati in serra e lo strumento più diffuso è la lancia. Fra le problematiche rilevate: elevati volumi di distribuzione e pressioni di esercizio, scarsa manutenzione delle attrezzature, poca attenzione alla protezione dell'operatore.

Pomodoro e fragola sono le colture per le quali si sono evidenziati i maggiori problemi, esposizione dell'operatore in primis. Una soluzione potrebbe concretizzarsi, per il pomodoro, nell'impiego di una nuova irroratrice semovente, il cui prototipo è stato realizzato dal Deiafa (Dipartimento di economia e ingegneria agraria, forestale e ambientale) dell'Università di Torino. Per la fragolicoltura, si prospettano miglioramenti in funzione di un corretto posizionamento spaziale dei diffusori, di una regolazione dell'assetto spaziale, del numero di ugelli, ecc.

Un notevole contributo per il miglioramento del quadro generale potrebbe essere apportato anche dall'introduzione di agrofarmaci sempre più innovativi e sicuri.