Il
triticale è un cereale autunno-vernino nato dall'incrocio tra segale e frumento tenero. Inizialmente è stato
selezionato come cereale da granella mentre oggi sta avendo sempre maggiore importanza per la
produzione di massa verde sia per uso zootecnico che per uso bioenergetico. Il triticale è una pianta più rustica, adattabile e produttiva del frumento ed ha una qualità della granella migliore rispetto alla segale. Inoltre è una coltura che si presta ad essere gestita in
modo sostenibile e con
bassi costi agromonici (concimazione, trattamenti fitosanitari ed irrigazione in primis).
Nel passato recente il triticale ha goduto di una certa gloria e diffusione, soprattutto come alternativa ai cereali più diffusi. Oggi però sta subendo una certa
contrazione, soprattutto per la produzione di granella. Può però essere il settore delle
biomasse e dell'
alimentazione animale un ottimo percorso per sfruttare le ottime potenzialità di questa pianta.
IL TRITICALE
Ma come possiamo produrre un buon triticale, soprattutto per la produzione di biogas e in zootecnia? In linea generale ci sono cinque regole fondamentali che devono essere seguite:
corretta epoca di semina che indichiamo in metà di ottobre (questo tra l'altro permette di prevenire eventuali attacchi di virus),
corretta gestione dei residui colturali della coltura che precede il triticale (i residui sono infatti l'habitat ideale per numerosi patogeni, come ad esempio i funghi),
seme di qualità e trattato con una buona concia,
corretta quantità di seme per ridurre i fattori di stress (si ipotizza 150-180 kg di seme per ettaro),
concimazione del terreno bilanciata (e soprattutto senza eccessi di azoto).
Ci sono altre regole importanti che permettono di ottenere il
massimo rendimento dalla coltivazione di triticale per sfruttare appieno le sue potenzialità nella produzione di biogas e in zootecnia:
difendere la coltura dalla presenza di malattie fungine con particolare riferimento alla fase finale del ciclo di maturazione (soprattutto in annate particolarmente piovose), raccogliere il triticale con
corretta maturazione (il contenuto di sostanza secca deve essere compreso tra il 28-34%),
taglio di trinciatura corto per dare la più ampia superficie di contatto tra massa verde e i microrganismi che regolano i processi fermentativi.
Tante le proprietà del triticale alla base di un suo potenziale rinnovamento
(Fonte foto: © Mtrx - Pixabay)
Triticale e l'uso in zootecnia
I vantaggi del triticale nell'alimentazione animale sono:
maggiore energia rispetto agli erbai tradizionali (tipo loietto annuale),
maggiore sanità del prodotto visto la maggiore resistenza naturale all'allettamento rispetto agli erbai tradizionali (che consente tra l'altro di raccoglierlo privo di sporcizia),
maggiore sostanza secca e più qualità, un
prodotto più digeribile e che occupa meno spazio rispetto i cereali a pagli a parità di peso ingerito, possibilità di diminuire la quantità di silomais (più costoso) nella razione giornaliera con
riduzione dei costi di alimentazione, e migliore qualità dell'alimento soprattutto per il contenuto di proteine superiore al mais.
Triticale ed il biogas
La produzione di
silotriticale, così come di silosorgo ed insilato di orzo ibrido, fornisce di fatto delle valide alternative al classico insilato di mais, sia per le rese ettariali elevate che per la
buona capacità di conversione in biogas e biocombustibile. Inoltre dobbiamo ricordare che l'ampia disponibilità di varietà di triticale (guardane alcune su
Plantgest) permette di
programmare in modo ottimale le epoche di semina e di raccolta e di adattarsi alle diverse esigenze. Ci sono però due aspetti da tenere in considerazione: la totale
sostituzione del silomais è probabilmente difficile a causa della minore degradabilità organica, mentre il carico del digestore (e poi della miscelabilità e pompaggio) è penalizzato dalla presenza di una
maggiore quantità di fibra a parità di produzione di gas.