Quale pioniere dell’irrigazione a goccia Netafim ha da sempre cercato applicazioni innovative della tecnica e dei suoi prodotti nelle più diverse colture.

In quest’ottica oggi il mais è diventato una coltura di riferimento. Forti dell’esperienza decennale in climi, ambienti e mercati diversi, possiamo affermare di avere oggi le migliori soluzioni di microirrigazione a goccia su mais e di essere stati i primi a credere che si potesse applicare la goccia anche sulle colture seminative.


La coltura del mais, con diversi obiettivi produttivi, è al centro di una grande attenzione per i nuovi interessi economici che riveste nell’ambito dell’agricoltura italiana. Da Nord a Sud cresce pertanto la richiesta di conoscere le migliori tecniche che possano permettere di contenere i costi energetici con prospettive di rese più elevate in ottica di produrre reddito.
Oggi, con le prospettive legate al settore delle produzioni di biomasse, a fine agro energetico, soprattutto per la produzione di biogas, gli aspetti qualitativi che la coltura deve raggiungere (quantità di granella sull’insilato) sono tenuti in grande considerazione.

Netafim è da sempre attenta a valorizzare, dal punto di vista qualitativo, le produzioni di mais irrigate a goccia attraverso i propri sistemi.

L’irrigazione a goccia del mais si propone oggi come la tecnica più bilanciata dal punto di vista della gestione delle variabili in campo in quanto permette, insieme alla nutrizione in fertirrigazione, di soddisfare la maggior parte dei fabbisogni della coltura.
Netafim ha affrontato l’irrigazione del mais fin dagli anni ’90 negli areali produttivi dell’America Latina e della Russia con risultati incoraggianti che hanno portato nel tempo alla proposta di soluzioni tecniche tagliate su misura alle esigenze delle più diverse realtà mondiali.

Nel tempo le proposte si sono concretizzate in tre soluzioni tecniche in funzione delle diverse necessità: la tecnica in bassa pressione (LPS), quella in irrigazione “tradizionale” (entrambe con ala gocciolante poggiata in superficie) e quella in subirrigazione.
Sono tecniche che si avvalgono dei bilanci idrici stagionali e fenologici in accordo con i coefficienti colturali che vanno messi in relazione con i dati agrometeorologici quali l’evapotraspirato.
L’evapotraspirazione può essere definita, in maniera semplice, come la perdita di acqua di un dato terreno, in una data area con la coltura (mais in questo caso) in atto. Questo non è ancora sufficiente dato che dobbiamo mettere in relazione la fase di sviluppo, o fenologica, della suddetta coltura, con i fattori agroambientali.
Avremo quindi valori di Evapotraspirato Potenziale (Et0) ed Effettivo (Ete). Senza scendere troppo nei particolari, diremo che il fabbisogno irriguo della coltura è corrispondente ai millimetri (mm) di Evapotraspirazione Effettiva. Quest’ultima è risultante dal prodotto dell’evapotraspirazione potenziale (Et0) moltiplicato per il coefficiente colturale (Kc) che rappresenta un fattore di correzione legato ai fabbisogni e alla fase fenologica del mais.

Per esempio, un Kc di 0,4 vuol dire che correggeremo l’Et0 restituendo il 40% del potenziale, un Kc di 1,1 significa che restituiremo il 110% del potenziale.
Queste condizioni (superiori al 100% di restituzione) sono normali nel mais dato che è pianta di origine subtropicale ed ha fabbisogni elevati perfino superiori al potenziale; questo in funzione del fatto che continua l’attività fotosintetica laddove la maggior parte delle piante dei climi temperati si fermerebbero.

Quindi, operando sull’analisi dell’Evapotraspirato, noi sapremo sempre quanta acqua restituire giornalmente al mais semplicemente rilevandolo da una centralina meteorologica, dal web, dai servizi agro-meteo regionali, da una vasca evaporimetrica.

 

Netafim è da sempre attenta a valorizzare, dal punto di vista qualitativo,
le produzioni di mais irrigate a goccia attraverso i propri sistemi

 

Gli studi condotti, e i risultati ottenuti da Netafim in campo, esaltano la bontà di questo tipo di tecnica irrigua che prevede restituzioni con turni ravvicinati e contributi irrigui per tempi prolungati.

Un aspetto da non trascurare riguarda la profondità a cui l’irrigazione deve arrivare: nel caso del mais la maggior parte dell’apparato radicale attivo (quello con maggiori capillizi radicali e quindi maggiore superficie di scambio con il terreno) si trova intorno ai 25 cm di profondità, sarà questa la profondità da monitorare quando andremo a verificare (tramite scavi, sondaggi, posa di sensori o sonde) a quale profondità la zona umida si è spostata dopo l’intervento irriguo.
Profondità e tempo per raggiungerla con l’irrigazione ci daranno la durata del singolo turno irriguo.

Se non avessimo rifornito tutti i millimetri accumulati di evapotraspirato nei giorni precedenti procederemo con irrigazioni frazionate in piccoli turni durante la stessa giornata di irrigazione, il fine è mantenere un corretto stato idrico evitando che l’irrigazione raggiunga profondità lontane dagli apparati radicali con perdite per drenaggio negli strati più profondi.

La risposta della pianta al mantenimento di un corretto stato idrico è molto positiva e si basa sulle risposte fisiologiche del mais che, per esempio, se subisce stress a ridosso o durante la fioritura comporta perdite sensibili di resa in granella.
Per ottimizzare il sistema è sempre bene valutare le opportunità offerte dalla fertirrigazione che permette di utilizzare l’irrigazione in maniera razionale e dinamica reagendo al variare delle condizioni.

Nelle tecniche irrigue per scorrimento o aspersione ad alto volume si ricorre alle concimazioni di fondo in presemina e a volte con successiva concimazione alla sarchiatura (diserbo) in post-emergenza.
Questa strategia pone grosse incognite sulle quantità di nutrienti disponibili nei momenti critici della coltura che, su un mais a ciclo lungo, sono collocati a cavallo della fioritura e dell’avvenuta fecondazione.
Basta una pioggia di qualche giorno per portare via buona parte dell’azoto causando squilibri che possono avere anche gravi conseguenze.
Dall’altra parte bisogna considerare la scarsa mobilità di elementi come Fosforo e Potassio che, anche a causa del pH del terreno, possono comportare rischi di carenza. Questo significa che quando la coltura ha più bisogno che vengano soddisfatti i propri fabbisogni idrico-nutrizionali, ci troviamo in condizioni di grande incertezza sull’aspetto quantitativo e qualitativo dei nutrienti nel suolo esplorato dalle radici.
Tramite le concimazioni tradizionali si apporta un grosso contributo nutrizionale all’inizio della stagione.
Il fosforo è normalmente fornito tutto in presemina, così il potassio e l’azoto per circa metà della quantità totale stabilita.

Va inoltre ricordato che le forme chimiche in cui si trovano questi concimi non sono di solito prontamente assimilabili dalla coltura e hanno bisogno di essere solubilizzate nel fluido circolante nel terreno per effetto delle piogge o delle irrigazioni che, in questo caso, saranno o per scorrimento o per aspersione.

Durante le settimane di massimo fabbisogno saremo quindi in una condizione d’incertezza nel valutare quanti e quali nutrienti la coltura ha a disposizione. E' sufficiente un evento piovoso importante per lisciviare buona parte del contributo azotato fornito, per esempio, in post emergenza.
Si tratta di strategie che lasciano molto spazio all’incertezza e spesso portano a eccessi di concimazione o di spesa per mettersi al sicuro dai rischi, oppure obbligano a ripetuti apporti con ore lavoro e costi aggiuntivi.

Netafim propone invece una diversa strategia nutrizionale basata su somministrazioni programmate tramite l’irrigazione e di quantità misurata, frazionate nel tempo, in accordo con i fabbisogni dapprima crescenti e poi calanti nella lunghezza del ciclo colturale primaverile-estivo suddivisi per macroelemento.

Lo strumento attraverso il quale si somministra il nutriente insieme all’acqua è l’impianto di irrigazione, quindi parleremo di fertirrigazione.

 

Nella tabella di seguito è possibile osservare un piano, del tutto orientativo, di fertirrigazione applicato per il mais con ciclo di 13 settimane, utilizzato come riferimento. La settimana indicata con zero è la presemina, dalla settimana 1 iniziamo a valutare il coefficiente colturale Kc (colonna di destra) nel caso dovessimo irrigare (dipende molto dalla piogge primaverili), e gli apporti di fosforo, che poi andranno e cessare.
 

 

 

L’azoto, fondamentale nelle fasi di levata, è da subito somministrato e va a crescere rimanendo l’elemento trainate della fertirrigazione. L’elemento che meglio permette di esprimere i vantaggi derivanti dalla fertirrigazione è il potassio, molto importante per tutte quelle funzioni fisiologiche alle quali presiede e sulle quali agisce.
Dagli studi si evidenzia come sia coinvolto pressoché in tutte le principali attività della coltura: dall’attivazione enzimatica, regolazione dell’apertura stomatica, mantenimento del turgore cellulare, attività fotosintetica, processi energetici e, molto importante per gli amidi nella cariosside, aiuta la traslocazione degli zuccheri e molte altre funzioni.
Questo lo rende davvero un elemento influente sulla qualità delle produzioni.
Pertanto, come è possibile osservare dalla tabella, il contributo di potassio inizia quando ci troviamo in prefioritura e continua poi pressoché costante fino alla fine delle irrigazioni per sostenere l’accumulo degli zuccheri, sotto forma di amidi nella granella.

 

Questo tipo di programmazione, che svolge in accordo agli obiettivi produttivi che si vogliono raggiungere e alle caratteristiche agro-ambientali, oltre che climatiche, permette di avvalersi dei vantaggi della fertirrigazione ovvero: riduzione delle quantità totali somministrate, veloce assorbimento grazie alla solubilizzazione, distribuzione localizzata nei pressi delle radici, uniformità di distribuzione a tutte le piante, supportare lo sviluppo in maniera bilanciata.

La riduzione delle quantità totali è raggiungibile in virtù del fatto che osserviamo la reazione della coltura ai diversi apporti in fertirrigazione e possiamo quindi fermarci nel caso si verifichino risposte riconducibili ad eccessi di somministrazione (es. inscurimento dell’apparato fogliare per eccesso di concimazione azotata), la capacità di reazione della coltura è breve nell’ordine delle poche decine di ore.
La solubilizzazione dei nutrienti, forniti quindi in forma prontamente assimilabile, garantisce un’alta velocità di assorbimento da parte della coltura, inoltre la distribuzione è localizzata nel volume di terreno interessato dallo sviluppo dell’apparato radicale come abbiamo già indicato in precedenza.
L’utilizzo di ali gocciolanti auto compensanti permette di avere, al variare della pressione, sempre gli stessi litri per ora forniti al gocciolatore, questo significa che tutte le piante riceveranno la stessa quantità di acqua e, nel caso della fertirrigazione, la stessa quantità di nutrienti alla stessa concentrazione dato che soluzione che circola ha le medesime caratteristiche.

 


Nel futuro di Netafim ci sono interessanti progetti di ricerca che mireranno
a ottimizzare ulteriormente la tecnica nel suo complesso
fornendo indicazioni anche sulle varietà maggiormente adatte a essere gestite a goccia  

 

A questo scopo su mais il prodotto consigliato è il Dripnet (PC o AS per subirrigazione o se si rincalza l’ala gocciolante), un prodotto Netafim in grado di soddisfare tutti i requisiti dell’agricoltura di precisione. Possono essere inoltre utilizzati anche ali gocciolanti non-autocompensanti quali lo Streamline e il Python che, grazie a precise progettazioni e all’accurato studio della messa in opera, portano ottimi risultati con sforzi economici minori.
E' possibile osservare come tutti gli strumenti forniti da Netafim si pongano oggi a disposizione dell’azienda agricola o del consorzio di produttori che vogliano lavorare mantenendo un alto profilo tecnico con soluzioni che prevedano l’ala gocciolante poggiata in superficie, oppure operare con soluzioni in subirrigazione dove l’ala gocciolante ha precise caratteristiche tecniche che le permettono di essere interrata (da 3-5 cm fino a 35-40 cm) e di aumentare ancora l’efficienza di distribuzione idrica e nutrizionale.

Nel futuro di Netafim ci sono interessanti progetti di ricerca che mireranno a ottimizzare ulteriormente la tecnica nel suo complesso fornendo indicazioni anche sulle varietà maggiormente adatte a essere gestite a goccia per fornire agli utilizzatori un sempre miglior supporto e servizio di programmazione delle attività produttive da reddito, con l’obiettivo di aiutare a crescere di più con meno sprechi, risorse e minore impatto ambientale.
Aspetti molto importanti nel settore della produzione di biogas (da matrici vegetali o reflui animali più vegetali). Se consideriamo che i consumi energetici di un impianto a goccia possono essere anche del 90% inferiore a quelli d’irrigazioni che utilizzano motori ad alta potenza e alti consumi (pivot, rotoloni, ecc.), considerando anche gli attuali costi del combustibile, emerge ancora più evidente la possibilità di risparmiare sulle spese con, in maniera virtuosa, un occhio alla sostenibilità dei sistemi di produzione.

 

A cura di Alberto Puggioni - Netafim Srl