Nuove idee per combattere la crisi. Ma anche nuovi stimoli, nuovi investimenti, una rinnovata capacità imprenditoriale, per una multifunzionalità del contoterzismo. Oltre, naturalmente, alla missione storica per la quale sette anni fa è nata Confai: l’inquadramento definitivo dell’impresa agromeccanica nel comparto agricolo, allineandosi peraltro alla classificazione europea Ateco, che ha già provveduto. Anche perché, circa l’80 per cento degli agromeccanici ha alle spalle una azienda agricola più o meno grande.

Sono questi alcuni degli spunti della Confederazione agromeccanici, giunta alla sua sesta assemblea annuale svoltasi nei giorni scorsi a Grosseto in concomitanza con la 28ª assemblea di Aemaf, l’Associazione esercenti macchine agricole e frantoi della provincia toscana.

La parola d’ordine è "un secco no" alle sperequazioni e alle differenze di trattamento nell’ambito del comparto agricolo. "Una discriminazione – ha affermato il presidente, Leonardo Bolis dovuta più ad una mancata conoscenza del nostro comparto che ad una volontà politica specifica".
Tuttavia, spiega il coordinatore nazionale, Sandro Cappellini, "l’agricoltura, senza la terziarizzazione dei servizi che noi svolgiamo, sarebbe in ginocchio".

Confai chiede, in circostanze di difficoltà economica, un’intensificazione del dialogo fra le istituzioni e il tessuto imprenditoriale. "Altrimenti si corre il rischio di produrre normative inutili o penalizzanti per le imprese di meccanizzazione agricola – spiega Boliscome è accaduto con il Sistri per i rifiuti o con il Decreto incentivi, che di fatto ha escluso dagli incentivi il nostro settore, smentendo, per lo meno di fatto, le aperture avanzate dalla Tremonti ter".

Confai chiede inoltre l’azzeramento dell’accisa sul carburante, soprattutto alla vigilia di importanti lavori di raccolta. "Eppure, il sottosegretario Buonfiglio ha dichiarato che l’azzeramento dell’accisa comporterebbe un aggravio insostenibile per il bilancio dello Stato. Per quanto ci riguarda, continuiamo ad assistere al divario fra prezzi del greggio e costi al consumo".

E' forte, inoltre, la necessità di tutelare le imprese di meccanizzazione agricola dal fenomeno crescente dell’abusivismo. "Non vogliamo penalizzare gli agricoltori e le loro casse aziendali – afferma il presidentema sarebbe forse più opportuno disincentivare quelle forme di abusivismo che si verificano quando gli imprenditori agricoli svolgono attività agromeccaniche senza averne né il titolo né i mezzi".

Serve dunque innovarsi, "mantenendo la mission di Confai, che è quella di accompagnare l’agricoltura verso la modernità, essere sempre più avanti, diventare l’associazione 'agricola' degli imprenditori agromeccanici".

Contemporaneamente all’assemblea di Confai si è svolto l’appuntamento assembleare di Aemaf, presieduta da Giancarlo Ballerini. Con un focus sul comparto dei frantoi oleari. Un segmento, come ricorda Ballerini, "in difficoltà, reduce da un’annata in cui la produzione di olive si è ridotta del 30 per cento, solo in minima parte compensata da una maggiore resa in olio".
In contrazione anche i prezzi, per la concorrenza del prodotto spagnolo.
"Una soluzione che potrebbe restituire una parziale competitività alle produzioni di casa nostra – incalza Ballerini e riconoscere un prezzo maggiore, riteniamo sia l’etichettatura obbligatoria sull’origine della materia prima, per differenziare la massa oleosa indistinta dalla produzione made in Italy".

Anche per i frantoi è allarme burocrazia. Dal prossimo 15 settembre, infatti, sarà obbligatorio inviare quotidianamente i dati di produzione con il sistema informatizzato Sian. Un’imposizione relativamente alla quale Aemaf chiede un’applicazione posticipata. "Il rischio è di non avere benefici pratici, ma solamente maggiori costi amministrativi".