In questi giorni in cui tutti, ma dico proprio tutti, parlano di agricoltura a me (che sono agricolo)  vien voglia di parlar d'altro. Ecco: potrei parlare di ambiente (del resto sono ambientalista)… ma… ne parlano tutti, ma proprio tutti.

Mi viene allora il dubbio che il continuo chiacchiericcio (amplificato dai social) contribuisca a confonderci ulteriormente le idee - che i luoghi comuni diventino più tenaci e i cliché sempre più ostinati.

 

Gli agricoltori e l'ambiente: ecco un bel cliché tenace e ostinato. Il comune sentire ci dice oramai che l'agricoltore, e ancor di più l'allevatore, sono i veri inquinatori del pianeta.

Leggo i giornali e questi mi raccontano che gli agricoltori sono scesi in piazza per combattere le politiche ambientali della Ue - per tanti ecco una bella conferma del luogo comune.

Se accendo la televisione trovo subito un bel documentario che mi racconta come gli allevamenti producano incalcolabili quantità di metano responsabili del riscaldamento del globo terraqueo.

 

Spiegatemi bene: in Italia abbiamo una quarantina di milioni di veicoli (684 ogni 1.000 abitanti per la precisione) che ogni mese bruciano miliardi di litri di carburante, una trentina di milioni e più di caldaie attive, centinaia di migliaia di impianti industriali, inceneritori, discariche, e chi più ne ha più ne metta, e il problema sono le flatulenze ovvero i peti, le loffe, le bronze, le vescie insomma le scoregge delle vacche? Non mi convincerete mai.

 

E a proposito di peti, bronze, vescie, loffe (della comunicazione): qualcuno vorrebbe ancora convincermi che gli agricoltori sono scesi in piazza per altri motivi se non quelli di difendere il loro reddito, il diritto a farsi pagare il giusto prezzo, a non indebitarsi per comprare mezzi di produzione?

In Germania e nei paesi dell'Est la rabbia degli agricoltori è stata accesa primariamente da un mercato fortemente condizionato da enormi importazioni a dazio zero dall'Ucraina, in Francia soprattutto dall'avidità della grande distribuzione e delle grandi aziende agroalimentari.

In Italia… no….  per favore, avevo detto che non voglio parlare di agricoltura: questo editoriale lo dedico ai peti, alle loffe, alle bronze: alte e naturali espressioni del comune sentire.