L'agricoltura è il settore che (forse) più di ogni altro risente quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici. Questi ultimi, infatti, stanno via via modificando la mappa delle produzioni agricole, costringendo le imprese che operano nel comparto primario a far fronte giorno dopo giorno a nuove sfide.
I vigneti, per esempio, tendono ad espandersi verso l'alto, con la presenza della vite a quasi 1.200 metri di altezza, come emerge da un'analisi della Coldiretti. Le uve sono più precoci, meno acide e più dolci rispetto al passato, con il vino che è anche aumentato di un grado negli ultimi trenta anni. Ma anche colture come l'olivo stanno risentendo degli effetti del surriscaldamento, tanto che la coltivazione di questa pianta è arrivata fino alle Alpi.
Frutta esotica made in Italy
La parte del leone però la fa la frutta esotica, che in Sicilia, Puglia e Calabria, complice il clima, ha trovato il suo habitat ideale. Come evidenzia la Coldiretti, le coltivazioni di frutta esotica made in Italy sono moltiplicate negli ultimi anni, superando i mille ettari nelle tre regioni del Sud Italia citate.
Dalla banana al mango, dall'avocado al lime, dal frutto della passione all'annona, dallo zapote nero al litchi, il cesto delle aziende agricole è sempre più ricco di queste colture originarie perlopiù dell'Asia e dell'America Latina.
Papaya: pianta generosa, un po' capricciosa, ma con capacità ingegneristica
A proposito di frutta esotica e Sud Italia, in Sicilia, per la precisione a Santa Croce Camerina in provincia di Ragusa, c'è un'azienda che dopo qualche anno di sperimentazioni condotte con successo, ha deciso di scommettere sulla papaya (Carica papaya L.), una pianta tropicale, appunto, appartenente alla famiglia delle Caricaceae.
Essendo la regione, soprattutto nella parte costiera, adatta alle coltivazioni tropicali e subtropicali, Gianni Leoncini, insieme al socio Enrico Corradi e all'agronomo Carmelo Criscione, ha avviato la Zadaya Srl Società Agricola con 3 ettari di serre per la coltivazione di papaya biologica.
"Arrivato all'età di settantuno anni - ci racconta Leoncini - dopo un lungo percorso di progettazione e realizzazione di immobili residenziali e industriali, produzioni di musical a Londra e organizzazione del campionato del mondo di croquet, ciò che mi mancava era interessarmi all'agricoltura".
E così ha scelto di dedicarsi a questa pianta che ama definire "generosa, con capacità ingegneristica, ma un po' capricciosa". Generosa perché "piantando i semi a febbraio, la raccolta (e la commercializzazione) potrà avvenire da ottobre fino a dicembre". Con capacità ingegneristica perché "il suo tronco non ha una struttura legnosa. Pur essendo nel pieno dello sviluppo di circa 10-15 centimetri - spiega Leoncini - è quasi completamente vuoto, ma riesce tuttavia a crescere fino a 3 metri di altezza e a sopportare un carico di frutti fino a 100 chilogrammi", questo "grazie all'ottimo bilanciamento dei frutti sulla sua circonferenza. La ramificazione quasi superficiale delle radici forma un continuo tra piante vicine e ne accresce la stabilità".
Infine, è un po' capricciosa "in quanto arresta lo sviluppo dei frutti se fa troppo caldo o troppo freddo, ragione per cui, almeno in Italia, viene coltivata in serra". Ecco perché, presso la Zadaya Srl Società Agricola, "la coltivazione viene effettuata in serra (fredda), sia per resistere alle basse temperature invernali, sia perché, essendo la papaya dotata di un apparato radicale superficiale, dev'essere difesa dal vento. Il vento agisce negativamente anche sull'apparato fogliare che, essendo di dimensioni notevoli, subirebbe danneggiamenti in maniera irrimediabile" afferma l'agronomo Criscione.
La papaya ha bisogno di caldo (temperature medie di circa 20-22°C), di una notevole dotazione idrica, specialmente nel periodo primaverile ed estivo, soffre molto le basse temperature invernali (già a 5-6°C ne può risentire), risente delle gelate tardive e del vento. Il terreno deve essere ben lavorato, ricco di sostanza organica, sciolto, con un pH subacido o neutro e privo di ristagni idrici.
Una caratteristica tipica è l'ottimo bilanciamento dei frutti sulla pianta
(Fonte foto: Zadaya Srl Società Agricola)
Papaya, focus sul frutto
"La pianta si sviluppa nel primo anno di vita, raggiungendo anche i 2 metri di altezza" spiega Carmelo Criscione. Dopodiché "comincia la maturazione scalare dei frutti, che si protrae da aprile a novembre". Il frutto, una bacca di forma globosa, ovoidale o piriforme con depressioni carpellari più o meno profonde, "a maturazione assume una colorazione gialla esternamente, mentre internamente il colore è arancione, con la presenza di molti semi marroni o neri". Il peso del frutto oscilla mediamente tra i 250 grammi e i 2 chilogrammi in funzione della varietà.
Oggi sul mercato si possono trovare diverse varietà, come per esempio Formosa, Solo, Golden, ma presso la Zadaya Srl Società Agricola vengono coltivate, in biologico, la Iuve (per circa l'80% della coltivazione), dotata di maggiore shelf life, e la Intenzza (per il restante 20%), varietà più precoce e più produttiva.
Una scelta dettata dalle esigenze del mercato, ma anche dal tipo di terreno e dalle caratteristiche dell'acqua per irrigare che si hanno a disposizione.
Le varietà coltivate in azienda sono la Iuve e la Intenzza
(Fonte foto: Zadaya Srl Società Agricola)
Frutto di nicchia, ma sempre più apprezzato dal mercato
"Come in tutte le coltivazioni agricole, e in special modo in quelle specializzate - afferma Carmelo Criscione - all'inizio abbiamo riscontrato delle difficoltà di gestione dell'impianto, proprio nel periodo invernale, cioè quello meno adatto allo sviluppo della papaya".
Piano piano però la coltivazione ha preso forma e con essa si è ingrandita anche l'azienda: oltre a Gianni Leoncini, Enrico Corradi e Carmelo Criscione, si sono aggiunte alla squadra altre figure coinvolte direttamente nella coltivazione o che svolgono attività di consulenza.
Ad oggi "la produzione teorica potrebbe arrivare a 50 chilogrammi per pianta - constata fiero Leoncini - in via cautelativa per la commercializzazione stimiamo da 35 a 40 chilogrammi per pianta".
Cosa certa invece è il fatto che questo frutto tropicale è ancora di nicchia e poco esplorato, ma è in crescita il suo grado di apprezzamento tra i consumatori. A dimostrazione di ciò, "per quanto attiene alla commercializzazione il mio socio Enrico Corradi in poco tempo è riuscito a creare una rete di clienti che ci stanno supportando nei costi sia dell'investimento iniziale sia della produzione" conclude Gianni Leoncini.
E per il futuro l'obiettivo è quello di sviluppare partnership con la Grande Distribuzione Organizzata italiana con una produzione limitata di altissima qualità.
Sede operativa: Contrada Pirreia, Santa Croce Camerina (RG)
Cellulare: +39 347 268 0073 e +39 348 300 9586
Email: info@zadaya.it
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