Le tensioni sulla guerra in Ucraina, con la Russia che negli ultimi dieci giorni prima ha vissuto un tentativo di golpe (o presunto tale) ad opera del comandante della brigata di mercenari della Wagner e ora sta subendo la controffensiva di Kiev, si ripercuotono sul rinnovo dell'accordo sul grano, in scadenza il prossimo 17 luglio.

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La Black Sea Grain Initiative, il corridoio umanitario che consente alle navi cariche di grano e cereali di attraversare il Mar Nero, sarà rinnovato? Per quanto tempo? E riuscirà a dare risposte a tutti quei Paesi esposti all'insicurezza alimentare?

 

Domande alle quali ad oggi, in una fase di tensione alle stelle fra i due Stati in guerra, è difficile dare risposte. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Viktorovic Lavrov, ha dichiarato che "non ci sono motivi per prolungare l'accordo sui cereali, che scade il 17 luglio, considerata l'attuale posizione dell'Occidente e il silenzio dell'Onu".

 

Sul tema è intervenuta anche Coldiretti, denunciando la propria preoccupazione, dal momento che l'Italia è il quarto Paese beneficiario dell'export di cereali dall'Ucraina, che nell'ultimo anno (il primo accordo per l'export di grano, ottenuto con la mediazione della Turchia e dell'Onu risale a luglio 2022) ha esportato cereali attraverso rotte commerciali alternative, mettendo in crisi i mercati dei Paesi dell'Europa Orientale, sostenuti con interventi specifici dall'Unione Europea.

 

Tornando all'Italia, secondo Coldiretti le importazioni di grano proveniente dall'Ucraina sono aumentate del 326% per un quantitativo pari a oltre 115 milioni di chili nel primo trimestre 2023.

 

Nei giorni scorsi, in particolare, sono stati diffusi dal Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) i volumi relativi all'export, in base ai quali il primo Paese beneficiario è stato la Cina, col 24% dei volumi ritirati sul totale partito dai porti sul Mar Nero. Alle spalle di Pechino, che prosegue la propria strategia di rafforzamento degli stock strategici di cereali e semi oleosi (tanto che oggi detiene il 69% della produzione mondiale di mais, il 52,3% di quella di grano e il 35,3% della soia, secondo le elaborazioni di Teseo.Clal.it), si collocano come principali destinatari Spagna, Turchia, Italia e Paesi Bassi, destinatari rispettivamente del 18%, del 10%, del 7% e del 6% dei flussi esportati dall'Ucraina.

 

Il report dell'Usda, inoltre, puntualizza che dalla firma della Black Sea Grain Initiative del 27 luglio 2022, oltre 32,1 milioni di tonnellate di cereali e oli vegetali sono stati spediti da tre porti ucraini idonei a quarantasei Paesi in Asia, Africa, Europa e Medio Oriente, con la Cina che, appunto, si è rivelata essere il primo più grande destinatario di prodotti alimentari spediti nell'ambito del piano.

 

Dei 7,7 milioni di tonnellate di prodotti alimentari spediti in Cina, il mais rappresentava la quota maggiore (5,6 milioni di tonnellate), seguito dalla farina di semi di girasole (1,4 milioni di tonnellate), dall'olio di semi di girasole (370mila tonnellate) e dall'orzo (340mila tonnellate).

 

Alla luce di questi dati si può affermare che l'accordo Black Sea Grain Initiative si è rivelato efficace per fronteggiare l'emergenza alimentare?

 

"Siamo di fronte a rotte nuove, che passano attraverso l'Europa via terra e che stanno inevitabilmente creando pressioni sui prezzi e hanno innescato fenomeni speculativi, tanto che i prezzi dei cereali sono crollati rispetto a un anno fa" commenta un imprenditore agricolo fra i big della cooperazione in Italia. "Dobbiamo umanamente sostenere l'Ucraina, ma innegabilmente subiamo un rimbalzo negativo dei prezzi, mentre i costi di produzione non sono ritornati ai livelli precedenti alla guerra. È logico che i cereali che approdano in Europa poi si fermano, anche perché i prezzi di vendita del grano ucraino sono più bassi rispetto ad altri competitor internazionali".

 

Il prezzo del grano, sostiene Matteo Bartolini, vicepresidente di Cia - Agricoltori Italiani, "è molto esposto alla speculazione, tra future e operazioni finanziarie connesse ai derivati, ma questo scenario era presente anche prima della creazione dei corridoi umanitari attraverso il Mar Nero".

 

Gli aiuti all'Ucraina invasa dalla Russia non sono tuttavia un tema da mettere in discussione. "Semmai - prosegue Bartolini - l'approccio deve guardare ai principi che ispirarono la nascita della Politica Agricola Comune, per tornare a sostenere gli agricoltori e i consumatori, magari prevedendo una sorta di QR Code nei supermercati e nei punti vendita che riconoscano ai consumatori una sorta di premio o di sconto in caso di acquisto di beni alimentari con grano italiano e ai cerealicoltori un prezzo di mercato superiore per i maggiori costi sostenuti o per fronteggiare i rally dei listini".

 

Quello che servirebbe, però, per garantire un futuro all'agricoltura, è l'adozione di nuovi modelli di sviluppo economico, suggerisce Bartolini, "perché se restiamo al modello di globalizzazione non riusciamo a competere sui grandi numeri".

 

Incognita El Niño

Sul fronte meteorologico, intanto, sta tornando l'incognita El Niño, che potrebbe nei prossimi mesi e in particolare nell'estate 2024 presentarsi con forza nel continente americano, con ripercussioni sulle produzioni agricole, sui prezzi e sulla crescita economica globale. Secondo un recente studio di Deutsche Bank, "l'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e alimentari in genere è un tema comune a tutti gli eventi climatici provocati da El Niño".

 

Un fattore di incertezza in più in un contesto già fortemente esposto alle speculazioni.

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