La notizia della settimana è senza dubbio quella che l'Usda (United States Department of Agriculture) ha dato l'autorizzazione a due aziende (per la cronaca: Upside Food e Good Meat) a produrre e distribuire carne sintetica avicola.

Come noto la carne sintetica è prodotta in giganteschi bioreattori da colture cellulari utilizzando per la crescita vari nutrienti (es. amminoacidi).

 

Secondo alcune ricerche di mercato, il 60% dell'intero consumo di carne entro il 2040 potrebbe essere rappresentato da surrogati sintetici. Abbiamo ovviamente forti dubbi sulla sostenibilità ambientale (energetica, climatica...) di tali procedure e siamo pressoché certi che questo rappresenterà un ulteriore passaggio per la totale industrializzazione dell'agricoltura.

Un'industrializzazione che si compirà nel solito quadro di furore distruttivo del pianeta (e dei suoi abitanti) che caratterizza l'attività umana da almeno un paio di secoli. Abbiamo un bel sperare nelle magnifiche sorti e progressive del genere umano quando non ci son date altro che evidenze di tregende prossime venture.

Le alternative sappiamo che esistono, purtroppo pare che abbiano poco appeal per i mercati azionari.

 

Noi però sappiamo anche che sarebbe possibile fare una buona agricoltura rispettosa dell'ambiente.

Sappiamo che sarebbe possibile avere prodotti di buona qualità consumandone di meno e garantendo a chi li produce una giusta retribuzione.

Sappiamo che la gestione accurata dell'ambiente e dei territori porterebbe ricchezza, bellezza e benessere.

Che sia possibile una transizione ecologica non lo scrivono oggi solo alcuni freak, libertari e sognatori ma anche più che autorevoli economisti. E ancor più che autorevoli personaggi, come per esempio Papa Francesco.

 

Di recente abbiamo letto un libro (Il gusto di cambiare: la transizione ecologica come via per la felicità) scritto da un autorevole economista (Gael Giroud, ex capo economista dell'agenzia francese per lo sviluppo e oggi direttore del centro per la giustizia ambientale della Georgetown Università di Washington) e da quello che personalmente ritengo un libertario un poco freak (ma furbo: Carlin Petrini, creatore del movimento Slow Food).

La prefazione è appunto di Papa Francesco. E già questo a me basta.