Le recenti piogge mettono parzialmente in salvo la stagione in Francia, mentre Spagna e Italia continuano a destare preoccupazione. Allo stesso tempo la siccità continua a impensierire l'America Latina, mentre negli Stati Uniti l'indice di siccità continentale è sceso sotto il 40%, per la prima volta dal settembre 2020.
Partiamo da questo punto sul clima, rilanciato da Teseo.Clal.it, per prepararci a celebrare la Giornata Mondiale della Terra (sabato 22 aprile), dove suolo, acqua, aria rappresentano le variabili determinanti per un'agricoltura in salute. Questo significa poter contare su una maggiore disponibilità di produzioni agricole e di cibo sul Pianeta, in vista di un aumento della popolazione mondiale proiettata secondo le stime della Fao a 9-9,5 miliardi entro il 2050, per poi stabilizzarsi.
Il tema dei cambiamenti climatici è forse uno dei più urgenti da risolvere e richiede una particolare duttilità e una capacità di contrasto da declinare in diversi modi e secondo differenti approcci. L'innovazione, da sola, non basta. Soprattutto, non basta se orientata in una sola direzione. Per questo nei giorni scorsi Bologna ha ospitato una due giorni che ha coinvolto oltre novanta partecipanti, ventisette Paesi rappresentati, venticinque progetti e moltissime idee, che saranno successivamente vagliati dalla Commissione Agricoltura dell'Unione Europea con lo scopo di individuare una strategia operativa per il futuro dell'agroalimentare.
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Garantire la sicurezza alimentare a fronte di fenomeni sempre più violenti di cambiamento climatico necessita risposte coordinate, con il coinvolgimento del sistema agricolo, di agronomi e professionisti, studiosi del clima, rappresentanti delle istituzioni. E proprio le istituzioni a livello internazionale si sono spese per l'Accordo di Parigi (2016) e - su scala comunitaria - per l'elaborazione di un Green Deal (2019) finalizzato a contenere le emissioni di anidride carbonica, e a veicolare l'Unione Europea verso una transizione ecologica, ambientale, energetica impegnativa e, per alcuni aspetti, decisamente complicata da raggiungere.
Già oggi sono in corso progetti finalizzati all'adattamento climatico come ad esempio Life Ada, che ha come capofila UnipolSai e a cui Image Line® ha contribuito lo scorso anno con momenti formativi, che vede coinvolte tre filiere (lattiero casearia, vitivinicola, ortofrutticola), quattro regioni (Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Lazio) e oltre 6mila agricoltori partecipanti. L'obiettivo è quello di coinvolgere circa 15mila agricoltori a livello nazionale (oltre 242mila in prospettiva futura) per 1,2 milioni di forza lavoro coinvolta, per una superficie potenzialmente interessata di oltre 2,6 milioni di ettari.
Le leve utilizzate riguarderanno il trasferimento della conoscenza riguardo possibili scenari di cambiamento climatico assieme alla gestione dei rischi e all'adozione di misure concrete per guidare gli imprenditori agricoli negli attuali e futuri cambiamenti; la definizione di strumenti specifici ed efficaci per supportare il processo decisionale mediante l'adozione di strategie adattative lungo tutta la supply chain; la definizione di una strategia tecnico politico a livello regionale al fine di supportare le scelte e la pianificazione degli agricoltori; la promozione di un approccio innovativo per gli agenti assicuratori al fine di rafforzare la capacità di mitigare i rischi e garantire maggiori tutele agli agricoltori nel medio lungo termine, nonostante la crescita costante e continuativa dei rischi legati alle produzioni agricole.
Gli sforzi della Commissione Ue sono proiettati anche su un orizzonte di lungo periodo, come confermato da Martin Claverie, ricercatore dell'European Commission Joint Research Centre (Jrc), per il quale "la produzione alimentare globale è e sarà altamente vulnerabile nei prossimi decenni. La disponibilità della risorsa idrica è un elemento di estrema criticità per tutto il territorio dell'Unione. Ad oggi abbiamo già assistito a due gravi eventi di siccità in Europa, nel 2018 e nel 2022; questi potranno diventare la nuova normalità nel 2040. E se questa tendenza fosse confermata, la produzione di colture agrarie, specialmente quelle ad alto dispendio di risorse idriche, potrebbe diventare irrealizzabile entro il 2050. Inoltre, stiamo assistendo a un continuo cambiamento delle zone agroclimatiche, con implicazione diretta sulla reale fattibilità di coltivare alcune specie, a partire da quelle orticole e frutticole".
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Un esempio paradigmatico potrebbe essere quello del mais. "Senza adattamento, i cambiamenti climatici ridurranno notevolmente, ad esempio, le rese di mais e frumento nell'Europa meridionale (con perdite fino al 25% per il mais) e, in misura minore, di mais da granella in Nord Europa. Il cambiamento climatico potrebbe limitare ancora di più l'acqua disponibile per l'irrigazione, rendendo di fatto impossibile la produzione di alcune colture nell'Europa meridionale", analizza Jrc.
Anche la riforma della Politica Agricola Comune 2023-2027 ha messo a punto strategie e soluzioni per un'agricoltura più verde. Tra le norme della condizionalità ritroviamo, infatti, il mantenimento dei prati permanenti e il divieto di conversione o aratura dei prati permanenti nei siti di Natura 2000; la protezione adeguata di zone umide e torbiere; la rotazione delle colture; la copertura del suolo.
Nell'ambito del Primo Pilastro, l'Ecoschema 2 "Inerbimento delle colture arboree" e l'Ecoschema 4 "Sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento" contribuiscono sia a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra che a incrementare la capacità di sequestro del carbonio dei terreni agricoli e a favorire la conservazione ed il ripristino della fertilità del suolo.
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Nel Secondo Pilastro della Pac sono previste misure utili ad aumentare la capacità di sequestro del carbonio del suolo come la copertura del suolo (incluso l'inerbimento delle superfici arboree e delle colture intercalari), la lavorazione ridotta, la permanenza dei residui colturali sulla superficie del suolo o il loro interramento, la gestione sostenibile degli apporti di sostanza organica, la conversione dei seminativi in prati e pascoli, il mantenimento dei prati permanenti, i terreni a riposo, l'agroforestazione, l'agricoltura biologica, la produzione integrata, l'agricoltura di precisione, le infrastrutture ecologiche (ad esempio fasce tampone, fasce erbacee, boschetti, prati umidi e zone umide, eccetera) e gli investimenti per la promozione delle energie rinnovabili e la copertura degli stoccaggi.
L'innovazione resta una fase cruciale per la lotta ai cambiamenti climatici e la tutela delle risorse. Facendo attenzione ad avere un approccio globale, come sottolineato dal professor Gianluca Brunori, economista agrario dell'Università di Pisa ed esperto di digitalizzazione in agricoltura (ne è referente per l'Accademia dei Georgofili) in un report di PianetaPsr. "Nei processi di innovazione, per molto tempo e in parte ancora oggi, la tecnologia è stata posta al centro dell'attenzione, come fosse il fine degli interventi di politica e di sviluppo del settore, mentre è fondamentale ricordare che essa è un mezzo per raggiungere un cambiamento atteso (innovazione trasformativa)" ha specificato il professore Brunori.
"La rilevanza data alla digitalizzazione in questa fase storica, se non bene governata, rischia di concentrare gli sforzi sull'innovazione in sé piuttosto che sull'utilità che potrebbe avere per la soluzione di problemi reali e per la creazione di nuove opportunità di sviluppo. Il ruolo della ricerca - ha continuato - potrebbe essere fondamentale per favorire processi di analisi e supportare la politica nell'individuare le direzioni che le innovazioni dovrebbero seguire per favorire il cambiamento".
Per saperne di più sull'incontro di EU Cap Network dedicato a sicurezza alimentare e cambiamento climatico, è possibile visitare questa pagina.
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