Le regole per l'accesso al credito bancario previste dagli accordi di Basilea penalizzano gli agricoltori e devono essere modificate alla luce della specificità dell'attività agricola.

 

Questo l'appello emerso durante la prima edizione del Forum sul Credito in Agricoltura "Gli accordi di Basilea: l'urgenza di cambiare", promosso dal Consorzio Vino Chianti in collaborazione con Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentare, Cia, Coldiretti, e Confagricoltura.

 

All'evento si è fatto il punto sull'applicazione degli accordi di Basilea, secondo cui le aziende agricole possono accedere al credito bancario in base alle stesse regole che valgono per tutti gli altri settori. Il punto però è che questa condizione - si rileva - è "penalizzante per l'attività" che "per sua natura è molto diversa da tutte le altre".

 

"Il sistema creditizio non può applicare gli stessi vincoli delle grandi industrie al mondo agricolo" osserva il sottosegretario al Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Patrizio La Pietra. La volontà del Governo Meloni è "di promuovere, anche in sede europea, un nuovo approccio per l'accesso al credito dei nostri agricoltori. La prudenza degli istituti bancari segue le Linee Guida europee, ma di fatto non tiene nel giusto conto le peculiarità e i tempi dell'agricoltura, con le conseguenti difficoltà che stanno riscontrando i nostri imprenditori agricoli".

 

"Più che un Forum questo deve essere un tavolo di lavoro - dice Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti - da domani dobbiamo cominciare a lavorare; quello dell'accesso al credito è un problema che attanaglia le aziende agricole. Il Chianti è uno dei vini italiani più famosi al mondo, rappresenta circa 3.600 imprese, quando si pensa al vino, il Chianti rappresenta l'icona Italia. Credo sia giusto che il nostro Consorzio fornisca supporto al mondo dell'agricoltura, in questi ultimi anni tra siccità, grandinate e gelate primaverili non ci siamo fatti mancare niente, e tutto questo si riflette sul credito, noi non possiamo tirare la cinghia, i costi vanno portati avanti, ci sono aziende che non riescono ad accedere al credito".

 

E il fatto che il sistema agricolo debba sottostare ai ritmi della natura, è uno degli argomenti più discussi; quindi i cicli produttivi e di vendita sono molto più lenti di qualsiasi altra attività. Non solo questa situazione rappresenta un problema per gli agricoltori ma è "lesiva anche del sistema creditizio".
Avere accesso al credito proprio in un momento come questo - tra inflazione, caro energia, prezzi elevati delle materie prime - è "ora più che mai cruciale per le aziende vitivinicole".

 

Scende in campo anche la Banca d'Italia per mettere in chiaro come sia necessario un sistema forte. Per il vicedirettore generale Paolo Angelini l'aumento dei requisiti patrimoniali delle banche previsto dalla riforma di Basilea va completato in Europa, perché questo tipo di interventi ha dimostrato di irrobustire il sistema finanziario anche di fronte a possibili crisi. "Per fornire alle imprese, soprattutto a quelle di piccola e media dimensione, il sostegno finanziario di cui hanno bisogno - rileva Angelini - è necessario un sistema bancario solido. Un adeguato livello di patrimonializzazione degli intermediari è il presupposto perché ciò sia effettivamente possibile. A questo obiettivo mira l'ampio insieme di riforme concordate in seno al Comitato di Basilea in seguito alla grande crisi finanziaria del 2007-2008".

 

"Il Governo - rileva ancora La Pietra - intende sostenere le imprese agricole nell'attuale difficile contesto socioeconomico, non solo attraverso contributi diretti, ma anche agevolando l'accesso al credito grazie all'intervento, per esempio, di Ismea tramite il rilascio di garanzie a titolo gratuito, con percentuale di copertura al 100%, a fronte di finanziamenti della durata massima di dieci anni, con 24 mesi di preammortamento, e di importo fino a 62mila euro".

 

La richiesta conclusiva è quindi che l'agricoltura abbia un sistema di regole bancarie completamente diverso da quello degli altri settori per la natura stessa del lavoro legata anche al ciclo di vita delle produzioni.