Il riferimento è a sugar tax e plastic tax, il solco è tracciato, ma il ministro non usa mezze misure: "La transizione è un processo, non un burrone. Dobbiamo accompagnare le imprese, non farle precipitare".
E così, ecco l'esempio di "due azioni che il nostro Paese si è trovato a fare e che non siamo ancora riusciti, tentennando, a portare avanti". Sugar tax e plastic tax, appunto.
"Abbiamo iniziato a parlarne nel 2018" spiega Patuanelli. "Sono passati tre anni e ogni volta ci siamo trovati a dover prorogare l'entrata in vigore, correttamente, perché contemporaneamente non abbiamo messo in campo strumenti necessari per accompagnare le aziende in quel passaggio di transizione verso un minore utilizzo di plastica e di zucchero".
Obiettivi corretti, traiettorie non adeguatamente definite. Ma non è possibile - prosegue Patuanelli - che il conto lo paghino le imprese o i consumatori, dal momento che "plastic tax e sugar tax sono destinate ad avere un effetto a valanga sui consumatori".
Parlando invece di innovazione e di ricerca per il trasferimento tecnologico, aspetto che rappresenta un punto centrale della Carta di Firenze adottata al termine del G20 Agricoltura, il ministro Patuanelli si sofferma sulla situazione italiana.
"Per micro imprese e imprese familiari far fare un percorso di innovazione è complicato" afferma il ministro. "Abbiamo una superficie aziendale media di 8,3 ettari e una cultura tecnologica non contemporanea. Come si può accedere a droni, tecnologie innovative al servizio dell'organizzazione del miglioramento del processo produttivo?".
Un tentativo a livello nazionale è stato fatto dallo stesso ministro delle Politiche Agricole, applicando gli strumenti del credito d'imposta previsti nella misura Industria 4.0 anche al settore primario, adottando le politiche di Agricoltura 4.0 per favorire l'innovazione nel settore.
Un altro aiuto dovrebbe arrivare "dai fondi del Pnrr per l'innovazione e la logistica", quest'ultimo aspetto strettamente connesso all'internazionalizzazione e alla crescita di singole filiere, a partire da quella ortofrutticola, ma anche dal vino, "che ha trovato la propria strada crescendo nell'export e allo stesso tempo rafforzando il mercato locale".
Inevitabile l'argomento "Prošek", una bomba scoppiata temporalmente proprio alla vigilia del G20, ma sulla quale il ministro si dichiara "fiducioso".
"La Croazia ha per ora inviato la domanda di riconoscimento di Indicazione geografica protetta" spiega Patuanelli. "Abbiamo attivato immediatamente un tavolo tecnico e presenteremo le nostre deduzioni. Ringrazio il viceministro Centinaio per la tempestività. Sono ottimista, perché mi sembra un caso del tutto analogo a quello del Tokaj, che da friulano ricordo bene, o dello Champanillo spagnolo. Risponderemo".
Due giorni prima aveva parlato il commissario europeo all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, con una risposta sibillina: "Considererò molto seriamente le obiezioni dell'Italia e su questo aspetto non c'è ancora la parola fine" aveva sentenziato. "La Commissione europea ha svolto molte analisi giuridiche dalle quali è emerso che non ci sono motivi per rifiutare la richiesta croata, perché il Prosecco e il Prošek sono stati riconosciuti come prodotti differenti".