Evoluzione del mercato e dell'economia agricola, richiesta sempre maggiore di forme di intervento più dettagliate e la conseguente difficoltà a reperire manodopera professionale altamente specializzata, migliorare la produttività del lavoro, evitare il "peso" di regole sempre più onerose, e il timore in incorrere in qualche inconveniente per via di un apparato sanzionatorio sovradimensionato.

Queste le principali motivazioni, in relazione alle nuove esigenze delle imprese, che portano al ricorso alle esternalizzazioni in agricoltura, così come emerge dall'evento online organizzato da Confagricoltura, insieme con Umana e Agronetwork, "Le esternalizzazioni in agricoltura - Appalto di servizi labour intensive e somministrazione. Rischi e opportunità".

Secondo quanto emerso "si sta affermando nel settore primario il fenomeno delle cosiddette 'esternalizzazioni', ossia dell'affidamento ad altre imprese dello svolgimento di alcune fasi del processo produttivo agricolo. Accanto al tradizionale 'contoterzismo' si assiste allo sviluppo di altre forme di esternalizzazione (appalto) che riguardano fasi del processo produttivo meno meccanizzate, in cui prevale l'elemento umano e manuale, per esempio la raccolta. Ma in agricoltura si sta diffondendo con una certa rapidità anche la somministrazione di lavoro, fino a qualche anno fa sconosciuta".

In base all'analisi del direttore dell'area Lavoro e welfare di Confagricoltura c'è di buono che "le imprese in contoterzi sono molto efficienti". Si afferma questa "esigenza perché l'economia agricola si sta evolvendo, l'agricoltura è ormai 4.0, e ci si specializza sempre di più". Ed è per questo che "alcune fasi del processo produttivo portano imprese agricole a esternalizzare. Le esternalizzazioni sono cresciute del 28% negli ultimi cinque anni; e più del 18% negli ultimi tre anni secondo l'Istat. Le attività in cui se ne fa più uso sono il settore vitivinicolo, orticole in pieno campo, e gli allevamenti soprattutto per la raccolta, la potatura e il carico e scarico. Le aree del Paese dove sono più diffuse sono il Nord e il Centro, di meno al Sud".

"Il contratto collettivo nazionale è, e rimane, la stella polare del lavoro in agricoltura - osserva Confagricoltura - all'interno di quel perimetro la politica deve tuttavia individuare le forme più snelle e percorribili per dare risposte certe alle imprese e agli addetti. Le aziende si trovano oggi in una situazione di difficoltà: da un lato devono continuare a svolgere la propria attività, tanto più nel periodo emergenziale per soddisfare il fabbisogno alimentare del Paese, dall'altra faticano a reperire sul mercato, in tempi rapidi, manodopera professionalizzata che garantisca adeguati livelli di produttività. Resta quindi forte la spinta a forme di esternalizzazione, ma permane la preoccupazione delle imprese di incorrere in possibili violazioni di una normativa - quella sugli appalti di servizi - che presenta ampie zone grigie e solleva forti dubbi interpretativi che possono portare all'applicazione di sanzioni assai gravose".