Nasce la nuova Direzione Agribusiness, il centro di eccellenza del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicato all'agricoltura, che punta a cogliere le potenzialità di uno dei settori produttivi più importanti del paese e, allo stesso tempo, a valorizzare ulteriormente il legame con i territori e le risorse provenienti dall'integrazione con UBI Banca.

La Direzione, con alla guida il manager Renzo Simonato e che rientra nella nuova configurazione della Divisione Banca dei territori, avrà sede a Pavia e potrà contare su ottantacinque filiali sul territorio nazionale e circa mille specialisti a servizio di circa 80mila clienti. Il network di Agribusiness si concentrerà in particolare nelle aree a maggior vocazione agricola del paese al fine di valorizzarne le peculiarità e le eccellenze e si rivolgerà alle imprese che operano nell'agricoltura, allevamento, silvicoltura e utilizzo delle aree forestali, pesca, acquacoltura e agriturismi, oltre alle aziende attive nella trasformazione e distribuzione della produzione agricola.

Il centro di Pavia si propone come interlocutore principale e qualificato per accompagnarne gli operatori in tutte le fasi dello sviluppo, nonché sostenere investimenti finalizzati a promuovere nuovi progetti imprenditoriali, con una particolare attenzione ai criteri della sostenibilità e della circular economy.

"La nuova Direzione vuole essere un modello di eccellenza a servizio dell'agricoltura, che raggrupperà al proprio interno le molte competenze del Gruppo, diventando un punto di riferimento qualificato a livello nazionale" ha dichiarato Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei territori di Intesa Sanpaolo. "Agribusiness è anche un segnale di vicinanza al territorio e alle sue eccellenze locali, con cui daremo vita a una nuova realtà in grado di rappresentare un motore per la ripresa e la crescita del paese".

Da una ricerca della Direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo emerge che nel 2019 il sistema agroalimentare italiano ha generato un valore aggiunto di 64,8 miliardi di euro e ha occupato oltre 1,4 milioni di persone, con un peso sull'economia rispettivamente del 4% e del 5,5%. L'agroalimentare vede il Belpaese al terzo posto per valore aggiunto tra i grandi paesi europei. In particolare, nell'agrifood italiano lavora il 9,2% dei lavoratori europei del comparto, distribuiti per circa due terzi nel primario e per circa un terzo nella trasformazione.
L'agroalimentare è senz'altro un settore strategico per l'Italia, in grado di crescere anche nei periodi di crisi, grazie alle stesse caratteristiche strutturali che ne hanno determinato il successo sui mercati mondiali. Il settore italiano è, infatti, sostenuto da produzioni di maggiore qualità che esprimono un elevato valore aggiunto e spingono la nazione ai vertici nel ranking internazionale delle quote di mercato nella fascia "top di gamma".