Cosa sta succedendo sul mercato meridionale del grano duro fino? Sono realmente in atto movimenti speculativi sui valori del cereale ai limiti della legalità? O molto più semplicemente si assiste ad un aggiustamento dei valori di mercato del prodotto nazionale, inizialmente molto elevati a causa della scarsità, che trovano ora la concorrenza del grano estero di pari qualità, che perviene a prezzi inferiori?
Confagricoltura Foggia teme manovre speculative
Il 2 luglio scorso, con una nota diffusa alla stampa, Confagricoltura Foggia denuncia: “Importanti trader da alcuni giorni comprano grano duro estero, quasi certamente di dubbia qualità in base al prezzo d’acquisto, per rivenderlo ai commercianti locali. Al momento della vendita la relativa fattura, in molti casi, porta la seguente dicitura (fuorviante?) 'grano duro naz.', laddove per 'naz.' dovrebbe intendersi nazionalizzato. Correttezza vorrebbe che in fattura si indicasse: grano duro d’importazione nazionalizzato”.
Confagricoltura Foggia, pur ammettendo che la dicitura più corretta non è obbligatoria, fa notare come “Non a caso, in un momento di crescita del prezzo del grano locale, anche per la scarsa disponibilità di prodotto dovuta alle avversità atmosferiche, è bastato il semplice arrivo di tali grani esteri per invertire la tendenza di mercato”.
“Siamo consci che i pastifici vogliano pagare prezzi d’acquisto del grano più bassi – afferma il presidente di Confagricoltura Foggia, Filippo Schiavone – ma non vorremmo che per raggiungere tale obiettivo acquistino grani che d’italiano abbiano solo la scritta in fattura”.
“Inviteremo gli organi ufficiali preposti affinché controllino e seguano il percorso dei grani esteri, dal loro arrivo nei porti italiani fino alla loro trasformazione in pasta. - conclude Schiavone - Senza nessuna demonizzazione della pasta estera, ma con l’obiettivo che i consumatori siano consci di quello che acquistano”.
I valori di mercato in Puglia intorno al 2 luglio
La denuncia di Confagricoltura Foggia cade nel momento in cui la locale Borsa merci ha da un giorno confermato i prezzi del grano duro fino nazionale a 335 euro alla tonnellata sui massimi e 330 sui minimi. Intanto, alla Borsa di Altamura, tenuta dall'Associazione meridionale cerealisti, il grano duro di prima qualità Canadese è già quotato dal 26 giugno a 325-322 euro la tonnellata, valori poi confermati nell’ultima seduta nota, quella del 3 luglio.
E tra il prezzo del Canadese da 15% di proteine fissato ad Altamura e la quotazione raggiunta a Foggia dal nazionale con proteine minime al 13% i differenziali a vantaggio del prodotto nazionale sono di 8 euro sui minimi e 10 euro sui massimi, rendendo così più concorrenziale il prodotto estero anche di prima qualità.
E in quei giorni il differenziale sarebbe ancora maggiore confrontando i valori espressi da Borsa merci Bari per il nazionale pastificabile -attestato a 340–335 euro alla tonnellata - e il Canadese di prima qualità valutato ad Altamura: 15 euro sui massimi e 13 sui minimi.
Ovviamente, valori ancora più bassi quota il Canadese di 3° qualità, presente invece sul listino della Borsa merci della Camera di commercio di Bari a 284–290 euro alla tonnellata il 30 giugno, con un differenziale che sui massimi è di 50 euro sul fino nazionale a Bari e di 45 su Foggia il 1° luglio.
Nei giorni tra il 2 ed il 7 luglio si susseguono le voci di contratti di fornitura di grano duro sulla piazza di Foggia conclusi in forte ribasso rispetto ai 335–330 euro alla tonnellata ed il 7 luglio a Bari il pastificabile nazionale perde 5 euro alla tonnellata alla Borsa merci della Camera di commercio.
Il crollo di Foggia ieri nella nota di Cia Capitanata
E l’8 luglio da Foggia arriva la nota di Cia Capitanata, che spiega come è andata la seduta di borsa per il cereale pastificabile: "Dopo un vano tentativo di mediazione, oggi abbiamo votato contro la variazione in diminuzione di 20 euro a tonnellata del prezzo del grano duro" afferma il presidente provinciale di Cia Agricoltori Italiani Capitanata, Michele Ferrandino, che, ieri mattina, ha partecipato alla riunione della Commissione dell'Osservatorio della Camera di Commercio di Foggia la quale, settimanalmente, ogni mercoledì, rileva i prezzi all'ingrosso dei cereali, sulla scorta delle contrattazioni attestate da fatture e autocertificazioni.
"Al momento della contrattazione, la parte agricola ha espresso il suo disappunto - spiega Ferrandino - Vista l'insistenza della parte industriale e commerciale, abbiamo formulato una proposta che potesse conciliare le diverse posizioni, più aderente alla realtà e più equa, ma molini e commercianti non ne hanno voluto sapere. La nostra richiesta non è stata accolta e abbiamo proceduto alla votazione. Cia ha detto no".
Ai voti, è passata la linea della parte industriale e commerciale: il prezzo del grano è stato fissato a 310 euro a tonnellata sui minimi e 315 euro a tonnellata sui massimi, 20 euro alla tonnellata in meno rispetto alla settimana scorsa. La stessa variazione è stata imputata al grano biologico (min. 360 euro alla tonnellata, max 370 euro alla tonnellata).
"Non possiamo accettare un simile ribasso - aggiunge il presidente Ferrandino - Agli agricoltori deve essere riconosciuto un prezzo adeguato, equo e remunerativo. Non chiediamo la luna. Le quantità sono quelle che sono, calate come noto per effetto delle calamità naturali - siccità, gelate e piogge torrenziali - ma la qualità è indubbia, non può essere svenduta e basterebbe anche a compensare le perdite".
"Speriamo in una imminente ripresa per dare un po' di sollievo a chi ha subito danni in questa annata particolare. A queste condizioni i prezzi dovrebbero salire - afferma ancora Ferrandino, che avverte - non si possono sovvertire le regole del mercato, sballato anche dalle importazioni selvagge che ci piombano addosso proprio durante la raccolta. È ormai una vecchia battaglia e continuiamo a incontrare le resistenze di chi fa orecchie da mercante".
La lamentela del presidente Ferrandino è pienamente giustificata dal fatto che – diversamente dalla piazza di Bari – i prezzi in campagna a Foggia, pur cresciuti nelle ultime settimane – sono rimasti in una posizione di attesa, attestati a valori non superiori ai 310–315 euro alla tonnellata, che in condizioni di rese per ettaro normali sarebbero anche remunerativi per l’agricoltore, ma non certo in un’annata che in Capitanata ha tagliato le rese di almeno il 30%.
Coldiretti Puglia, inaccettabile ribasso dei prezzi
“Inaccettabile ribasso dei prezzi del grano duro in Puglia, nonostante il calo della produzione di almeno il 20% rispetto all’anno scorso” taglia corto ieri Coldiretti Puglia, “a seguito delle quotazioni in picchiata del grano della Murgia barese di 5 euro alla tonnellata e di 20 euro alla borsa merci della Camera di Commercio di Foggia, mentre è schizzato del 51% l’import di grano canadese nei primi 3 mesi del 2020 rispetto al 2019”.
“Il balzo delle importazioni arriva proprio nel pieno della stagione di trebbiatura del grano pugliese, in ritardo per l’andamento climatico anomalo. Un lavoro che rischia di essere vanificato dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
"La Puglia che è il principale produttore italiano di grano duro, con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotti ed era paradossalmente – denuncia Coldiretti Puglia - anche quello che ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione".
"Nella sola provincia di Foggia la superficie coltivata a frumento duro è pari a 240.000 ettari e una produzione media di grano duro di 7.200.000 quintali. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del made in Italy – insiste Coldiretti Puglia - mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%".