Gestire una azienda così grande non è affatto semplice e per questo motivo il terreno dell'isola, raggiungibile solo tramite traghetto, è stato diviso in 29 piccole aziende, ognuna con i suoi macchinari, i suoi impianti e i suoi silos di stoccaggio.
Tecnologia e specializzazione del lavoro
Ogni azienda ha ad esempio una Claas Lexion 780 per trebbiare i campi di competenza, vari dumper per il trasporto delle derrate oltre che trattori di alta potenza come ad esempio Fendt 939 e Case IH Steiger 600HD, più altri, alcuni dei quali cingolati e dotati di gommatura doppia. In una azienda come questa un fermo macchina può costare milioni e dunque ci sono un'officina e ben quattro meccanici per la manutenzione delle macchine, pronti ad intervenire in caso di guasti.Per la lavorazione del terreno vengono usate differenti attrezzature, tra cui anche quelle della Maschio Gaspardo, e seminatrici Horsch di diverse tipologie. Come la Horsch Pronto, che con una larghezza di lavoro di 12 metri può seminare ad erba medica 120 ettari in un giorno.
I mille operai si spostano attraverso le decine di jeep presenti e un sistema di shuttle che girano all'interno della proprietà. I dipendenti sono suddivisi in vari settori, quelli direttamente legati all'agricoltura e quelli a supporto, come ad esempio i cuochi per la mensa.
C'è anche un centro ricerche in cui ogni anno si conducono prove per migliorare la produttività dell'azienda. Si testano nuove sementi, metodi di semina, agrofarmaci e fertilizzanti. Le varie operazioni colturali vengono eseguite con il supporto della guida parallela e di mappe di prescrizione, in modo da razionalizzare gli input, evitare gli sprechi e ottenere le migliori produzioni. La semina avviene, dove possibile, su sodo, in modo da ridurre il consumo di gasolio e preservare le caratteristiche del terreno.
Essendo i terreni situati su un'isola lo stoccaggio e il trasporto delle derrate avviene attraverso silos (con una capacità da 40mila tonnellate) posti su un porto costruito sul Danubio che permette di inviare i prodotti in tutto il mondo comodamente. L'acqua è d'altronde elemento fondante dell'agricoltura di Agricost. Il Danubio ha infatti dato origine all'isola, benedetta da una terra molto fertile, e fornisce acqua per gli impianti di irrigazione, che coprono 40mila ettari (più 10 in costruzione) attraverso pivot, ranger e manichette.
Per ridurre i costi di stoccaggio Agricost ha anche introdotto un sistema di conservazione del grano (40mila tonnellate lo scorso anno) sotto teli di plastica. Un modo economico e semplice, già ampiamente diffuso negli Stati Uniti, che permette di abbattere i costi di stoccaggio del prodotto pur non intaccando la sanità della granella.
La produzione di commodities, un business milionario
L'azienda è talmente unica che nell'estate 2018 è stata acquistata da Al Dahra Agriculture, importante gruppo dell'agribusiness di Abu Dhabi legato alla famiglia reale degli Emirati, per circa 230 milioni di euro.Khadim Al Darei, vicepresidente e co-fondatore di Al Dahra, ha commentato l'operazione sottolineando la determinazione "a investire nel settore agricolo in Romania poiché crediamo fermamente che attraverso investimenti in tecnologia e innovazione, miglioreremo l'efficienza e la produttività". D'altronde gli Emirati Arabi Uniti, come gli altri paesi del Golfo, sono ricchi di risorse finanziare, ma mancano di terra coltivabile e dunque fare acquisti all'estero è strategico per assicurare l'approvvigionamento di derrate.
L'accordo prevede il controllo della società, che possiede la concessione dei terreni di proprietà statale fino al 2032, e un piano quinquennale di investimenti da mezzo miliardo di euro. L'obiettivo è quello di raggiungere un milione di tonnellate di grano e mangimi entro il 2022.
Tra gli interventi previsti, ha spiegato il fondatore di Agricost Constantin Dulute, "un allargamento dell'operatività nel porto di Braila, due traghetti di nuova generazione per collegare l'isola alla terraferma, un nuovo impianto di disidratazione e l'aggiornamento di quasi tutti i macchinari".
Romania, l'El Dorado dell'agricoltura europea
Agricost è solo il fiore all'occhiello di un paese, la Romania, che si sta ritagliando il ruolo di El Dorado dell'agricoltura in Europa. Le sue distese enormi di terra coltivabile rappresentano infatti da sole il 12,5% del terreno agricolo europeo, e sono preda di molti investitori stranieri, tra cui molti italiani.Nel paese sono oltre mille le aziende agricole italiane registrate, che coltivano oltre il 25% del suolo agricolo romeno gestito da aziende straniere (200mila ettari). Le colture principali solo il mais, il grano, la colza e i girasoli. In alcune zone gli italiani arrivano a rappresentare il 50% di presenza straniera. Esemplare il caso di Timisoara, capoluogo del distretto di Timis dove operano 135 aziende italiane conosciuto come 'l'ottava provincia veneta'.
I motivi della corsa alla terra rumena sono almeno quattro: il suolo fertile, il costo del lavoro piuttosto basso, la pressione fiscale al solo 16% e i prezzi del terreno. Oggi le cose sono cambiate, con i prezzi che sono schizzati in alto dopo l'interessamento di investitori stranieri. Ma la Romania, come l'Ucraina e le altre repubbliche ex sovietiche, rappresentano ancora un polo di attrazione per i fondi dell'agribusiness.