E' questo il pensiero della ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova nella sua prima uscita in Europa, al Consiglio informale dei ministri dell'Agricoltura a Helsinki sotto la presidenza finlandese, dove l'attenzione era tutta rivolta al vertice sul clima alle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro a New York ma non ci si è dimenticati di parlare anche di "semplificazioni" a livello europeo, di accordi commerciali internazionali e di etichette (un tema su cui è stata ribadita l'importanza della trasparenza, sull'indicazione dell'origine di tutti i prodotti agricoli).
Ed è in chiave sostenibilità che, in un certo verso, è stata analizzata anche la proposta di riforma della Politica agricola comune post 2020; ne è venuta fuori - ha spiegato Bellanova - "l'esigenza di prevedere la necessaria sussidiarietà e flessibilità, dal momento che l'agricoltura europea è molto diversa da regione a regione". Inoltre, alla base delle osservazioni europee, c'è sempre - ha osservato la ministra - "l'obiettivo della semplificazione, evitando le complesse sovrapposizioni di azioni e misure con i tre livelli di impegno previsti dalla proposta di riforma: condizionalità rafforzata, eco-schema, misure agro-ambientali del Secondo pilastro".
"Affrontare insieme la crisi climatica in atto è fondamentale - ha affermato ancora Bellanova - e l'Italia vuole essere in prima fila con un modello di agricoltura sostenibile a livello economico, sociale e ambientale. I nostri suoli vanno protetti e curati, perché possono essere una delle chiavi fondamentali per invertire la rotta".
Ed è qui che la ministra sembra lasciare intuire che qualcosa si stia muovendo sul versante dell'accordo Ceta e verso le nuove economie che avanzano e chiedono spazio nei mercati storici europei: "Non bisogna dimenticare che il contenimento delle emissioni di gas serra in agricoltura è un tema globale, non solo europeo. Per questo le politiche commerciali dell'Unione dovranno necessariamente considerare questi aspetti negli accordi commerciali con i paesi terzi e l'Unione europea dovrà pretendere, nel rispetto del principio di reciprocità, garanzie equivalenti per i prodotti importati, in termini di sostenibilità ambientale, qualitativa e di sicurezza alimentare".