In quest'ultimo uno dei mantra dominanti è quello dell'agricoltura di precisione, di cui molti si riempiono la bocca più o meno a sproposito e che, a parte nella sfera delle chiacchiere da comare e negli obiettivi del Mipaaf, nel nostro paese è ancora scarsamente diffusa, con solo l'1% della superficie agricola del territorio nazionale gestita mediante queste tecnologie. I dati manifestano un punto di debolezza nazionale in questo campo, se paragonati a quelli di altri paesi europei come Francia, Germania e Regno Unito, dove le aziende agricole che hanno già adottato le tecniche di agricoltura di precisione superano il 20%, mentre negli Usa sono oramai pratiche ampiamente e comunemente diffuse.
Nella realtà il grande scoglio che queste tecniche faticano a superare per prendere piede è quello di una errata percezione dei costi e del loro rapporto con i benefici.
Se ne è parlato a Roma, presso la sede del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), in occasione del convegno "Ricerca e open data l'agricoltura di precisione per tutti", promosso dall'Istituto di biometeorologia del Cnr.
"L'agricoltura di precisione nasce come un approccio, gestionale e produttivo, differenziato secondo le reali necessità di ogni porzione di campo" ha spiegato Filippo Di Gennaro, ricercatore del gruppo di agricoltura di precisione dell'Ibimet-Cnr. "Grazie a sensori in grado di monitorare i fabbisogni nutrizionali e idrici dei campi, la salute del suolo ed eventuali patologie delle piante, è possibile ottenere indicazioni per ottimizzare qualità, rese produttive e sostenibilità".
"Già nel 2015 - ha proseguito Alessandro Matese, ricercatore del gruppo agricoltura di precisione dell'Ibimet-Cnr - CnrxExpo ci ha permesso di fare il punto della situazione in merito all'utilizzo dell'agricoltura di precisione nel nostro paese, grazie al confronto diretto tra il mondo della ricerca e le aziende agricole. Consci del costante flusso di nuove tecnologie nell'agricoltura, della grande mole di dati di alta qualità derivanti da satelliti, droni, stazioni meteo, sensori in campo, ci siamo lasciati con una tabella di marcia per la promozione di esperienze pilota e buone pratiche a supporto delle decisioni delle aziende".
Dai primi, timidi passi la ricerca e la sua applicazione hanno fatto molta strada e dalla collaborazione tra Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche e Barilla G. e R. Fratelli Spa, è nato Agrosat, un portale completamente gratuito, accessibile da qualsiasi utenza e dispositivo, dedicato all'agricoltura di precisione.
"Lo scopo delle attività svolte dal nostro gruppo - ha sottolineato Piero Toscano, ricercatore del gruppo agricoltura di precisione dell'Ibimet-Cnr - è proprio quello di garantire una diffusione dell'agricoltura di precisione anche nelle piccole realtà che risultano ancora oggi più emarginate".
Il servizio è fruibile in maniera semplice e intuitiva ed è in grado di supportare l'agricoltore al momento di effettuare scelte agronomiche mirate alle reali e specifiche esigenze in campo e di mercato, permettendogli di aumentare la produzione e la qualità del raccolto e ridurre i costi e l'impatto ambientale.
Gli obiettivi del progetto Agrosat sono chiari: supportare le diverse attività scientifiche; facilitare l'adozione di standard interoperabili e politiche open data tra ricercatori; condividere i dati della ricerca; implementare standard e web services compliant Ogc; testare nuovi approcci di analisi per l'integrazione di dati multisorgente; favorire lo sviluppo di interfacce per utenti diversi e supportare l'approccio partecipativo al monitoraggio ambientale. Ma come funziona? Accessibile da chiunque anche attraverso un comune smartphone, in operazioni quali ad esempio la concimazione effettuata tramite le tecniche dell'agricoltura di precisione, Agrosat fornisce un quadro dettagliato della variabilità temporale di biomassa in campo ed elabora mappe di prescrizione per l'uso di spadiconcime a rateo variabile. Le mappe di prescrizione sono classificabili e scaricabili e sono state recentemente introdotte anche le mappe di stress idrico.
Dopo aver creato un profilo, l'utente potrà registrare diverse unità produttive, consultare le previsioni metereologiche per la propria Up, controllare i dati meteo dall'unità di misurazione più vicina, registrare le tecniche agronomiche, accedere a un servizio di geotracciabilità per prodotti di filiera ed essere sempre aggiornato tramite un apposito sistema di messaggistica.
Ad Agrosat si affianca anche il progetto europeo Ermes (An earth observation model based rice information service), nato nell'ambito del VII Programma quadro di ricerca nel settore Space (EU-FP7) e che ha come obiettivo la realizzazione di un prototipo di servizi dedicati al settore agricolo delle produzioni risicole fornendo informazioni a valore aggiunto realizzate dell'integrazione in modelli di simulazione delle colture forniti direttamente dai servizi Copernicus o derivati dall'elaborazione di dati di Osservazione della terra (Eo) Sar (Synthetic aperture radar) e ottici e dati da osservazioni in sita.
Ermes produrrà due tipologie di servizi dedicati al settore risicolo: uno destinato al monitoraggio territoriale e rivolto alle autorità regionali (Regional rice service) e uno rivolto ad applicazioni aziendali e pensato per agri-business (Local rice service). Grazie al supporto di tecnologie smart mobile e web 2.0, verranno effettuate sia la raccolta di osservazioni in-situ sia la restituzione di informazioni personalizzate agli end-user. Verranno inoltre fornite agli utenti finali mappe geo-referenziate tramite il supporto di servizi web erogati attraverso il Geoportale del progetto Ermes.
Il quantitativo enorme di dati dettagliati messi a disposizione, opportunamente correlati e interpretati, divengono fondamentali per un'agricoltura di precisione sempre più precisa e alla portata di tutti. Il problema rimane dunque quello dei costi e dei benefici, analizzato da Angelo Frascarelli dell'Università di Perugia, che ha dimostrato come l'introduzione di un sistema per l'agricoltura di precisione su mais porti a un aumento di reddito pari a circa 155 euro per ettaro, dei quali 90 attribuibili al miglioramento della produzione, 24 alla riduzione dei tempi e dei costi macchina e 42 alla riduzione dei mezzi tecnici, a fronte di un solo euro di aumento dei costi macchina fissi.
Per quanto riguarda il costo d'uso delle macchine, secondo Frascarelli il passaggio dalla guida manuale a quella automatica e sempre in relazione alla coltura del mais, porterebbe a una riduzione di 29,37 euro/ettaro.
"La questione non è se l'agricoltura di precisione sia o meno conveniente, ma di saper scegliere il livello di tecnologia adatto all'azienda", ha spiegato il professore, che si è anche soffermato su un altro luogo comune: quello che vuole l'agricoltura di precisione vantaggiosa solo per le grandi aziende.
Stando ai suoi dati, infatti, i valori di risparmio maggiori sui costi variabili, per circa 180 euro/ettaro annui, sono consentiti nel caso del mais e del riso su appezzamenti di forma irregolare, con la guida automatica con sistema Rtk che consente di velocizzare l'operazione di semina e di risparmiare seme, accelerando a cascata tutte le operazioni successive. Abbinando alla guida automatica la mappatura delle produzioni, i valori di risparmio maggiore, superiori a 190 euro/ettaro annui, si hanno nel caso del mais su campi di forma irregolare e dimensioni medio-grandi: su questa tipologia di superficie i benefici sono incrementati di circa il 50%. Risparmi molto consistenti si hanno anche nella coltura del riso, dove le tecniche tradizionali rendono difficile la precisione nelle operazioni meccaniche.
A conti fatti, secondo Frascarelli, l'investimento in tecnologie per l'agricoltura di precisione diviene economicamente sostenibile per aziende con meno di 10 ettari coltivati a riso che si affidino a una guida assistita (costo tra i 2 e i 4mila euro), con un aumento di superficie fino ai 30 ettari in caso di coltivazione di erba medica. Investendo tra i 20 e i 40mila euro per la guida automatica, un'azienda con campi piccoli e irregolari che coltivi riso avrebbe bisogno di una superficie minima di 20 ettari, contro i circa 150 ettari qualora si coltivasse erba medica su campi grandi e regolari. Per rendere economicamente sostenibile l'investimento tra i 30 e i 50mila euro per la mappatura delle produzioni e trattamento sito specifico, invece, si va da una superficie a riso su campi grandi e irregolari tra i 30 e i 40 ettari per finire ai 75-150 ettari per l'erba medica.
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