Una riunione che ha visto la partecipazione del presidente della regione Enrico Rossi, degli assessori all’Agricoltura e all’Ambiente Marco Remaschi e Federica Fratoni, oltre ai presidenti di Anbi Toscana Marco Bottino e al direttore dell’Autorità idrica toscana Alessandro Mazzei.
L’obbiettivo è quello di realizzare un sistema infrastrutturale adeguato per garantire la disponibilità di acqua sia per usi civili che per quelli produttivi, in primo luogo per l’agricoltura.
Un piano di lavori che è stato già iniziato nell’estate scorsa per far fronte a situazioni di emergenza ma che ora deve essere proseguito per completarlo e farlo diventare strutturale.
Ad oggi sono stati già realizzati o sono in fase di completamento 44 interventi per una spesa di circa 4,5 milioni di euro. Una seconda mandata di lavori, che avevano come termine previsto il 2020 saranno invece terminati entro quest’anno, per mettere in sicurezza alcune aree risultate critiche come il Chianti fiorentino.
Ma nella riunione si è parlato anche di interventi di medio e lungo periodo da realizzare nei prossimi dieci anni e della mappatura dei bacini utilizzabili.
Un tema, quello dei bacini e anche dei microinvasi ad uso aziendale, che necessita un approfondimento per stabilire anche in questo caso il piano di azione da realizzare affinché l'agricoltura possa fronteggiare i periodi siccitosi; sarà creata una cabina di regia che entro l'estate dovrà completare il suo lavoro.
E sul tema degli invasi collinari è intervenuta anche Confagricoltura, che in una nota ha fatto presente la necessità di una normativa chiara e ‘sostenibile’ per venire incontro alle necessità delle aziende.
Per l’associazione di categoria la legge attuale, basata sul Regolamento 18/R2010 che attua la legge regionale 64 del 2009 modificata nel 2016, non riesce a garantire la semplificazione burocratica promessa e non valorizza la valenza ambientale di laghetti collinari.
La normativa attuale, pur semplificando le procedure per invasi di piccole dimensioni, per Clemente Pellegrini di Anga Confagricoltura, non agevolerebbe nel complesso la gestione degli invasi e non incentiverebbe nuove realizzazioni o il ripristino di quelli esistenti.