Il vino biologico non arresta la sua forte crescita. Secondo uno studio approfondito dell’Osservatorio di Nomisma Wine Monitor su dati Fibl, predisposto in occasione di Vinitaly 2017 e presentato durante il convegno di FederBio “Il successo del vino biologico in Europa e nel mondo”, nel decennio 2004-2015 la crescita della viticoltura biologica parla di un +295% in Europa e un +280% per il mondo.
In Europa ci sono circa 293mila ettari di superficie vitata bio, che rappresentano l’88% del totale della viticoltura biologica mondiale. L’Italia detiene il primato mondiale, con 83mila ettari di vite coltivati a metodo biologico, ha il primato mondiale per incidenza della superficie vitata biologica (circa l’11,9% del totale dei vigneti italiano è bio). La crescita delle superfici è supportata da una continuo trend di crescita della domanda di vino bio. Secondo la ricerca di Wine Monitor, nel 2016, sul mercato italiano, le vendite di vino bio hanno toccato il valore degli 11,5 milioni di euro nella sola Gdo, con una crescita del +51% rispetto al 2015, anche se, secondo dati Nielsen, l’incidenza del vino bio sul totale delle vendite di vino rimanga comunque ancora molto bassa, pari allo 0,7%.
Fra i vini biologici più apprezzati dal consumatore italiano il rosso è il più acquistato, con il 57% sul totale delle vendite di vino bio in Gdo, anche se buone performance le registrano pure i vini bianchi e gli spumanti. Il vino bio più venduto rimane comunque il Prosecco, seguito dal Montepulciano d’Abruzzo, dal Nero d’Avola e dal Chianti. Secondo l’indagine di Nomisma, le chiavi del successo del vino biologico sono da riscontrarsi in particolare per la crescita della consumer base, grazie a fattori come la naturalità, la salubrità e la qualità. Fra i canali di vendita preferiti, iper e supermercati fanno ancora la parte del leone (33%), seguiti dagli acquisti diretti in cantina (23%), seguiti da enoteche (19%) e negozi alimentari specializzati in prodotti biologici (18%).
Fondamentale poi l’export, assorbito in particolare dai mercati come Germania e Regno Unito. Questi mercati presentano grandi prospettive per il nostro paese. Per esempio, in Uk, secondo i dati Global Snapshot Nielsen, le vendite di vino bio in Gdo nel 2016 si attestano a 20,7 milioni di euro, con uno share di biologico dello 0,4% sul totale dei vini venduti con una bella crescita nell’ultimo anno (+24%); un altro elemento positivo è il fatto che nel mercato britannico, l’incremento a valore delle vendite di vino made in Italy bio è cresciuto dell’82%. Il binomio bio e made in Italy riscuote grande successo anche sul maturo mercato tedesco, dove il prodotto italiano gode di ottima reputazione ed è indicato come di “alta qualità”.
“In Italia si prevede di superare i 90mila ettari di superficie vitata bio già a breve – commenta Paolo Carnemolla, presidente di Federbio – l’intero comparto vitivinicolo è chiamato ad approfondire il fenomeno della produzione biologica, che con la costante crescita dell’apprezzamento del consumatore italiano, con i risultati qualitativi e il forte background ambientale, costituisce un’alternativa sempre più rilevante in chiave di sostenibilità, reputazione del marchio, diversificazione e opportunità commerciali”.
“L’Italia ha necessità di intercettare i bisogni e i gusti dei consumatori per rafforzare le sue posizioni di leadership internazionale – spiega Maria Ines Aronadio, dirigente ufficio agroalimentare e vini di Ice - il Regno Unito e la Germania, per ampiezza e capacità di spesa, rappresentano i più interessanti di sbocco in Europa, attenti non solo alle cifre e ai volumi, ma alla qualità, alla biodiversità e alla nostra capaccità di innovazione”.
“Il vino bio è un trend topic in Italia – sottolinea Silvia Zucconi, responsabile market intelligence di Wine Monitor Nomisma – raddoppiano le vendite nella Gdo e un consumatore di vino su quattro apprezza il biologico. Il successo riguarda anche i mercati internazionali, come nel Regno Unito, dove il vino bio cresce del 24%”.