Ogm sì o Ogm no? Da oltre 20 anni il dibattito è aperto, spesso con toni ideologici che hanno offuscato la complessità dell'argomento e l'importanza della posta in palio. Oggi però siamo all'alba di una nuova era tecnologica e di ricerca che apre nuovi scenari e cambia le carte in tavola. 

L'Associazione Luca Coscioni ha organizzato il 24 gennaio 2017 a Roma un convegno dal titolo 'Le biotecnologie che aiutano l'agricoltura' per fare il punto sulle nuove tecniche 'green' utili per rilanciare la competitività dell'agricoltura italiana e superare le contrarietà ideologiche in tema di Ogm.

"Abbiamo pensato - spiega Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni - che fosse il momento di fare chiarezza e dare corretta informazione su un tema così difficile, controverso e pieno di pregiudizi. Il tema degli Ogm scalda gli animi ma questo non aiuta a riflettere. Le soluzioni innovative che la ricerca oggi mette a disposizione fanno sperare nel superamento di queste contrarietà. Con la possibilità di fondare le future valutazioni su dati scientifici e non su posizioni ideologiche. I tempi sono oggi maturi per far sì che le forze politiche riprendano in mano il discorso".
 
Filomena Gallo, presidente dell'Associazione Luca Coscioni
(Fonte immagine: © Ass. Coscioni e Radio Radicale)

Biotecnologie sì o biotecnologie no?
"In Italia al momento la posizione è chiara - spiega Filomena Gallo, segretario dell'Associazione -: non si coltivano piante modificate geneticamente. A prescindere dal prodotto ma basandosi sul metodo. Infatti la Direttiva europea 2001/18/CE, recepita dall'Italia, ne dà una definizione sulla base della tecnica usata per produrre e non in base alle caratteristiche finali del prodotto. Vige così il principio di precauzione, che non è presente in tante altre parti del mondo. Ad esempio negli Stati Uniti d'America. Tutto questo crediamo sia obsoleto. Il progredire delle conoscenze ci chiama ad andare oltre. Soprattutto per quanto riguarda le nuove biotecnologie. Esse infatti devono essere sottratte ai divieti previsti per gli Ogm".
 
Bruno Mezzetti, docente dell'Università Politecnica delle Marche
(Fonte immagine: © Ass. Coscioni e Radio Radicale)

Quali sono queste nuove biotecnologie?
"La transgenesi, che produce i cosiddetti Ogm - spiega Bruno Mezzetti, docente presso l'Università Politecnica delle Marche -, permette d'inserire un gene estraneo nel Dna di un organismo. Nel mais ad esempio è stato possibile creare piante che producono una tossina che inibisce la piralide inserendo un gene proveniente dal Bacillus thuringiensis, un batterio che presenta questa capacità. Poi c'è la cisgenesi che permette di trasferire geni tra organismi parenti, coltivati convenzionalmente. Un esempio è la creazione di patate resistenti ad alcuni batteri prendendo questa resistenza da varietà di patate selvatiche, che l'hanno nel proprio Dna.
Se guardiamo a tecniche più moderne abbiamo il silenziamento genico e il genome editing. Nella prima un gene portatore di una certa caratteristica viene inibito e reso inattivo. Nella seconda la sequenza del Dna dell'individuo selezionato viene tagliata in un punto specifico, sottraendo o aggiungendo geni con grande precisione. Da qui partono meccanismi di riparazione che provocano mutazioni specifiche e controllate". 
 

Vittoria Brambilla, ricercatrice dell'Università di Milano
(Fonte immagine: © Ass. Coscioni e Radio Radicale)


Un esempio: il genome editing su riso
Il Crispr (Clustered regularly-interspaced short palindromic repeats) o genome editing è l’ultima frontiera dell’ingegneria genetica. Essa permette di manipolare il Dna con una precisione, una versatilità ed una facilità mai viste. Proclamato migliore scoperta scientifica del 2015 promette grandi ricadute nel campo agroalimentare e medico.
"E' il futuro del miglioramento genetico - spiega Vittoria Brambilla, ricercatrice presso l'Università di Milano -. Noi l'abbiamo provata sul riso, coltura di grande interesse per l'Italia e per l'alimentazione mondiale. Il riso deve migliorare a livello genetico, per adattarsi al cambiamento climatico, resistere alle nuove malattie, aumentare nella resa produttiva e migliorare nell'aspetto nutritivo. Con questa tecnica è possibile farlo ed anche in tempi brevi. Al momento ci sono già esempi concreti: migliore aroma, resistenza al Xanthomonas oryzae, più resa. Tra le nostre iniziative c'è un lavoro per far si che il riso italiano d'elite sia resistente al Brusone".


Robert Defez, direttore Laboratorio di Biotecnologie del Cnr di Napoli
(Fonte immagine: © Ass. Coscioni e Radio Radicale)


Nuove possibilità all'orizzonte
Già dal 2015, intravedendone le incredibili potenzialità, alcuni Stati extraeuropei hanno introdotto sul mercato gli organismi risultati dal genome editing. La legislazione europea però non ne permette la coltivazione. 

“È necessario superare questo impasse terminologico - afferma Roberto Defez, direttore del Laboratorio di Biotecnologie del Cnr di Napoli - in modo tale che l'agricoltura italiana possa sfruttare i benefici di queste nuove tecniche green”.

L’anno scorso Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura, aveva stanziato 21 milioni di euro per attività di ricerca sul miglioramento genetico attraverso biotecnologie sostenibili, in attesa di una risposta da parte della Commissione Europea sull’ambiguità normativa in tema di Ogm: risposta che però non è ancora arrivata. 
“È necessario che i prodotti delle nuove tecniche, non contenendo Dna estraneo, non vengano classificati come Ogm e non ricadano quindi nell’ambito della legislazione Ue in materia -
prosegue Roberto Defez -. Dobbiamo cogliere il momento superando le contrapposizioni ideologiche novecentesche a beneficio non solo dell’agricoltura e dell’occupazione per le nuove generazioni, ma anche per la tutela della salute umana, dell’ambiente e della biodiversità nazionale”.

Assobiotec: "L’Italia non può rimanerne fuori"
Segnaliamo anche una dichiarazione di Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec, a margine del convegno. Assobiotec è l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie all'interno di Federchimica.
“Siamo convinti che l’evidenza scientifica debba prevalere sui pregiudizi. Se il nostro paese vuole essere competitivo non può fare a meno di ricerca ed innovazione, tanto nel settore privato che in quello pubblico.
Le nuove conoscenze scientifiche ci dicono che le tecniche di genome editing permettono oggi di correggere le 'parole all’interno del libretto di istruzioni' degli organismi viventi, senza ricorrere a geni estranei. L’Italia non può rimanerne fuori. Ecco perché il nostro auspicio è che al loro sviluppo vengano destinati interventi adeguati ad aumentare efficienza, produttività e sostenibilità del Paese. Aggiungiamo, infine, che, trattandosi di tecniche che non introducono Dna estraneo nei prodotti, non devono essere vagliate alla luce delle normative europee attualmente vigenti sugli Ogm".


Hanno inoltre partecipato come relatori all'evento Giovanni Carrada (consulente nel campo della comunicazione della scienza e dell’innovazione e autore di Superquark), Deborah Piovan (vicepresidente di Confagricoltura Veneto), Primo Mastrantoni (segretario nazionale Aduc - Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori), Gregorio Gitti (Deputato del Partito Democratico) e Bartolomeo Amidei (Senatore di Forza Italia).
Il dibattito è stato moderato da Anna Meldolesi, giornalista e autrice di “Ogm, storia di un dibattito truccato”.

Il video dell'intero convegno è disponibile  sul sito di Radio Radicale