Nel Parco nazionale del Vesuvio, che comprende 13 Comuni dislocati su 7259 ettari di territorio tutelato in provincia di Napoli, nel giro di 20 anni – tra i censimenti dell’agricoltura del 1990 e del 2010 - sono svaniti nel nulla ben 2300 ettari di superficie agricola totale.

Il dato salta fuori dal rapporto 2014 “L’economia reale nei parchi nazionali e nelle aree naturali protette” redatto dal ministero dell’Ambiente e da Unioncamere, rilanciato oggi a Napoli in una conferenza stampa organizzata da Movimento Cittadini per il parco, Cia Campania e Confagricoltura Campania.

Presenti Giovanni Marino, presidente del Movimento Cittadini per il parco e presidente del Consorzio di tutela del Pomodorino Piennolo del Vesuvio Dop, Felice Picariello, amministratore di Ottaviano in rappresentanza della Comunità del Parco del Vesuvio, Michele Pannullo, presidente di Confagricoltura Campania e Alessandro Mastrocinque, presidente di Cia Campania e vicepresidente nazionale dell'organizzazione.

Secondo i dati statistici disponibili, nel giro due censimenti agricoli, nei 13 comuni del Parco del Vesuvio, istituito nel 1995, hanno chiuso i battenti tante aziende agricole da portare la Sat dai 3mila ettari del 1990, un lustro prima dell’istituzione dell’area protetta, ai soli 700 ettari del 2010: un crollo delle superfici coltivate e di pertinenza delle aziende agricole del 76%.
Complici forse gli ultimi condoni, e non certo il pallido incremento della popolazione di appena 1200 abitanti e che ha interessato l’area tra i censimenti del 2001 e del 2011.
“Ma su tutto – spiega Marino, presidente del Movimento Cittadini per il parco – ha prevalso o l’abbandono delle campagne o molto semplicemente la chiusura delle partite Iva, per cui oggi molti continuano sicuramente a coltivare la terra sotto il Vesuvio, ma per mero hobby, in una logica di autoconsumo che non consente ad una proprietà molto parcellizzata di avere accesso al mercato e agli incentivi”.

Ed è un danno per il territorio vesuviano e per chi continua a fare impresa: "In questo modo si rischia di perdere del tutto intere produzioni tipiche, come i piselli di Trecase o le ciliegie del Monte Somma – afferma Marino - aumentando il rischio che terreni sui quali oggi non vi è un interesse di natura reddituale possano col tempo essere abbandonati del tutto, a tutto danno della biodiversità agricola e secondo una logica che può solo favorire la definitiva perdita di questi suoli agricoli”.
Pur in questo duro contesto, il Movimento Cittadini per il parco ha lanciato per il quarto anno consecutivo l’iniziativa di valorizzazione del territorio vesuviano “Girando intorno al Vesuvio” volta ad esaltare quest’anno proprio le attività e le produzioni agricole.

“Senza lo sviluppo delle attività agricole ecocompatibili viene fortemente inficiata anche l’attività di tutela del patrimonio naturale per il quale il Parco del Vesuvio è nato" stigmatizza Marino.

Felice Picariello di Ottaviano e membro della Comunità del Parco, dice:  “L’Ente Parco è inerte, non ha presentato nessun progetto sul Programma di sviluppo rurale della Campania 2007/2013 e i progetti presentati con i Pirap sono stati tutti bocciati, ma va anche ricordato che la pianta organica è bloccata, ha solo 15 dipendenti e mancano le figure professionali per istruire un procedimento di finanziamento”.

Sul tavolo degli imputati, secondo Marino c'è anche “la inefficace attività di promozione del territorio e dei prodotti della Regione Campania, che ha speso soldi puntando solo a sostenere l’attività di commercializzazione, mentre andava aiutata tutta la filiera produttiva”.

Uno dei nodi da sciogliere è la capacità imprenditoriale. “Confagricoltura propone anche per l’agricoltura vesuviana di attingere ai contratti di rete quale risorsa per aggregare le imprese intorno a progetti più complessi, che possano dare forza di mercato a produzioni di nicchia che rischiano di scomparire come le albicocche vesuviane, anche allungando i tempi di offerta del prodotto e sfruttando la prossimità con un mercato come quello di Napoli e della sua provincia che conta 3 milioni di abitanti" ha detto Michele Pannullo, presidente regionale di Confagricoltura.

Per Alessandro Mastrocinque, presidente regionale della Cia Campania e vicepresidente nazionale, “Occorrono strumenti fiscali per incentivare l’utilizzo imprenditoriale dei terreni del vesuviano”.

“Per fermare il degrado occorre un Piano per l’agricoltura del Vesuvio" propone Picariello, che sottolinea l’urgenza “Di uno strumento condiviso che parta dal fatto che è ormai necessario censire non solo le imprese agricole, ma anche i tanti produttori non iscritti alla Camera di Commercio, per evitare di perdere un pezzo importante del patrimonio di quest’area”.