"I produttori di latte dovrebbero ridurre la produzione di latte, se vogliono evitare il super-prelievo. Conoscono le regole dal 2003, confermate nel 2008. E anche se qui siamo nell’area che celebra il Natale, io non sono Gesù Cristo per fornire soluzioni agli allevatori, che conoscono le regole da molto tempo. Anche lo scorso luglio, al consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Ue, non è stato raggiunto alcun accordo sull’atterraggio morbido verso la fine delle quote latte, in programma per il prossimo aprile”.

Intervenendo all’ottantesima edizione della International Green Week di Berlino, manifestazione dedicata al cibo e all’agricoltura, il commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan non sottovaluta la crisi che sta attraversando il settore lattiero caseario. Un comparto strizzato per colpa di prezzi del latte in forte diminuzione in tutta Europa, conseguenza in parte dell’embargo russo, ma anche per gli squilibri fra domanda e offerta.
Negli ultimi mesi del 2014 la produzione di latte ha un po’ rallentato – ha detto – ma nel 2014 gli allevatori hanno aumentato del 5,5% i volumi produttivi, in vista della fine del regime delle quote”.

Comprensibile, dunque, anche alla luce di un rally dei listini che ne ha acuito la volatilità, “che alcuni Stati membri siano preoccupati per l’andamento dei prezzi”, ammette Hogan, “ma il mio compito è mantenere la fiducia nella filiera e trovare mercati alternativi”. Ma sul versante quote, Hogan ribadisce che “rispetterà le regole che sono state concordate nel corso degli anni, tenendo monitorato lo scenario complessivo”.

Da Berlino, inoltre, Phil Hogan rimarca alcune linee guida del proprio mandato e annuncia, entro il prossimo ottobre, “un calendario per la semplificazione della Pac”.

Ridurre la burocrazia. “In altre parole – mette in evidenza Hogan - procederemo prima della fine dei miei primi 12 mesi in carica da commissario all’Agricoltura”. La lotta alla burocrazia annunciata dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, rimane più che mai un impegno. “Ma è chiaro che prima di apportare modifiche alla nuova Pac dobbiamo vedere come funziona”.

Chi ha pensato di portarsi avanti con un piano di semplificazione è stato il sindacato degli agricoltori tedeschi, che attraverso il presidente Joachim Rukwied della Dbv (Deutschland Bauern Verband), ha consegnato sabato scorso a Phil Hogan il dossier taglia-burocrazia.

In ogni caso, l’obiettivo di Hogan in merito alla Pac è quello di “dare agli agricoltori una certa stabilità e far applicare la riforma appena entrata in vigore. In termini di attuazione, ciascuno Stato membro sta applicando le opzioni di pagamento diretto che ha scelto di introdurre; per lo sviluppo rurale, invece, abbiamo approvato i primi programmi, mentre il resto seguirà nei prossimi mesi”.

La riforma del biologico. Nello scorso semestre è stato avviato un processo per la revisione delle regole del biologico, ancorate al 1992. Sfortunatamente – afferma Hogan – la proposta di riforma non è andata avanti velocemente così come avremmo voluto”. Alcuni dei requisiti, stando alla stessa Commissione, erano troppo elevati per essere recepiti senza conseguenze negative sulle produzioni biologiche, che avrebbero potuto subire una decisa flessione in una fase in cui i consumatori mostrano invece interesse crescente verso il bio.

In ogni caso, dice il commissario, “la discussione si sposterà dal Consiglio al Parlamento europeo, e se i ritmi non saranno così rapidi come avrebbero potuto essere fino allo scorso dicembre, rimaniamo ottimisti che si arriverà ad un’intesa intorno alla metà di quest’anno”. Il dossier sul biologico, conferma Hogan, rimane una priorità. “E lo dico qui a Berlino, consapevole che la Germania rappresenta un terzo del mercato biologico dell’Unione europea”.

Manca ancora l’ufficialità, ma una nuova normativa che prevede parametri più restrittivi in chiave sia di produzione che di importazione di materie prime biologiche potrebbe entrare in vigore nel 2017.

Chiarezza sugli Ogm. Anche alla luce delle recenti posizioni comunitarie, Hogan ha assunto una posizione chiara a favore dell’etichettatura dei prodotti contenenti organismi geneticamente modificati. Il commissario europeo ha ribadito che non avrebbe tollerato alcun compromesso sulle norme di tutela dei consumatori.

Ttip. Nel negoziato commerciale transatlantico fra l’Unione europea e gli Stati Uniti, Hogan non arretra e conferma che “è nostro dovere proteggere gli standard qualitativi. Stiamo guardando come fare a espandere il nostro export negli Usa, anche con la protezione dei nostri prodotti Dop e Igp. Il prossimo incontro negoziale sarà a Bruxelles, a febbraio”. Ma a metà del prossimo mese, negli Stati Uniti, Hogan incontrerà il segretario generale del Dipartimento Agricoltura degli Usa, Tom Vilsack.

Benessere animale. Mostra attenzione alla materia Hogan, con un dovuto distinguo. “Ritengo che standard elevati siano positivi per le produzioni, per i mercati e per gli stessi animali. I parametri del benessere animale in Europa sono stati aumentati significativamente – riconosce - ma il mio settore non è direttamente coinvolto. E se in fase di commercio internazionale l’Europa avverte problemi legati al benessere animale in relazione a Paesi quali il Brasile, il Paraguay o il Sudamerica, possiamo portare la questione in sede Wto, negoziando la quantità dei prodotti che possono entrare in Europa”.

La linea è netta, comunque. “Intendo difendere e far rispettare gli standard dell’Ue, sono importanti e ho intenzione di sostenerli insieme al mio collega della commissione Sanità e consumatori”, taglia corto Hogan.

Le Efa. Sulle Ecological focus area (Efa) è stato deciso lo scorso aprile che ci sarebbe stata una revisione dopo un anno dall’applicazione, nel 2016. Quella sarebbe stata l’occasione, anticipa il commissario europeo, “per valutare se aumentare le superfici nel 2017 dal 5% al 7%, ma sinceramente ancora nulla è stato deciso, perché prima vorrei vedere come prende avvio l’applicazione del regime delle Efa”. Sul tema, confessa Hogan, “abbiamo avuto molti incontri all’interno della DG Agri e non abbiamo intenzione di applicare per i primi due anni delle infrazioni, ma realizzare delle mappe su aree complesse come le Efa, che ad oggi sono al 5% e così rimangono”.